Rinascita [MakixReader]

238 11 4
                                    

NdA

Buongiorno!
E' domenica! E incredibilmente, pubblico in tempo!

Dunque, oggi si stacca un attimo dalla saga di Perestrojka e si torna alle richieste di oneshot. Una ragazza, Itaru2 , mi ha richiesto una MakixReader, ed eccomi qui! Pronta! Reattiva!

Il prompt che mi si presentava per questo esercizio calzava a pennello: "parti da un finale di un libro che hai appena letto". E, casualmente, avevo appena finito di leggerne uno - "fiorirà l'aspidistra", di Orwell. Quindi quale momento migliore?

Dalle prime righe potrete capire quale sarà l'argomento principale, quindi: SPOILER per chi non è al passo con il manga! Se leggete solo le pubblicazioni italiane va bene lo stesso, ma narra fatti ambientati ben dopo l'anime. Lettori avvisati...


Baci

Mako

-------------------------------------------------------------------


Per molto tempo rimase là, in ginocchio, con la testa premuta sul suo ventre

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Per molto tempo rimase là, in ginocchio, con la testa premuta sul suo ventre.
Be', ancora una volta stava accadendo qualcosa nella famiglia Zenin.

Maki sembrò prendersi il tempo di quello strano abbraccio per riflettere.

Sì, in effetti la sua era stata una famiglia piuttosto... Movimentata. Suo cugino, quello che si atteggiava da capofamiglia, era stato un completo pazzo, un sadico violento che maltrattava il resto dei parenti senza che nessuno intervenisse mai. Non era ben sicura se lo rispettassero per una mera ragione di primogenitura, o perché avevano paura di lui; fatto sta che questa importanza gli aveva dato alla testa, peggiorando una situazione già esistente.
C'era stato anche l'altro cugino, sì. Lui era fisicamente l'opposto del primo, ma le era molto più simpatico - più che altro perché aveva abbandonato quella famiglia di merda prima di lei, aprendole la strada, per così dire. Aveva camminato perché Maki potesse correre.
Aveva anche avuto un figlio - nipote di Maki, quindi - che per fortuna non aveva ereditato il loro cognome. Fuori dalla famiglia, al sicuro. Salvati, tu che puoi.
Sui suoi genitori non voleva invece spendere nemmeno una parola. Gente inutile, inetta, succube; non così diversa dal resto della famiglia, unicamente composto da vecchi ricurvi, incartapecoriti, morti ancora prima di morire. Una meraviglia.

In sintesi, poteva definire gli Zenin come qualcosa di appartenente al passato. Una pianta secca, un grande albero avvizzito, ormai morto, con le vecchie radici polverose esposte al sole e alla sabbia dura. Cos'altro poteva nascere da quel grembo sterile? Non c'era più nulla. Terra cosparsa di sale.

Dopo che era successo... Beh, quello che era successo al suo clan, si era resa conto che aveva raggiunto il suo obiettivo. E ora, non le rimaneva letteralmente più niente da fare nella sua vita.
Dopotutto, anche lei era parte degli Zenin: distruggerli tutti significava portare a compimento il suo destino, ma anche segnare la propria stessa fine. Ora cosa le rimaneva da fare? Aveva vinto, e aveva perso tutto nello stesso tempo.

E così, per mesi si era letteralmente lasciata trascinare dalla corrente. Non prendeva più decisioni, non faceva più nulla in particolare: le bastava obbedire ogni tanto agli ordini, ascoltare cosa Megumi e il professor Gojo avessero da dire, e tanto valeva. Non c'era più niente che la interessasse: aveva lasciato che la vendetta la consumasse per tutta la sua esistenza, e ora che l'aveva portata a compimento si sentiva molto più vuota di prima. Che triste ironia che ha il Karma.

Tutto questo finché non erano arrivati i nuovi studenti del primo anno. E, con loro, Y/N.
Quella ragazza era l'esatto opposto di lei: solare, allegra, con la battuta sempre pronta. Le ricordava un po' Inumaki... Ma anche sua sorella. E questo l'aveva subito colpita.
Detto ciò, Maki si era messa subito l'anima in pace: lei non attirava i raggi di sole. Lei inghiottiva oscurità, contaminava di tristezza tutto quello che le stava intorno. Bastava pensare a Nobara, no?
E quindi l'aveva brutalmente ignorata, come a suo tempo aveva fatto con Yuta. Quando una persona le piaceva, cercava di mostrare subito il suo lato peggiore... Come per prepararli al peggio, insomma. Se superi questa, superi tutto.

E Y/N non se l'era fatto ripetere due volte. Il suo carattere cupo sembrava attrarla ancora di più, come se si fosse infatuata della sua aria seriosa, da bella e maledetta. Non ne aveva fatto assolutamente un mistero: non appena si era resa conto che anche a lei piacessero le donne, era fatta. Non l'aveva più lasciata in pace, e Maki era stata ben contenta di subire quell'uragano.
Era stato come aprire finalmente la finestra di un palazzo abbandonato, e lasciare che i raggi di luce entrassero a inondare i mobili polverosi. L'aveva trascinata di nuovo sul palcoscenico della sua vita, a forza, quasi in modo fin troppo invadente; ma era una terapia d'urto quella che serviva a Maki, e... Beh, le aveva salvato la vita. Davvero.
Era incredibile, ecco tutto. Lei era l'unica persona per cui si sarebbe davvero sbattuta per far nascere qualcosa di nuovo, un germoglio verde in quell'ammasso di rovi.


Ed ora era lì, con la testa sul suo grembo, a farsi coccolare prima che finisse la loro pausa pranzo. Si erano nascoste in camera sua, come quasi tutti i giorni, senza pensare alla scusa che avrebbero dovuto tirare fuori. Erano ancora in quel periodo in cui tutto sembrava fresco ed elettrizzante, e non si occupavano minimamente degli altri.
Alzò la testa, il tanto che bastava per incontrare i suoi occhi. Lo sguardo di lei era puntato sulla sua nuca, e le stava accarezzando i capelli sciolti. Maki aggrottò le sopracciglia e si alzò in piedi, ignorando le sue lamentele.
"Sai che non mi piaccio con i capelli così" si giustificò, arrotolando l'elastico che portava ormai per abitudine intorno alle dita. Andava tanto fiera della sua coda di cavallo, ed ora...

La ragazza rise.
"Che cazzata. Sei molto femminile, lo sai".
Maki le rivolse un'occhiata tagliente. "C'era già una Maki femminile. Si chiamava Mai".

Era stata una risposta dura e scortese, ma sapeva benissimo qual era il limite di sopportazione dell'altra. Sapeva che, nonostante il fisico più esile del suo, le sue spalle sopportavano tutto.

Le sembrò però un po' troppo crudele lasciarla così: le si avvicinò, e allungò una mano per tirarle una ciocca di capelli.
"E poi ci sono già i tuoi, così belli. I miei sono solo degli spaghetti dritti senza forma".
"Non è il tipo di forma che guardo, di solito" ammise l'altra, ridacchiando e soffermandosi un po' troppo sulle sue cosce. Maki se ne accorse subito, e tirò con un po' più di forza.
"Ahi ahi, Y/N-chan" la sgridò "trattieniti. Una ragazza del primo anno dovrebbe portare un po' più di rispetto verso la sua senpai".
Y/N assunse un'aria innocente. Diavolo, se le riusciva bene.
"Ma io adoro la mia senpai, Maki-san" cinguettò, sbattendo le ciglia. "Non si vede abbastanza?"
Maki sospirò. Quella maledetta conosceva troppo bene i suoi punti deboli; pregò che non combattessero mai una contro l'altra, o le avrebbe dato seriamente del filo da torcere.
"Smettila di fare quella faccia" la sgridò, voltandosi e portando le mani dietro la nuca. "E sbrigati. Hai lezione il pomeriggio, non puoi stare qui tutto il giorno".
Y/N scattò in piedi. "Agli ordini!" esclamò, forse con troppa enfasi. Lasciare la stanza della sua ragazza la riempiva sempre di malinconia, ma non voleva farglielo notare e sembrare troppo infantile - forse anche perché Maki sembrava così matura rispetto ai suoi coetanei...

Ma Y/N non era l'unica a conoscere tutti i punti deboli dell'altra. Bastò un'occhiata, alla Zenin, per capire cosa la tormentasse, e aspettò pazientemente che la raggiungesse per appoggiarle una mano dietro la nuca e tirarla a sé.
"Che dici se poi passo a prenderti e andiamo a mangiarci qualcosa, mh...?" le sussurrò a fior di labbra. Prima che avesse tempo di risponderle, le catturò le labbra con un bacio veloce.
Il mugugno che giunse alle sue orecchie fu come musica. Sorrise, e si staccò.
"Lo prendo come un sì, Y/N-chan". Si allontanò salutandola con la mano.

Sì, forse poteva ancora far nascere qualcosa dalla famiglia Zenin. Lo doveva a se stessa. Lo doveva a Maki.

JJK Oneshot - xReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora