22. [Fifth day]

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Mi sveglio con il sottofondo della sveglia che suona. Oggi, il quinto ed ultimo giorno. Mi sono convinta, oggi gli dirò tutto quello che provo. A lui. Al mio Jack.

Mi alzo e vado a fare colazione. Una volta finito vado a prepararmi, per poi uscire ed andare al bar. Come sempre Mike mi sta aspettando, e quando arrivo mi fa un sorriso a trentadue denti e mi abbraccia calorosamente. Ricambio la sua stretta, poi vado dietro al bancone ed inizio a prendere le ordinazioni dei clienti.

Jack arriva verso le ore 13.00, mentre io sto per andare in pausa pranzo. Si avvicina a me, sorridente.
«Ciao Beth!» mi saluta sorridendo ancora.
«Ciao Jack. Come mai così allegro?» chiedo in preda alla curiosità.
Lui come risposta incrociò le braccia al petto e fece una finta faccia seria «È una sorpresa.»
«Oh dai! Perché non vuoi mai dirmi niente delle nostre uscite?» chiedo.
«Perché così rovinerei la sorpresa.» sbuffo alla sua risposta «Adesso scusa, ma devo andare. Ci vediamo a casa tua alle 19.00, okay?» mi dice, poi.
Si congeda salutando con la mano, poi esce dal locale. Io vado un po' fuori per la pausa, mentre mangio un panino portato da casa. Dove andremo oggi?

Sono le 18.00, a quest'ora il bar chiude. Esco e entro in macchina, poi parto per andare verso casa. Durante il tragitto mi arriva un messaggio. Sullo schermo controllo il mittente. Jack.

"Ciao piccola! Tra un'ora usciamo, preparati che ti vengo a prendere. Sarà una cosa elegante. A dopo!"

Ridacchio alla lettura del messaggio, poi rispondo.

"Va bene. Ci vediamo dopo. Ah, e non chiamarmi piccola."

Giusto qualche secondo e il cellulare vibra di nuovo.

"Va bene. Piccola."

Sbuffo, e mi accorgo di essere arrivata a casa. Scendo dalla macchina ed entro in casa, per poi salire al piano di sopra ed entrare nella mia camera.
Jack ha detto che sarà una cosa elegante, quindi vado di fronte all'armadio, esaminando tutti gli abiti che ho. Ne trovo uno abbastanza elegante per i miei standard, che non metto da un po' di tempo. Lo indosso e mi vado a preparare in bagno. Appena ho finito mi guardo allo specchio.
Di fronte a me c'è una ragazza con un vestito che lascia le spalle scoperte e con le maniche a tre quarti di colore verde menta, ricoperto da pizzo bianco. La scollatura dietro la schiena arriva quasi fino al fondoschiena. È molto aderente e arriva fino a metà coscia, poi ha uno spacco laterale. Dietro parte un piccolo velo di pizzo bianco che arriva poco sotto il ginocchio. Ai piedi porta delle scarpe con tacco alto di colore bianco. I lunghi capelli rosso-arancioni sono sciolti, leggermente mossi, e ricadono dolcemente sulle spalle. Gli occhi grigio-verdi sono messi in risalto da una sottile linea di eye-liner e di mascara, mentre sulle labbra c'è solo un sottile velo di lucida labbra. Mi guardo meglio. Wow. Non posso essere io. È tantissimo tempo che non mi vedo bella davanti ad uno specchio. Sono quasi... Due anni. Da quando lui se n'è andato.

Sento bussare alla porta. Scendo le scale e vado ad aprire. È lui, Jack. Bellissimo come sempre. I capelli mori sono leggermente umidi, forse per via di una doccia appena fatta. Gli occhi azzurro cielo sono più accesi del solito. Indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri. Ai piedi ha le sue solite Jordan nere e blu, che non c'entrano niente con il resto dell'abbigliamento. Ridacchio per il suo abbinamento strambo, poi noto che mi sta letteralmente spogliando con gli occhi.
«Che c'è?» gli chiedo, mentre sto ancora ridendo.
«È che... Beh... Wow... Sei uno schianto.» dice, con gli occhi spalancati.
Arrossisco, tanto da confondermi con i miei capelli «Grazie.»
Mi prende per mano e mi conduce alla sua auto. Apre la portiera e mi fa salire, come un vero gentiluomo. Appena entrambi siamo entrati in macchina accende il motore e parte.
Arriviamo davanti ad un ristorante. È molto carino. Si chiama "The river cafè" e si affaccia sul mare.
Prendiamo un tavolo e ordiniamo da mangiare. In pochi minuti arriva. Mangiamo di gusto e appena abbiamo finito paghiamo ed usciamo dal locale, verso le 21.00.

«Dove andiamo adesso?» chiedo, mentre Jack mi conduce verso un'altra destinazione ignota.
«Non te lo dico.» dice, con un sorriso beffardo sulla bocca.
«Uuffa!» faccio la finta offesa, incrociando le braccia al petto e tirando all'infuori il labbro inferiore.
«Sei troppo curiosa, piccola.» dice, mentre continua a guidare.
In poco tempo riesco a riconoscere la strada: stiamo andando in spiaggia.

Jack parcheggia la sua auto sulla sabbia, poi viene ad aprire la mia portiera. Scendo, e quasi inciampo quando poggio i miei tacchi a terra.
«Sabbia e tacchi alti non vanno d'accordo.» dice Jack, mentre mi sorregge per non farmi cadere.
«Hai ragione.» dico, prima di togliermi le scarpe. I miei piedi vengono a contatto con la sabbia umida, e mi provoca un lieve solletico.
Camminiamo fino alla riva e ci sediamo. Ad un certo punto Jack si alza, così mi alzo anche io. Mi prende a mo' di sacco di patate e si avvia verso l'acqua.
«Non. Provarci. Nemmeno.» dico, scandendo bene ogni parola.
«Altrimenti?» non faccio in tempo a rispondere che vengo catapultata in mare dalle sue braccia possenti.
«JACK!» urlo, mentre riemergo dall'acqua «COME HAI OSATO?!» sono tutta bagnata. Vestito, capelli e tutto. Mi vendicherò, un giorno.
Lui ride come se non ci fosse un domani, poi si tuffa e riemerge accanto a me. Siamo entrambi ancora vestiti, e l'acqua ci arriva fin sotto le costole.
Siamo uno di fronte all'altro. I nostri sguardi sono incatenati. Nessuno spezzerà il nostro legame. Mai e poi mai.
In quel momento mi viene in mente che devo confessargli i miei sentimenti.
«Jack... Io...» vengo zittita da lui che mi guarda in modo supplicante, mettendomi le mani sulle spalle.
«Aspetta Beth. Devo dirti una cosa importante.» mette una mano in tasca, poi ne tira fuori una scatoletta ricoperta di velluto nero, ormai zuppo per via dell'acqua salata.
«Ascoltami Beth. Io ti amo. Amo tutto di te. Amo il fatto che tu abbia freddo quando fuori ci sono venticinque gradi. Amo il fatto che ci metti un'ora e mezzo per ordinare un panino. Amo la piccola ruga che ti si forma sul naso quando mi guardi come se fossi matto. Amo il fatto che dopo aver passato una giornata con te, possa ancora sentire il tuo profumo sui miei vestiti. E amo il fatto che tu sia l'ultima persona con la quale voglio parlare prima di addormentarmi la notte. Non è che mi senta solo, e non c'entra il fatto che sia depresso. Ti ho portata qui stasera perché quando ti rendi conto che vuoi passare il resto della tua vita con una persona, vuoi che il resto della tua vita inizi il prima possibile. Beth...» fa una breve pausa, poi ricomincia «... Lo so che abbiamo solo diciannove anni, siamo giovani, irresponsabili, inadatti ad una relazione seria. So che abbiamo tutta la vita davanti e che conviene aspettare, solo che io non ci riesco. Beth Told...» apre la scatoletta, lasciandomi senza parole «Mi vuoi sposare?»

Non ci credo. Con la bocca semi aperta e gli occhi spalancati, guardo il piccolo diamante contenuto nella scatoletta zuppa di acqua. D'istinto, gli salto al collo, lasciandolo senza parole. Dai miei occhi sta uscendo qualche lacrima di gioia. Dalla mia bocca le parole escono da sole.

«Si, Jack Clude, lo voglio!»

Non mi lasciare solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora