NdA
Buongiorno a tut*! Tutto bene? State passando bene l'estate?
Sì, non sto aggiornando con regolarità e mi dispiace molto, ma come ho già detto in precedenza purtroppo non campo di scrittura e fra università e lavoro a tempo pieno (leggi: notti) il tempo è poco, soprattutto d'estate, quando tutti gli altri sono in vacanza.
E io, ovviamente, no.
Quindi abbiate pazienza; sono qui, non scappo, devo solo usare i piccoli ritagli di tempo che ho e unirli insieme. Non é facile, purtroppo.
In ordine cronologico, prima di aggiornare la storia avevo in lista la oneshot. É una challenge con @LaMaddyna7 su questo prompt:
"Ma ti immagini se Sukuna parlasse in russo...?" (Vi invito a leggere anche la sua oneshot che ha pubblicato molto prima di me, lei é veloce e brava).Allooora, l'esercizio questa volta era molto libero: "scrivi una oneshot di 5000 parole".
Ed eccola qui, 5000 esatte, ambientata nell'URSS della guerra fredda.Alcune frasi sono in russo, ovviamente. Sta a voi decidere cosa fare: viverla come Y/N, che non capisce niente, o leggervi la traduzione sotto. Ogni lettura ha il suo perché, secondo me.
Baci
Mako———————-
"Suka blyat₁". L'uomo sbuffò, accasciandosi sulla poltrona.
Nonostante il panico che si stava impadronendo di sé, Y/N trovò la forza di alzare lo sguardo verso di lui da dietro i suoi occhi pieni di lacrime.
Era un bell'uomo, dopotutto. Non tanto di viso – la vecchiaia sembrava essersi fatta sentire, e aver ritirato lo scotto molti anni prima; no, più che altro per il fisico. Nonostante l'età, la divisa non riusciva a nascondere il corpo muscoloso, probabilmente frutto di chissà quanti allenamenti e battaglie. Doveva essere stato un soldato nell'invasione dell'Ungheria, probabilmente.
E sicuramente era stato uno dei migliori, se gli avevano concesso il titolo di comandante di quel distretto di polizia. O per meglio dire, 'полиция', come recitava la targhetta che portava sul petto.Che poi, polizia.
A Y/N era capitato molte volte di doversi recare ad una stazione delle Forze dell'Ordine, in America. Non che fosse una delinquente, ma fra un visto, un passaporto, una denuncia di furto, beh... Nella vita di una giovane giornalista non era una cosa così inusuale. Eppure, il luogo in cui si trovava ora era qualcosa di completamente diverso.
Innanzi tutto, la zona. Quella stazione di polizia era completamente immersa nel nulla, circondata da una foresta di palazzoni grigi altissimi, abbandonati, separati ognuno da piccoli parchi giochi silenziosi. L'idea che le dava l'intero quartiere (che poi, quartiere? C'era una città lì vicino, per caso?) era di un enorme mostro silente e addormentato, svogliato, che non avesse voglia di svegliarsi per distruggere il mondo intero. Le aveva fatto una paura tremenda.
La stazione stessa non era nient'altro che un insieme di appartamenti posti al piano terra di una di quelle costruzioni. Probabilmente era una sede di provincia, o forse non l'avevano nemmeno portata nel quartier generale... Sempre che si dicesse così. Non aveva idea, ad essere sincera, di come fosse organizzata la giustizia statale in quel posto dimenticato da Dio.
Da lì l'avevano trascinata nell'ufficio del comandante, una stanzetta buia, polverosa, piena di pile di carte raffazzonate e mescolate e impregnata da una forte puzza di sigaretta. Era appena entrata, che già aveva iniziato a tossire. Pochi secondi ed aveva capito perché: quello strano uomo non fumava sigarette vere, arrotolava il tabacco nei fogli di giornale. 'Gli farà schifo vivere', aveva pensato.
Ah, già: e poi non c'erano donne. Nemmeno segretarie, nemmeno portaborse. Nemmeno delle pulizie. Solo ed esclusivamente uomini. E, a parte il comandante che si trovava davanti, tutti giovanissimi.
Nonostante questo, però, non avvertiva lo stesso senso di disagio che percepiva in America. Là, ogni volta che metteva piede dalla polizia, si sentiva come l'ultimo cioccolatino rimasto nella scatola abbandonato in una classe di bambini delle elementari: percepiva la fame. Non importa che andasse completamente vestita da capo a piedi, con i pantaloni lunghi, struccata e spettinata: una battutina le arrivava sempre alle orecchie, facendole sentire quel brivido di disgusto misto a disagio lungo la colonna dorsale. Che schifo.
Beh, qui perlomeno era differente. Tutti la guardavano, quello sì; ma erano gli stessi sguardi mezzi incuriositi e mezzi annoiati che avrebbero rivolto degli adolescenti se nel corridoio del college si fossero trovati davanti ad una vecchietta col bastone. Sembravano dirle, 'Che diavolo ci fa lei qui?'
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JJK Oneshot - xReader
Fanfiction[RICHIESTE APERTE] Prompt a caso, presi un po' ovunque, per creare oneshot su JJK. Pairing: SukunaxReader - capitoli 1, 6, 10, 12, 13, 16 TojixReader - capitoli 2, 7, 12, 14 GojoxReader - capitoli 3, 11 InumakixReader - capitolo 4 NaoyaxReader - cap...