Tanti auguri, Y/N [TojixReader]

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NdA
Che ci faccio qui oggi, con una nuova oneshot?
Allora, innanzi tutto abbiamo cambiato i giorni di pubblicazione, quindi lasciarvi fino a venerdì senza storia mi sembrava troppo cattivo.
In più, oggi è il compleanno di una ragazza d'oro, che mi ha chiesto una Oneshot di compleanno... E ovviamente una TojixReader. Che novità, lamaddyna7.

Quindi sfruttiamo il prompt di oggi: "riscrivi una storia cambiando il luogo". Ho pensato all'appuntamento di Toji e Y/N, ma non in palestra.
Buona lettura...
E tanti auguri, scema.


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"Che palle".

Y/N sbuffò, rimirando sconsolata il paesaggio urbano fuori dalla finestra del suo studio.

Tra tutti i giorni dell'anno in cui sua madre aveva potuto farla nascere, aveva deciso proprio quel periodo lì; e ora le toccava festeggiare il suo compleanno proprio quando il suo posto di lavoro riapriva dopo le ferie estive.

Quando era ragazza c'era la scuola, ora il lavoro... Ma era mai possibile essere così sfortunati?

Come se non bastasse, poi, quella mattina il computer sembrava non voler collaborare. Che sentisse anche lui la sua frustrazione?

Si perse un attimo a seguire il percorso delle goccioline di pioggia che correvano sulla grande vetrata. Tifò per qualche secondo su una di loro, sperando arrivasse prima al bordo della finestra.

Ovviamente perse.

Allungò le gambe sotto il tavolo. La schiena cominciava a farle male, complice anche il tempo uggioso, e il suo umore stava decisamente peggiorando.

Che bello. Proprio il giorno del suo compleanno.

Un lieve bussare la riportò alla realtà. Alzò la testa dalla delibera che stava firmando.

"Eh. Chi è?"

Mai, la sua segretaria, entrò con grande fragore di tacchi nel suo studio. Si piantò con i palmi sulla sua scrivania, fissandola di traverso.

"Allora, innanzi tutto buon compleanno" le augurò, con un tono di voce che sembrava quasi volerla sgridare. "Lo avessi saputo prima, l'avrei cacciata fuori di qui. Le sembra il caso di venire a lavorare oggi?"

Y/N alzò le sopracciglia.

"Beh, non ho ferie..."

Mai interruppe le sue giustificazioni con un cenno stizzito del polso.

"Comunque poco male, visto il pezzo di manzo che è qua fuori ad aspettarla".

La mandibola della donna crollò.

"Chi... Cosa..."

"Heh. Il fatto che non abbia capito subito di chi sto parlando mi fa pensare che ne abbia parecchi a disposizione". La segretaria si allontanò verso la porta. "Se ne vada. Mi occupo io degli appuntamenti di oggi".

"...E il capo?..."

Quel breve sprazzo di responsabilità nacque e morì fra i pensieri di Y/N in pochi secondi, soppiantato subito dopo dal batticuore che le stava crescendo in petto.

Che si fottesse il capo. Che si fottesse l'intera azienda.

Lui era venuto a prenderla.

Lui si era ricordato.

Un sorriso beota le nacque sulle labbra mentre preparava in fretta le sue cose, infilandole nella borsa a casaccio. Gettò un'occhiata all'orologio: le dieci e mezza. La giornata era appena cominciata, e stava decisamente prendendo una bella piega.

Schizzò via dallo studio non appena la segretaria le diede il via libera.

"Prenda pure malattia domani" la sentì gridare, ma ignorò la sua provocazione.

Lui era lì fuori ad aspettarla, la Lambo accesa, appoggiato alla portiera con la sigaretta in bocca. Probabilmente scocciato perché stava aspettando da qualche minuto.

Gli corse incontro, trattenendosi dal saltargli al collo. Ma si rendeva conto di quanto l'aveva resa felice?

"Buon compleanno, Hachi" rise, scompigliandole i capelli.

Y/N si sciolse. Solitamente il soprannome che le dava la faceva troppo incazzare - la faceva sentire un cagnolino! Cosa avrebbe detto la sua segretaria? Eppure, oggi gli era debitrice. Le aveva salvato la giornata.

"Sei il secondo a farmi gli auguri" lo sgridò, questa volta senza sottrarsi alle carezze.

Lui roteò gli occhi.

"Mi sono appena svegliato, cazzo" borbottò. Allungò la mano per aprirle la portiera.

"Sali, che andiamo a fare colazione". La squadrò con sguardo critico. "Tanto non avrai ancora mangiato, mh?"

La ragazza arrossì. Non voleva ammetterlo, e lui nemmeno, ma erano quelle piccole attenzioni a prima vista insignificanti che la facevano impazzire. Con quei gesti le faceva capire quanto ci tenesse a lei: preoccuparsi che non lavorasse troppo, controllare se aveva mangiato. Chiederle da quanto tempo non andava a guardarsi un film con le amiche.

L'auto sfrecciò verso la pasticceria che adorava tanto. Non ci andava spesso, più che altro perché finito il suo orario di lavoro era già chiusa; e quando mai le capitava di essere libera la mattina?

Si sedettero nella veranda, accarezzati dalla fresca brezza che non aveva ancora abbandonato la città. La pioggia era appena finita, e il clima era davvero migliorato.

Il cameriere, senza aspettare l'ordine, appoggiò sul tavolino un thé nero fumante davanti a lei.

"Che cosa..."

"Hai visto, tesoro? Ho ordinato la tua cosa preferita".

Per un attimo ci credette. Per un attimo.

Ma il ghigno perverso che gli stava nascendo su quella faccia da schiaffi lo tradì subito.

"Scemo!" rise, scuotendo la testa. "Ci ho pure creduto!"

Figurarsi se non sapeva che odiava il thé caldo. Sorrise fra sé e sé: se solo ripensava a quando si erano appena conosciuti, quando faceva lo scemo con le ragazze in palestra...

Quanto era cambiato, in tutto quel tempo?

Lo guardò tirare la tazza verso di sé. "Ah, a proposito. Non sapevo che torta ti piacesse, quindi ho fatto di testa mia".

Lei alzò un sopracciglio.

"Torta...?"

In effetti, se doveva pensarci non avrebbe saputo rispondere nemmeno lei. Qual era la sua torta preferita? Tiramisù? Crostata alla crema? Torta yogurt e limone? Le piacevano davvero tutte, ora che ci pensava.

Aprì la bocca per ribattere, ma il cameriere si stava già avvicinando di nuovo, questa volta con un carrello.

"...E quindi ho deciso di prenderti una fetta di tutte. Così puoi scegliere".

Y/N spalancò la bocca. Il cameriere aveva scoperto il vassoio, e davanti a lei c'erano una decina di miniporzioni differenti, appetitose, invitanti.

Il profumo le inondò le narici, e sentì crescere l'acquolina in bocca.

"E poi" continuò lui, sempre ben disteso sullo schienale della piccola sedia della sala da thé "più mangi, più ti crescono le tette. Hai perso un chilo, e sai" portò i palmi al petto, stringendoli "mi piaci di più con le tette grosse".

Y/N avvampò, lanciando un'occhiata terrorizzata al cameriere. Poverino, stava facendo finta di niente, ma era paonazzo pure lui.

Sì, Toji era diventato molto più premuroso... Ma rimaneva sempre Toji, dopotutto.
E andava bene così.

JJK Oneshot - xReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora