Anna Karenina [NaoyaxReader]

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Ciao a tutti!
Come mi han giustamente fatto notare, erano ormai due settimane che non aggiornavo la storia. Il problema é che avevo una Naoya in sospeso, e non sapevo proprio come scriverla.
Per me, e spero anche per voi, Naoya è un pezzo di merda. Come scrivere qualcosa su di lui? Chi é la pazza che vorrebbe stare con un simile rifiuto della società?
Beh, sembrerà strano ma QUALCUNA lo ha richiesto, e questo esercizio é venuto in mio aiuto.

Come esercizio é davvero bellissimo: usare l'incipit di un libro per sviluppare una storia completamente diversa. Era un gioco che facevamo spesso al liceo fra amici: davamo due righe, inventavamo una storia e poi ci divertivamo a leggere quello che era uscito.

In questo caso, l'incipit perfetto per Naoya era quello di Anna Karenina - uno dei più belli in assoluto.
Buona lettura!

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"Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo

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"Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Tutto era sottosopra in casa. La moglie era venuta a sapere che il marito aveva avuto un legame con una governante, e aveva dichiarato al marito che non poteva vivere con lui nella stessa casa".

Naoya Zenin si risvegliò sul divano invece che nel solito futon matrimoniale. Si stropicciò gli occhi, tentando di scrollarsi di dosso gli ultimi rimasugli di sonno.
"Che cazzo..." mormorò, contrariato. Perché non si era svegliato nel suo letto?
Perché la cameriera non gli stava portando la colazione?
'La cameriera, eh' ridacchió al ricordo.
Un momento.
I ricordi della sera prima si abbatterono su di lui come uno tsunami. Sua moglie era tornata a casa troppo presto, sebbene avesse dovuto essere ancora a pilates (per quello che gli aveva assicurato quella troia, almeno. Che avesse fatto apposta per farsi scoprire?)
Beh, poco importava. Il risultato era stato un licenziamento in tronco, quindi sicuramente non era andata come si aspettava.
Più che altro, non era andata nemmeno come si immaginava lui.
Quella stronza di sua moglie era impazzita. Completamente impazzita. Gli aveva lanciato addosso di tutto, col risultato di farlo incazzare ancora di più.

Cacciò un lamento, rotolandosi sul divano. Cosa diavolo le aveva preso?
Ok, l'aveva beccato a letto con quella là. Va bene, era stato stupido e si era fatto scoprire. Ma perché umiliarlo così davanti a tutti?
Con il casino che aveva fatto, ormai sicuramente tutto il casato sapeva della sua tresca e di come si era fatto scoprire. Come minimo era diventato la barzelletta della giornata.
Si sforzò di alzarsi, furibondo per non essere ancora stato servito da nessuno. Lanciò un'occhiata alla camera della moglie, chiusa a chiave, e si affrettò a cercare uno dei suoi figli.
Sì, doveva agire in fretta.

"Mamma? Mamma, sei sveglia...?"
La voce del figlio bastò a sciogliere completamente il cuore di Y/N. La mano premuta sulla bocca, si sforzò di ricacciare le lacrime e darsi una sistemata, prima di aprire la porta per abbracciarlo. Come aveva potuto essere così snaturata? Davvero aveva messo il proprio dolore davanti a lui?
Girò la chiave nella toppa, chiamandolo. "Tesoro, perdona la mamma, era tanto stanca..." singhiozzò, affrettandosi ad aprire. Abbassò istintivamente lo sguardo, ma sgranò gli occhi quando si accorse che qualcuno gli stava stringendo le spalle.
"Buongiorno, amore" la canzonò il marito, infilando un piede nella porta. "Tu vai a fare colazione dalla zia. Mamma e papà devono parlare".
Y/N represse l'istinto di sbattergli la porta in faccia. Rimase lì, immobile, a fissare il figlio che scappava contento dai vicini.
"Hai usato nostro figlio per..." balbettò lei, pallida. Naoya la superò, chiudendo la porta dietro di sé, e si gettò sul letto.
"Aaah, finalmente un po' di comodità! Non hai idea di come ho dormito su quel divano".
"E tu hai idea di come ho dormito io?!" urló lei, furibonda. "Mi hai rovinato la vita, brutto pezzo di..."
"Hey, linguaggio" la ammonì, schioccando le dita. "Non permetterti di parlare così al capo degli Zenin".
"Oh, mi permetto eccome!" Y/N si diresse verso la porta. "E non pensare che la vigliaccata che hai fatto serva a qualcosa! Ora ci vado io da tuo fratello, a raccontargli quello che hai fatto stanotte!" Abbassò la maniglia, tentando di uscire.
"Cerchi questa, tesoro...?"
La donna si voltò, livida in volto. La chiave della camera rotolava fra le dita di quel bastardo.
"Mi stai... Sequestrando...?"
Naoya sbuffò. "Che cazzate stai dicendo?" Sembrava fare uno sforzo incredibile per abbassarsi al suo livello e parlare con lei. "Sono tuo marito, cazzo. Dobbiamo parlare, e non ti permetterò di uscire di qui finché non sarai rinsavita".
"Rinsavita?! Io?!" strilló lei, esasperata. "Tu, brutto stronzo, ti sei fatto trovare fra le cosce di quella puttana - quella stronza a cui io ho dato un lavoro - e mi vieni a dire che devo rinsavire? Tu mi hai umiliata..."
"No, cretina. Il tuo cervello é davvero così piccolo da non funzionare nemmeno per un ragionamento basilare?"
Naoya stava iniziando ad alzare la voce, segno che si stava spazientendo. "Tu mi hai umiliato davanti a tutto il mio clan, facendo una scenata allucinante. I tuoi figli si sono spaventati a morte. E soprattutto... Oh, povera stupida..." si voltò verso di lei, scuotendo la testa. Ora sembrava ridacchiare. "Hai minacciato di sbattermi fuori casa! Hah! Fuori dal mio clan!"
Ora Naoya non riusciva più a trattenere le risate. Y/N indietreggiò, le spalle al muro.
Poteva urlare, spaccare piatti per terra, ammazzare di botte qualcuno davanti a lei. Y/N non avrebbe battuto ciglio. Non aveva paura di lui.
L'unica cosa che davvero la terrorizzava, però, era la paura di perderlo. E questo lui lo sapeva benissimo.
"Su, mogliettina mia" le sussurrò, dopo essersi calmato. "Sai benissimo che non puoi cacciarmi da qui. Hai fatto tutta la tua scenata, ti sei sfogata, ti perdono. Ok?" Aprì le braccia, come per invitarla sul letto accanto a lui.
L'unico barlume di lucidità che Y/N ancora aveva la fece ribellare. "Mi hai tradita" mormorò, titubante.
Naoya sbuffò. "Eh, facile da dire! Tu sei sempre in giro con i tuoi ex compagni della Jujutsu Kaisen, a pilates, a prendere un caffè..." assunse un'espressione corrucciata, giocando il tutto per tutto. "Pensavo ti fossi innamorata di mio nipote".
Y/N spalancò gli occhi. "Scemo! Lo sai che ti amo! Che non potrei..." Si morse la lingua.
"...Che non potresti...?" la incalzò lui, fissandola con un mezzo ghigno. "Che non potresti stare senza di me?"

Beh, ormai era fatta. Come tutte le altre volte aveva perso. Si avviò verso il letto a testa bassa, intrufolandosi fra le sue braccia e lasciando che la spogliasse degli strati del suo kimono. Cercò di non pensare che le parole affettuose che le stava rivolgendo erano probabilmente le stesse con cui aveva riempito il cuore della cameriera, la sera prima.

JJK Oneshot - xReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora