20. [Fourth day pt.1]

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Il suono della sveglia mi desta dal mio sonno. La spengo molto lentamente, con movimenti impacciati dovuti alla notte in bianco. Ho dormito pochissimo questa notte, forse per il sogno che ho fatto.

Rimango sdraiata nel letto a guardare il soffitto della mia camera, immersa nei miei pensieri. Oggi non ho voglia di fare niente, ho troppo sonno. Le mie palpebre stanno per chiudersi di nuovo, quando realizzo che se non mi alzo farò tardi. A lavoro. Sbuffo, poi, dopo cinque minuti abbondanti, decido di alzarmi.
Scendo le scale e mi avvio verso la cucina, in cerca di qualcosa da mangiare. Mi preparo un cappuccino e mi siedo a tavola, ancora assonnata.
Sempre molto lentamente, avvicino la tazza alle labbra e inizio a berne il contenuto, lasciandomi attraversare dal suo tepore rilassante.
Finisco il cappuccino e metto la tazza ormai vuota nel lavabo, per poi salire di nuovo le scale per lavarmi e vestirmi.
Mi guardo allo specchio, mentre con le mani continuo a mandare acqua gelida verso il mio viso.
I miei occhi sono solcati da profonde occhiaie nere, dovute alla notte insonne.
«Maledetto incubo.» borbotto tra me e me, con la voce impastata dal sonno, mentre continuo a sciacquarmi il viso.

Sono in una stanza molto ampia e luminosa, con i muri bianchi. Enormi finestre si trovano attaccate al soffitto, e lasciano entrare la luce del sole mattutino. Non c'è neanche un mobile intorno a me.
Mi guardo intorno. In un angolo della stanza vedo una ragazza dai lunghi capelli rosso rame accucciata al muro, con il viso nascosto tra le gambe.
«Ehi tu.» dico, visibilmente spaventata.
La ragazza alza il viso. Mi copro la bocca per la grande sorpresa avuta. Quella ragazza... Sono io. È la me di due anni fa.
I suoi occhi grigio-verdi sono lucidi e da essi continuano ad uscire lacrime, che solcano le guance per poi toccare terra, provocando un suono ritmico e lento.
«Perché piangi?» chiedo, avvicinandomi lentamente all'altra me.
«Il... Il mio ragazzo...» dice, con la voce rotta e interrotta da dei singhiozzi soffocati.
«Il mio ragazzo mi ha lasciata sola.» dice, infine, tutto d'un fiato.
Mi siedo accanto a lei e le circondo le spalle con un braccio, mentre lei continua a piangere.
«Come si chiamava il tuo ragazzo?» chiedo, anche se so già la risposta che mi dirà.
«J... Jack...» dice, trattenendo un altro singhiozzo.
«Stai tranquilla. Tornerà presto.» le dico rassicurante, cercando di tranquillizzarla. Il risultato che ottengo però non è dei migliori, perché lei non sembra affatto tranquilla.
In meno di un secondo, l'altra me alza la testa dalle ginocchia e si volta verso di me. Vedo i suoi occhi diventare completamente bianchi, mentre il suo viso assume un'espressione arrabbiata.
«Non è vero!» dice. La sua voce si è abbassata di un tono rispetto a prima, ed adesso non è più interrotta da dei singhiozzi, ma è forte e decisa «Non tornerà presto. E tu lo sai bene, Beth...»
Sento la testa girare, mentre tutto intorno a me diventa nero. L'ultima cosa che vedo è l'altra Beth guardarmi arrabbiata. Ed ha ragione. Ha ragione su tutto.

Finisco di sciacquarmi il viso e vado in camera per vestirmi. Poi torno al bagno e spazzolo i miei lunghi capelli rosso rame. In questi due anni sono cresciuti tantissimo, infatti sono arrivati quasi al fondoschiena.
«Devo andare a tagliare i capelli.» mi dico, mentre continuo a spazzolarli. Mi trucco come al solito, solo che sta volta metto anche un po' di fondotinta, per nascondere le profonde occhiaie sotto i miei occhi.
Prendo le chiavi della macchina, esco e mi avvio verso il bar.

Sto servendo i clienti, quando Mike, il proprietario del bar, si avvicina a me.
«Tutto ok, Beth?» chiede, visibilmente preoccupato per me.
Cosa devo rispondere? Dicendo di si, mostrerei la mia parte, per così dire, "migliore" e priva di difetti, che non si lascia abbattere da niente, mentirei ai miei amici, terrei tutto dentro me stessa, per poi aspettare il momento giusto per esplodere. Dicendo di no, invece, direi la verità, apparendo sincera quando in realtà non lo sono veramente, cercherei di farmi aiutare dalle persone a me care davvero in questo momento difficile.
La mia bocca sta per dire un no. La mia bocca mi sta per tradire. Reprimo tutto nella parte più oscura di me stessa e abbasso lo sguardo, per poi rispondere, imitando una voce tranquillizzante: «Si, stai tranquillo.»
«Non è vero.» dice, con la voce ferma. Lo guardo sorpresa. Lui sembra capire il mio sguardo confuso, quindi dice:
«Non puoi negare l'evidenza, Beth. Si legge nei tuoi occhi che c'è qualcosa che non va.»
Sbuffo, poi annuisco «Non riesco a dormire bene in questi giorni. Ho sempre degli incubi.»
Sorride comprensivo, poi dice «Sei stressata, Beth. Hai bisogno di riposarti. Facciamo così: dico a James di sostituirti e tu ti vai a riposare a casa. Ok?» dal suo tono di voce si capisce che non vuole un "No" come risposta.
«D'accordo.» dico, sorridendo. Prendo le mie cose e vado via, non prima di aver dato un bacio sulla guancia a Mike.
Entro in macchina e mi avvio verso casa.

Sono sdraiata sul mio letto a pensare, quando sento il suono del campanello. Scendo le scale e apro la porta. Ad aspettarmi c'è Jack, che mi guarda con sguardo preoccupato.
«Ciao Jack.»
«Ciao Beth. Sono andato al bar e Mike mi ha detto che non stai bene e che sei tornata a casa. Tutto ok?»
Anche lui questa domanda «Si tutto ok.»
Poco convinto entra in casa e io chiudo la porta alle sue spalle.
«Quindi oggi non usciamo?» dice, leggermente dispiaciuto. Scuoto la testa, poi abbasso lo sguardo.
«Fa niente. Ti va di vedere un film?» dice, esageratamente contento.
«D'accordo.» rispondo «Cosa vuoi vedere?»
«Hunger Games.» risponde, con gli occhi che gli brillano. È sempre stato un patito di quella saga «Per te va bene?»
Annuisco, poi mi siedo sul divano, mentre lui va a prendere i pop corn.
Faccio partire il film e Jack si siede accanto a me, cingendomi le spalle con un braccio.

Il film è appena finito. Siamo ancora seduti sul divano, nella stessa posizione iniziale. Ad un certo punto, Jack si gira verso di me.
«Beth... ?» dice, un po' incerto.
«Si, Jack?» rispondo.
«Ma tu mi hai amato anche quando sono andato via?»
Abbasso lo sguardo, per poi rispondere: «Non ho mai smesso di amarti.»
Lo guardo. È sempre lui. I suoi occhi color cielo, le sue labbra, così piene e morbide, e i suoi capelli castani. Lo amo. E non smetterò mai di amarlo.
Senza neanche accorgermene, mi sono avvicinata a lui e le nostre labbra si stanno toccando, dopo anni passati a cercarsi. In questo momento ci siamo solo io e lui, e le nostre labbra attaccate in una dolce testimonianza d'amore.
Bacia come due anni fa, uguale, ci mette lo stesso amore.
Ci stacchiamo, e lui mi chiede: «Perché questo bacio?»
Rimango in silenzio per un po', non sapendo cosa rispondere, poi mi decido a dirgli: «Mi mancavano le tue labbra.»
Sorride, poi si alza.
«Che ne dici di mangiare qualcosa?» annuisco, poi mi alzo e vado con lui in cucina a preparare il pranzo.

Non mi lasciare solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora