Buoni propositi pt.2 [TojixReader]

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NdA
Buongiorno a tutt*!
Sono in aula a seguire la seconda ora di lezione, e personalmente vorrei solo spararmi. Ho ancora davanti sei ore e mezza, sopravviveró? Boh
In tutto ciò, lo so: oggi non dovevo pubblicare. Non é mica domenica.
Però ho promesso ad un'amica che non sta bene questo regalino, e come potevo non esaudire la sua richiesta?
Il prompt che mi hai dato era "una TojixReader in palestra, dove Y/N si arrabbia, e Toji cerca di farsi perdonare".
Toji che cerca di farsi perdonare. Ahahah.
Ho pensato a questa oneshot come a un continuo della #2. Godetevela, e fatemi sapere.
Un bacio

Mako
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Y/N scese dall'auto, facendo attenzione a non appoggiare le scarpe sulla pedalina della portiera

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Y/N scese dall'auto, facendo attenzione a non appoggiare le scarpe sulla pedalina della portiera.
Quell'auto costava più di lei se avesse venduto i suoi organi uno per uno separatamente. Chiuse con cautela il portellone, facendo attenzione a non sbatterlo troppo.
Toji la raggiunse, richiudendo il bagagliaio. Aveva in mano entrambe le loro borse della palestra.

"Andiamo?" chiese, più un ordine che una vera e propria domanda. Si voltò e la precedette verso l'entrata.

La ragazza si fermò ancora un attimo a guardare la Lamborghini Urus con cui aveva avuto il coraggio di venirla a prendere sotto casa: i suoi vicini avevano fatto a gara per sporgersi dai balconi, e l'iniziale imbarazzo iniziale era stato soppiantato da uno stupido orgoglio.
Quindi voleva fare bella figura con lei? Si era sentita subito lusingata, ma poco dopo aveva dovuto ricredersi.
No, Toji non voleva mettersi in mostra con lei in particolare. Toji voleva mettersi in mostra con tutti.
Diede una rapida occhiata al parcheggio. Le auto erano veramente poche - la gente preferiva muoversi con i mezzi o in bicicletta - ma soprattutto non erano assolutamente a quel livello. L'enorme SUV nero svettava nell'intero piazzale, al centro, in bella vista. Che tutti vedessero l'arrivo del Re.

Accantonò i suoi pensieri e corse verso l'ingresso. Toji la stava aspettando al tornello davanti allo spogliatoio delle donne.
"Ci vediamo in sala pesi" la salutò, porgendole la borsa. Lei stirò le labbra in un sorriso forzato, e andò a cambiarsi.
Era la prima volta che andavano in palestra insieme. A pensarci era buffo, visto che era proprio lì che si erano conosciuti*; avevano iniziato a uscire un po' di volte, ma quel mercoledì era la prima volta che tornavano come coppia.
Era stata una sua idea, e lei aveva accettato. 'Cosa potrà mai andare storto?'


"Ma che cazzo".
Y/N sentì improvvisamente le gambe molli. Abbassò lo sguardo, e maledisse i suoi anonimi leggings e la canottiera scolorita.
Quel dannato sembrava essersi vestito con l'unico intento di farsi mettere gli occhi addosso - esattamente lo stesso obiettivo che aveva voluto raggiungere arrivando in Lamborghini.
Indossava una termica nera aderentissima a maniche corte che lasciava ben poco all'immaginazione, e un paio di pantaloni grigi della tuta. Sicuramente stava morendo dal caldo, ma non voleva perdere l'occasione di sottolineare il suo pacco.
'E il culo' rifletté, perdendosi un attimo a fissargli il fondoschiena. Si accorse che anche un paio di altre ragazze la stavano imitando, e sentì il sangue affluire alle guance.
Si diresse a grandi passi verso di lui, facendo ondeggiare la borraccia. 'Eh, no. Che tutti sappiano che è mio'.
"Allora, con che cosa inizi?" chiese, giusto per fare conversazione.
"Penso che partirò dalla panca piana". Toji portò le braccia a flettersi dietro la testa, lanciando un'occhiata allo specchio.

'Ma é venuto per stare con me, o con la sua immagine?'
L'uomo era da mezz'ora davanti allo specchio a squadrarsi i muscoli fra un esercizio e l'altro. Continuava a cambiare posa, flettendo prima i tricipiti, poi le spalle, i dorsali...
Doveva ammetterlo: se lo poteva permettere. Si perse a seguire la linea della sua schiena, mordicchiandosi un labbro.
Toji allungò gli occhi dal suo riflesso a quello di lei. Si accorse che lo stava fissando, e sorrise vittorioso.
C'era poco da dire: viveva per quei momenti. Aveva un fisico benedetto da Dio; avrebbe potuto passare la vita seduto su un divano a mangiare patatine, ma avrebbe comunque potuto sempre contare su un fisico invidiabile. Lui andava in palestra non tanto per allenarsi, quanto per mettersi in mostra.
Y/N si accorse che la stava fissando, e tornò al suo esercizio, le guance in fiamme.

"Tieni la schiena diritta, ragazzina".
Due mani le si appoggiarono ai fianchi mentre si chinava per allenare i tricipiti. Raddrizzò automaticamente la colonna.
Sapeva perfettamente a chi appartenevano quelle enormi mani. Le avrebbe riconosciute anche ad occhi chiusi, anche senza sentire la sua voce; grandi ma stranamente delicate, in momenti come quelli. Sentì improvvisamente caldo.
"Grazie" mormorò, accaldata. Come se non avesse già sudato abbastanza, quel pomeriggio.

Stava provando a concentrarsi, davvero. Ce la stava mettendo tutta.
Ma quel bastardo aveva trascinato il suo tappetino davanti a lei, e aveva iniziato lo stretching.
Ma perché le faceva questo? Che aveva fatto di male?
Abbassò la testa. No, non doveva distrarsi di nuovo, o non avrebbe cavato un ragno dal buco quel giorno.

Toji corrugò la fronte. Cos'era questa storia che non lo stava guardando? Non era abbastanza per lei?
'Peggio per lei' pensò, guardandosi intorno.

Erano passati una manciata di minuti, quando Y/N sentì un risolino provenire da davanti a lei. Alzò la testa, incuriosita.
"Oh, no".
Quel bastardo stava aiutando una ragazza a fare gli squat. Le sue mani erano appoggiate sui suoi fianchi, appena sopra l'elastico dei pantaloncini - o per meglio dire, di quegli shorts che lasciavano scoperte metà delle natiche; i suoi occhi non erano puntati molto più in alto.
Y/N perse colore dalle guance. Sentì la testa girarle, vorticare nell'intera sala.
Pochi secondi, e quel maledetto aveva alzato gli occhi da quel culo a lei. Rideva, lo stronzo.

Y/N uscì a grandi passi dalla palestra, senza guardarsi indietro. No, questo era veramente troppo.
Perché aveva dovuto umiliarla così? Se aveva voluto andare ad allenarsi con l'unico scopo di attirare l'attenzione di tutti, perché l'aveva costretta ad accompagnarlo?
Passò davanti alla sua auto e mollò un calcio al paraurti posteriore. "Vaffanculo", sussurrò allontanandosi.

"Y/N? Sei in camera?"
Un sospiro. "Apri, o sfondo la porta".
Maledetta lei e maledetto il giorno che gli aveva lasciato una copia delle chiavi. Ora era entrato diretto in casa sua - non prima di aver finito con calma tutti i suoi esercizi, ovviamente - e stava tempestando di pugni la porta della camera da letto.
No, quella volta non aveva intenzione di cedere. Si rigirò fra le lenzuola, stringendo lo stupido peluche che le aveva vinto l'ultima volta al tiro a segno.
"Lasciami in pace" ebbe la forza di mormorare, più spaventata che altro. "Non è casa tua!"
Una risata le arrivò alle orecchie attraverso l'uscio sbarrato.
"Ah, no? Non posso...?" Lo sentì allontanarsi verso la cucina. "Mi mangio qualcosa, intanto che ti decidi ad alzarti".
Y/N corrugò la fronte.
"Non..."
Troppo tardi. Aveva già aperto il frigo, e con molta probabilità glielo stava anche svuotando.

Il cibo fu un buon diversivo per distrarlo una mezz'oretta. Y/N non lo sentì più, e si convinse che fosse andato a casa.
O che almeno avesse smesso di tormentarla.
Rilassò le spalle, prima scosse dai singhiozzi, e si convinse ad alzarsi in piedi e lasciare la stanza.
Ora ci voleva una bella doccia calda per lavare via il malumore. Girò la chiave, e abbassò la maniglia.
Grave errore. Quel pazzo si fiondò nella parte come un fulmine, infilandosi nello stipite. Le appoggiò una mano al petto e la gettò di peso di nuovo sul letto.
La ragazza sgranò gli occhi. Che diavolo stava succedendo?

A Toji non piaceva litigare, e odiava che qualcuno gli tenesse il muso. Chiedere scusa, però, non era proprio contemplato - da quel punto di vista era incredibilmente infantile - e aveva studiato modi infallibili per farsi perdonare a seconda della persona che si trovava davanti.
Nella fattispecie di Y/N, non era difficile capire dove sarebbe andato a parare.
Si avvicinò a lei, salendo sul letto a gattoni.
"Hai visto quando mi hai fatto aspettare? Per cosa? Per farmela pagare che ti ho accompagnato in palestra?"
La ragazza rabbrividì. Indietreggiò verso lo schienale, trascinandosi sui gomiti.
"Ti ho anche aiutata con gli esercizi".
Ora stava tentando di manipolarla senza pietà. Lei provò a ribellarsi, ma lui fu più veloce.
"Ora chissà cosa ti inventerai per farti perdonare". Le afferrò la cintura dei jeans, alzandola dal letto e trascinandola verso di sé. "Ma se hai poca fantasia, ti dò una mano io".

*vedi oneshot #2

JJK Oneshot - xReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora