6. [Bad surprise]

862 40 6
                                    

La mattina dopo mi svegliai tra le braccia di Jack. Mi sentivo al sicuro, vicino a lui...
Si svegliò e mi disse: «Buongiorno piccola. Dormito bene?»
«Abbastanza» risposi con gli occhi ancora gonfi dal sonno. Si alzò e scese in cucina. Rimasi ancora un po' a letto visto che erano le 6.00.
Ad un certo punto però mi alzai ed andai in cucina. Lì vi trovai Jack che aveva preparato due cappuccini e due fette di pane e Nutella. Facemmo colazione insieme e poi ci cambiammo.
Io indossai una maglietta bianca a maniche corte, dei jeans, un giacchetto nero che lasciai aperto e le mie Converse verde acqua. Raccolsi i capelli in una coda e mi truccai con una linea di eye-liner e un po' di mascara, come facevo sempre.
Quando uscii dal bagno, vidi che Jack si era vestito con una T-shirt blu tendente al grigio molto aderente che accendeva ancora di più i suoi occhi color del cielo e lasciava intravedere i suoi addominali ben scolpiti e dei jeans neri. Indossava delle Jordan nere e azzurre. I suoi capelli erano tutti scompigliati.
Notai che erano le 7.30 e così ci avviammo verso la scuola con gli zaini in spalla. Lungo il tragitto incontrammo Kiara e Martin che ci vennero incontro: «Buongiorno ragazzi!» ci salutarono in coro.
«Buongiorno» rispondemmo io e Jack.
Dopo un po' io e Kiara ci separammo dai ragazzi ed iniziammo a chiacchierare.
«Allora... Che mi racconti di nuovo?» Kiara adorava i pettegolezzi.
«Beh... Ieri Jack si è fermato a dormire a casa mia...» Le risposi abbassando a mano a mano che lo dicevo il tono della voce, fino quasi a sussurrarlo.
«COSA?! Davvero?!? Wow... Eeee... Che avete fatto?» mi chiese con sguardo malizioso.
«NIENTE! Assolutamente niente! Non pensare cose strane...!»
«D'accordo, va bene...»
Ridemmo tutte e due.
Continuammo a chiacchierare fino a quando non entrammo a scuola.

Dopo scuola tornai a casa e mi accorsi che mia madre era tornata dal suo viaggio di lavoro. «Hey, ciao mamma!» la salutai.
«Ciao tesoro! Come sei stata senza di me?» mi chiese.
«Bene...» le risposi.
Poi continuai: «Adesso vado a fare i compiti.»
«Non pranzi?» mi chiese lei.
«No non ho fame...» risposi. Era vero. Stranamente non avevo fame.
«D'accordo...» sentii mentre salivo le scale ed iniziavo a studiare.

Quando finii, mi accorsi che avevo ricevuto un messaggio da Jack.
"Ehi ciao piccola <3 Hai finito di studiare?"
"Si ho finito appena adesso, perchè?"
"Ti passo a prendere"
"E dove andiamo?"
"In giro"
"D'accordo... Ti aspetto <3"

Dopo qualche minuto, sentii suonare al campanello.
«Vado io» scesi di corsa le scale ed aprii la porta. Salutai Jack con un bacio e lo feci accomodare.
«Mamma questo è Jack...»
Mia madre rispose: «Ciao Jack. Prego accomodati.»
«No grazie signora. Volevo solo chiederle se potevo portare un po' in giro sua figlia Beth.» le rispose educatamente.
«Certo, andate pure. Però non fate tardi.»
«Stai tranquilla mamma.» le dissi e la salutai.
«Arrivederci signora.» la salutò Jack.
Appena fuori casa mia mi baciò e poi ci incamminammo verso il parco. Erano circa le 18.00, quando sentimmo dei passi dietro di noi.
Ci girammo e vedemmo Jeff. Barcollava ed aveva gli occhi rossi e gonfi. In mano aveva una pistola.
«Ehi ciao Beth» disse «e ciao anche a te Jack.»
«Jeff, poggia quella pistola.» gli dissi «Ehi ma... Tu sei ubriaco!»
«NON SONO UBRIACO!» e sparò un colpo a vuoto.
Jack allora si mise di fronte a me e cercò di avvicinarsi lentamente a Jeff «Poggia quella pistola.» gli disse lentamente. Lui allora sparò un colpo che però questa volta andò a segno: colpì la spalla di Jack.
Lui cadde a terra gemendo dal dolore. Jeff si avvicinò a me. Io indietreggai, ma poi inciampai su qualcosa e vidi che era un sasso. Lo presi e colpii Jeff alla testa, che svenne.
Presi il mio telefono e chiamai un'ambulanza che non tardò ad arrivare. Prese sia Jeff che Jack e li portò in ospedale. Io salii insieme a loro.
Arrivammo in ospedale e mi dissero che dovevo rimanere fuori la sala operatoria.
Dopo minuti, o forse ore, mi dissero che potevo visitare Jack. Era sul lettino da ospedale ed aveva la spalla destra completamente fasciata. Era attaccato ad una flebo e dormiva beatamente. Mi dispiaceva svegliarlo, così mi sedetti vicino a lui. Erano solo le 22.00, però ero stanca morta. Dopo un po' non resistetti più e il sonno prese possesso del mio corpo.

Non mi lasciare solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora