Buoni propositi [TojixReader]

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NdA
Ehilà! Tutto bene?
Non so che sta succedendo allUniverso, ma sto effettivamente riuscendo a tenere aggiornate due serie a tempo. Qualcosa non va. Tenetevi pronti.
Il prossimo esercizio di scrittura che propone la casa é un TojixReader, richiesta dalla mia prima vera fan che abbia mai letto le mie storie 🥺Maddyna🥺
Maddy, questa é per te *punta il microfono al pubblico*

Voi leggete e chiedete! Così mi stimolate la fantasia!
Un bacione
Mako

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Pairing: TojixReader(Richiesto da LaMaddyna7)

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Pairing: TojixReader
(Richiesto da LaMaddyna7)

Ecco, il fatidico giorno era arrivato.
Erano giorni che si ripeteva la stessa solfa: "sono fuori forma, devo iscrivermi in palestra". Iscriversi si era iscritta, quello sì: peccato che, per una scusa o per l'altra, non c'era mai andata davvero.
Quella mattina però, un po' per una sua presa di posizione, un po' per non pensare a quel cretino che aveva smesso di scriverle di punto in bianco, si era finalmente decisa. Aveva preparato la borsa, si era infilata le cuffie ed era andata ad allenarsi.

La grande facciata di vetrate a specchio la intimoriva parecchio, dandole l'impressione di entrare in una vetrina. Cercò di non pensarci: prese coraggio, e abbassò la maniglia.
La receptionist la degnò giusto di un'occhiata distratta prima di tornare a giocare a Candy Crush. Y/N la salutò con un cenno del capo, e si diresse incerta verso il tornello.
Un piccolo corridoio la guidò nello spogliatoio. I colori accesi delle pareti e i cartelloni motivazionali avevano sicuramente l'intento di creare un'atmosfera accogliente, ma la ragazza si sentì lo stesso fuori luogo. Appoggiò lo zaino sulla panca e iniziò a prepararsi.

'Oh, mio Dio'.
Se già lo spogliatoio l'aveva messa in soggezione, la sala pesi le diede il colpo di grazia.
Era davvero enorme: circa una quarantina di persone correvano, chiacchieravano, gridavano i numeri delle ripetizioni. La musica assordante scandiva il ritmo dei loro allenamenti.
Y/N si strinse nelle spalle, a disagio. In mano teneva la borraccia, l'asciugamano, le cuffiette e la scheda che le aveva preparato suo padre. Si sentì una stupida a portarsi dietro tutta quella roba, e cercò un tappetino dove iniziare il riscaldamento.
Si sistemò di fianco alle rastrelliere, appoggiando le sue cose sul pavimento di gomma dura. L'odore di quella plastica le inondò le narici, facendole storcere il naso.
Si sdraiò a pancia in su, iniziando gli addominali.
Il tappetino era sottilissimo da tanto era usurato, e il pavimento duro le indolenziva la schiena. Cercò di resistere, troppo irritata per alzarsi a metà della serie per cambiarlo.
"Hey - hey, dico a te".
Un'ombra improvvisa le caló addosso, oscurando per un attimo le luci accecanti della sala pesi. Alzò la testa verso l'alto, e sgranò gli occhi.
Un uomo - era un uomo? Le sembrava più un armadio a due ante - troneggiava sopra di lei, fissandola con un sopracciglio alzato. Indossava un'attillatissima maglietta nera (ma non sudava così?) che, se possibile, lo faceva sembrare ancora più grosso.
La ragazza si fermò a metà esercizio, abbagliata dalla visione. "S-sì...?"
Lui alzò un braccio ad indicare la rastrelliera dietro di lei. "Puoi spostarti? Devo prendere i manubri".
Y/N arrossì violentemente dalla vergogna. Si alzò in fretta per spostare il tappetino, facendo cadere la borraccia. 'Oddio, che figura di merdaaa' frignó fra sé e sé. Quanto mai le era saltato in mente di andare in palestra? Perché non era rimasta nel letto a dormire?
Lo sentì ridacchiare. Si voltò, lo sguardo colpevole.
"Tranquilla, ti ho già perdonata" la canzonò. Si abbassò per prendere i manubri da 30kg, le fece l'occhiolino e se ne andò.
Y/N rimase paralizzata in quella posizione, guardandolo allontanarsi. Le aveva davvero... Strizzato l'occhio?
Seguí, forse per troppo tempo, i movimenti di quel corpo benedetto da Dio. Si accorse di essere l'unica: tutti gli altri sembravano interessati solo ai propri esercizi, forse per una regola non scritta di buona educazione che lei non conosceva.
L'uomo si muoveva in quell'ambiente come se fosse a casa sua. Sembrava conoscere qualsiasi angolo, la posizione di ogni attrezzo, la postazione migliore dove iniziare ad allenarsi. Lo guardò sdraiarsi a pancia in giù con quei sessanta chili in mano come se stesse tenendo due pacchetti di patatine. Deglutì.
Si sforzò di distogliere lo sguardo: la frittata era fatta, tanto valeva ricavare qualcosa di decente da quella giornata. Sfilò due pesetti e cominciò ad allenare le braccia.

Era passata un'ora buona, e cominciava davvero a sentirsi stanca.
La testa le girava, complice anche quella diavolo di musica super ritmata. Scosse la testa e si infilò le cuffiette nelle orecchie, tentando di attutire i rumori.
"Power off" sentenziò l'auricolare.
'Ah, fantastico'. Si era pure dimenticata di caricarle.
Le gettò per terra con stizza. Ma gliene andava una per il verso giusto, quel pomeriggio?
Buttò un occhio alla scheda. Mancavano ancora i glutei, che palle. Si alzò con un sospiro dalla panca, lasciando una scia di sudore sulla plastica bollente.
Gettò uno sguardo intorno: dove diavolo erano i bilancieri?
Mosse due passi incerti fra gli attrezzi. Ma possibile che non ci fosse nemmeno un istruttore a cui chiedere?
Passò davanti alla sala corsi dove un gruppo di ragazze stava facendo yoga con un'istruttrice. Sembravano tutte rilassate, in forma, toniche e fresche: di sicuro nessuna di loro avrebbe fatto la figura di merda che le era capitata poco prima. Sospirò, in preda allo sconforto.
Stava vagando da un paio di minuti nella selva di attrezzi accatastati quando finalmente trovò un bilanciere libero. Sistemò di nuovo le sue cose, e si accovacciò per togliere i fermi.
'Oh, no'.
Adesso si metteva a piangere, davvero.
Chi era lo stronzo che non l'aveva scaricato? Due dischi da cinquanta chili per parte troneggiavano orgogliosi sulla barra, quasi volessero sfidarla. 'Dai, levaci se ci riesci' sembravano dirle.
Le venne un'improvvisa voglia di tirargli un calcio, ma si sarebbe fatta soltanto del male. Cacciò giù il groppo che le stava nascendo in gola.
"Vuoi una mano?"
Una voce familiare la immobilizzò sul posto. Aprì la bocca, ma una mano grande come la sua intera testa si posò sulla sua spalla, spostandola di lato.
L'uomo di prima si inginocchiò accanto a lei, sfilando i pesi. Li alzò con la stessa facilità con cui prima aveva alzato i manubri, e li fece cadere in pila agli altri con un tonfo sordo.
"Grazie" ebbe la forza di mormorare, ipnotizzata da quel trattato vivente di anatomia che ora stava camminando verso di lei, e che-
"Se hai bisogno chiamami, mh?" le sorrise, godendosi il suo sguardo adorante. Mimó il gesto della cornetta con la mano. "Mi chiamo Toji". Arricciò le labbra in un mezzo sorriso, e si avviò verso il tapis roulant.
Y/N sorrise. In fondo, a pensarci bene, avrebbe dovuto cominciare ad andare in palestra più spesso.

JJK Oneshot - xReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora