19. [Third day]

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Mi sveglio con il suono assordante della sveglia. Mi alzo e vado a fare colazione con una brioche e un cappuccino, per poi andarmi a lavare. Mentre mi sciacquo il viso mi osservo allo specchio. Come faccio io, Beth Told, comune ragazza di diciannove anni che lavora nel bar "Frozen" e ha finito la scuola a diciassette anni, a piacere a un ragazzo bello e perfetto come Jack Clude? Voglio dire, io non mi trovo bellissima, e ho sempre odiato i miei capelli rosso rame. Mi rendono in qualche modo diversa. La maggior parte delle persone mi dice che sono bellissimi, ma a me non piacciono. Non mi piaccio né fisicamente né caratterialmente, e non riesco a capacitarmi del fatto che Jack sia innamorato di me. Come faccio a piacergli?

Mentre mi pongo queste domande non mi accorgo che ormai sono le 7.45 e che devo sbrigarmi. Corro in camera e mi vesto velocemente, raccolgo i capelli in una crocchia leggermente disordinata e poi prendo le chiavi della macchina e parto verso il bar.

Sono quasi le 18 e sto ancora servendo i clienti del bar, quando vedo arrivare Jack.
«Ciao Beth.» mi dice, con il solito sorriso beffardo stampato sulla faccia.
«Ciao Jack.» lo saluto ricambiando il sorriso.
«Quando il locale chiude vai a cambiarti, così usciamo.» fa per andarsene, ma io lo chiamo.
«Dove andremo?» so che non mi risponderà.
«È una sorpresa.» sorride ancora di più, poi esce dal locale.

Sbuffo, e poi continuo a pulire un bicchiere con una pezza. Mentre continuo il mio lavoro, una signora di mezza età si avvicina al bancone. I capelli grigi sono raccolti in una crocchia disordinata e gli occhi color cioccolato sono evidenziati da un paio di occhiali con la montatura in legno.
«Ciao ragazza.» mi saluta, e io le rispondo «Buongiorno signora. Desidera qualcosa?»
In tutta risposta la signora mi porge la mano «Piacere io sono Johanna.»
Titubante la stringo, per poi dire «Piacere mio, io sono Beth.»
«Ho visto che parlavi con il ragazzo che è appena uscito.» mi sta fissando interessata.
«Quindi?» le dico, un po' incerta.
«Ti piace?» arrossisco alla sua domanda, per poi scuotere la testa in segno di disapprovazione ed abbassare lo sguardo.
«Oh ragazza non prendermi in giro. Ormai sono anni che ho a che fare con ragazze e ragazzi come voi e riesco a capire benissimo quando mentite. Per favore, adesso rispondimi sinceramente: ti piace?»
Sospiro rassegnata. Questa donna è proprio un osso duro!
«No. Non mi piace.» Johanna sospira rassegnata, mentre abbassa lo sguardo.
«Lo amo.» a questa frase i suoi occhi sembrano illuminarsi e la sua bocca si apre in un sorriso.
«Allora va da lui. Non lasciartelo scappare.» sorrido alla sua affermazione, e poggio il bicchiere nel lavabo. Prendo le chiavi della mia auto ed esco dal locale, non prima di aver salutato Johanna.
Entro in macchina e arrivo velocemente a casa. Entro e corro in camera mia a cambiarmi. Indosso una canotta bianca e dei jeans chiari, poi metto le mie Vans bianche con i lacci neri.

Dopo cinque minuti, sento suonare il campanello di casa. Vado ad aprire, e trovo Jack sorridente sull'uscio. Sto per prendere le chiavi dell'aut, quando lui mi ferma.
«C'è la mia auto. Andiamo con quella.» annuisco e poggio le chiavi sul tavolo in soggiorno, per poi uscire con lui.

Come sempre la destinazione è segreta. Guardo la strada in cerca di qualcosa di familiare, ma niente. Non sono mai stata qui.
Dopo alcuni minuti, entriamo in un bosco. Guardo fuori dal finestrino: la natura è sovrana incontaminata in questo luogo e l'aria è pura e senza smog.
Attraversiamo il bosco, ed arriviamo in un prato. Jack mi fa uscire dalla macchina e prende un cestino dai sedili posteriori.
Osservo il paesaggio intorno a me. Alle mie spalle c'è il bosco che abbiamo appena attraversato e di fronte a me c'è una grande valle verde, con qualche fiore colorato. Alla fine della valle vedo la nostra città, New York, con tutti i suoi grattaceli altissimi e le macchine che corrono costantemente per le strade.
Jack arriva vicino a me e mi mette un braccio intorno alle spalle, per poi mostrarmi il cestino che ha preso in macchina «Che ne dici di fare un bel pic nic?»
Annuisco e vedo Jack tirare fuori dal cestino una tovaglia a quadri bianchi e rossi, per poi mettervi sopra panini e dolci. Mi siedo accanto a lui e inizio a mangiare, mentre osservo il sole sparire dietro i grattacieli di New York, tingendo il cielo di un rosso acceso.
Finisco di mangiare il mio panino, poi butto l'occhio su Jack. Mi sta osservando da un po'.
«Che c'è?» gli chiedo. So già quello che risponderà.
«Mi manchi. Ho una voglia matta di baciarti, ma ogni volta che ci provo veniamo interrotti, quindi oggi non ci provo nemmeno.»
Ridacchio alla sua affermazione, seguita da lui, anche se la sua non è una risata allegra come le sue solite. Questa risata è malinconica e rassegnata.

Ormai sono le 22.00 e decidiamo di tornare a casa. Jack mi accompagna in macchina e per tutto il tragitto parliamo e scherziamo.
Ferma la macchina sotto casa mia e apre la portiera. Io scendo e mi avvio verso la porta, ma vengo fermata da lui che mi tiene il braccio sinistro. Mi volto, e lui mi avvicina al suo petto, per poi sfiorare le mie labbra con le sue.
Come se niente fosse successo, si stacca ed entra in macchina. Mette in moto e se ne va, mentre io guardo la sua auto sfrecciare sulla strada con la mano destra sulle labbra.

Non mi lasciare solaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora