CONCLUSIONE

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(Cecilia's pov's)
"Passò un mese arrivammo a fine giugno e decidemmo di andare in vacanza a Cagliari dai miei genitori. Mi portai lo stesso il lavoro e continuai a lavorare. A volte però Jo cercava di farmi staccare un po' per non stressarmi troppo. La pancia continuava a crescere ed io mi sentivo sempre di più una balena. Infatti quando poi a metà agosto tornammo a Milano, Amelie non mi chiamò più per le sfilate, perché ero troppo grassa per i canoni della moda. Finalmente con l'ecografia del quarto mese scoprimmo che avevo una bambina nella pancia e da una parte fui felice ma dall'altra restammo fino alla fine indecisi per il nome. In una delle partite di inizio campionato Jo segnó, prese il pallone e se lo mise sotto la maglia e mi indicò, lo dedicò a me e alla piccola. Ecco che arrivò novembre ed ebbi le prime contrazioni forti. Durante una notte scappammo all'ospedale finalmente per partorire. Non mi ricordo molto del momento poiché ero piena di antidolorifici ma so solo che non appena sentii il pianto della bambina il dolore svanì e da quel momento esisteva solo lei. Quando me la misero in braccio fu l'emozione più bella in assoluto. Quando poi venne anche Jo e ci abbracciò e disse:<<le mie donne...>> mi baciò. Dopodiché quando ritornai nella camera della clinica con la bambina in braccio e potevano entrare le altre persone, ci ritrovammo praticamente tutta la squadra dell'Inter nella camera che volevano vedere la nuova tifosa. Vennero anche i miei genitori da Cagliari il giorno dopo. Quando ci chiesero come la volevamo chiamare decidemmo che si doveva chiamare Celine Correa. Mi era sempre piaciuto come nome e quando Jo me lo propose mi piacque subito. All'inizio quando tornammo a casa dall'ospedale non fu facile essere madre ma piano piano con l'aiuto anche di Jo e di mia mamma, che rimase un po' a Milano per me, riuscii a gestire tutto. Ero molto spaventata di diventare madre ma l'amore che poi provai quando Celine stava tra le mie braccia mi fece capire che avrei affrontato qualsiasi cosa per lei e quindi anche notti insonni e cambi di pannolini. La cameretta che avevamo finito io e Jo prima della nascita di Celine era proprio bella e giusta per la piccola e finalmente riuscimmo a riempirla di un bambino. La ferita dell'aborto era sempre aperta ma comunque con la presenza di Celine che cresceva e diventava una ragazza forte, bella e indipendente pesava molto meno. Dopo un po' di anni dalla nascita di Celine decidemmo di dare alla luce un altro bambino questa volta maschio e lo chiamammo Julio neanche a dirlo nacque con il pallone nel sangue come il padre e per sua scelta decise di intraprendere la strada del calcio e divenne un forte giocatore come Jo. Mentre Celine scelse un campo completamente diverso dal mio e anche da Jo e divenne una scienziata famosa. Il mio marchio di abbigliamento ebbe molto successo e presto quando ripresi la forma continuai anche a sfilare la mia vita tutto sommato fu bella e felice, devo ringraziare a Jo che quella volta a Verona fece l'intraprendente e mi disse che mi amava e ringrazio me stessa per aver scelto la verità e soprattutto quello che mi rendeva felice di più...
(Joaquin's pov's)
Il parto di Cecilia non fu affatto semplice, lei volle me in sala parto, e non fu semplice ma ci riuscii e quando sentimmo il pianto della piccola fu la nostra gioia immensa. Decidemmo di chiamarla Celine, quando trasferirono Cecilia dalla sala parto alla camera dopo un po' entrarono tutti i miei compagni di squadra che ormai erano diventati amici per noi, Nicolò e Federica, i genitori di Cecilia e i miei fu molto bello vederli tutti li. Ma il momento più bello per me fu quello dove la presi in braccio per la prima volta. Presi la sua manina piccola e guardai, quei bellissimi occhi e poi ad un certo punto mi fece un sorriso fu la cosa più bella al mondo. Quando tornammo a casa dall'ospedale fu davvero dura. Dormire era raro, Celine piangeva e a turno io e Cecilia la facevamo addormentare. Poi più passava il tempo più si tranquillizzava. Io agli allenamenti a volte andavo distrutto ma poi piano piano la situazione migliorò. Lautaro dopo un po' di tempo scoprì che io e Cecilia c'eravamo sposati e che aspettavamo un figlio la prese piuttosto bene, poi scoprì perché era riuscito a riprendersi, era uscito con una ragazza più volte e si erano messi insieme e finalmente dopo parecchio riuscimmo a tornare a parlarci e a chiarirci ed io ero felice che avesse trovato qualcuno. Dopo due anni dalla nascita di Celine finalmente Cecilia uscì di nuovo incinta questa volta partorì un maschio e lo chiamammo Julio come mio padre, il quale si emozionò molto. Julio nacque davvero con il pallone nel sangue e quando divenne un po' più grandicello scelse la scuola calcio e divenne un grande giocatore. Era un orgoglio per me vedere mio figlio giocare. Celine invece divenne una grande scienziata e ci rese orgogliosi anche lei con le sue grandi scoperte. La mia vita andó in modo perfetto, amavo mia moglie, amavo i miei figli e ringraziavo quel momento nel bagno del locale di Verona dove avevo baciato Cecilia perché da lì era nato tutto e ringrazio anche me e lei per averci creduto fino in fondo anche quando tutto ci andava contro, anche quando la perdita del bambino ci aveva piegato e tutto intorno a noi era nero, il nostro amore aveva colorato quella macchia e l'aveva fatta diventare l'arcobaleno più bello. E quindi vivemmo felici e contenti..."
(FINE)

Il tuo sorriso è anche il mioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora