Capitolo 3

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Finalmente è arrivato il giorno della visita alle Oscorp Industries.
Sono super felice.
Mentre mi avvio verso la scuola, con la musica a palla nelle orecchie, sento qualcuno che mi chiama.
Tolgo un auricolare ma non sento nulla.
Lo rimetto e sento di nuovo qualcuno dire il mio nome.
Ritolgo la cuffia e finalmente sento una voce, anzi, quella voce.
-Ophelia!
Mi giro e vedo Peter.
-Ciao Peter! Scusami avevo la musica.
-Tranquilla.
-Come mai da queste parti?
-Ieri io e i miei zii ci siamo trasferiti nella nuova zona del Queens.
-Aspetta... quindi siamo vicini di casa!
-Forse - mi sorride.
Continuiamo a chiacchierare fino a quando non arriviamo a scuola e ci uniamo a Elisabeth e Harry.
-Buongiorno! - li saluto.
-Buongiorno!
-Allora... pronti?
-Si, non vedo l'ora! - diciamo insieme io e la mia migliore amica.
-Oh, ecco il bus.
Ci avviciniamo e saliamo.
Io ed Elisabeth insieme e dietro di noi Peter e Harry.
Per tutto il viaggio abbiamo chiacchierato animatamente.
Harry non smetteva di prendere in giro Peter per via dell'incidente della felpa.
Dopo circa quindici minuti, siamo finalmente arrivati.
Chissà se oggi incontreremo il padre di Harry?
Ci dirigiamo verso l'ingresso dove ci consegnano dei badge.
-Parker mi raccomando, fai delle foto per il giornalino scolastico.
-Certo professore.
-Buongiorno a tutti, io sono Gwen Stacy e oggi vi guiderò in questa visita alle Oscorp Industries.
-Gwen? Ecco perché non ha aderito alla gita- sussurra sottovoce Elisabeth.
Gwen è una ragazza del nostro stesso anno e, a differenza di molti altri, già lavora.
E lavora proprio qui.
E' bionda, occhi verdi misti all'azzurro, labbra sottili, snella.
E' bellissima.
Quanto vorrei essere come lei.
Ci dirigiamo in una stanza enorme piena di macchinari e modelli 3d digitali.
-Qui è dove vengono analizzati i materiali e gli animali prima di un esperimento e inoltre ci serviamo di progettazioni 3d digitali per poter analizzare a 360° - ci spiega.
Fighissimo.
-Da questa parte invece si svolgono gli esperimenti.
E' una stanza fredda piena di strumenti piccoli e grandi, macchinari quasi enormi mai visti prima e un sacco di sostanze chimiche chiuse all'interno di boccette di vetro su numerosi scaffali di ferro ai lati della stanza.
La macchinetta fotografica di Peter non si ferma mai.
E' leggermente irritante quel rumore.
-Da qui in poi passeremo a vedere alcuni animali che hanno subito esperimenti e trasformazioni chimiche.
Entriamo in una sala abbastanza elegante, piena di scatole di vetro di varie dimensioni e un enorme microscopio.
-E' stupefacente! Sai che questo è il microscopio elettronico più perfezionato di tutta la costa orientale? Eccezionale! - esclama Peter ad Harry.
-Wow! - risponde facendo finta di essere interessato.
-Qui abbiamo dei topi a cui è stato inserito una sostanza per far ricrescere parti del corpo.
-Ma è impossibile - dice un ragazzo della classe di scienze, Dan Grint.
-Nella scienza nulla è impossibile. Sappiamo che è una cosa molto difficile, ma grazie alla nuova tecnologia un po ' meno. Da quest'altra parte abbiamo quindici ragni di diverso tipo. Stiamo studiando la genetica.
Peter si prepara per fare la foto ma viene spinto leggermente da Flash Thompson.
E' un po' il classico bullo della scuola.
E' davvero odioso.
-Ce ne sono quattordici - dice Liz con la sua voce stridula.
-Come?
-Ne manca uno.
-Suppongo che i ricercatori ci stiano già lavorando.
Il resto della classe segue Gwen mentre io rimango ad osservare i ragni.
Secondo me sono delle creature schifose ma allo stesso tempo curiose.
-Ehi Ophelia, mettiti vicino - mi dice Peter indicando la macchinetta fotografica al collo.
-Cosa? No no.
-Daii!
-Eh va bene, ma non farmi brutta - dico mentre cerco di mettermi in posa.
-Sarebbe impossibile!
Cosa ha appena detto??
-Fatta?
-Si.
-Vediamo.
Mi avvicino a lui per vedere le foto.
Ad un tratto sento un forte bruciore sul dorso della mano.
-Ahh!
-Stai bene?
Guardo velocemente la mano e vedo come una piccola bolla bianca che non smette di bruciare sul polso.
E' come se mi avessero messo del fuoco.
Pian piano sento gli occhi farsi pesanti.
Vedo tutto intorno a me girare.
Sento le forze cedere.
-Sì. Se il professore chiede qualcosa, sono in bagno.
-Va bene, ma sei sicura di star bene? Sei tutta pallida. Non è che hai la febbre?
Subito mi poggia una mano sulla fronte.
-No Peter, sto bene, davvero. Vado in bagno.
-Se hai bisogno, chiamami subito.
-Si.
Mi dirigo velocemente alla ricerca del bagno.
-Scusi, il bagno?- chiedo ad una dipendente.
-Vicino l'entrata.
Grazie mille.
Raggiungo il bagno e dopo aver chiuso la porta, mi siedo a terra.
Non sto capendo più niente.
Tutto intorno a me gira più di prima.
Forse è colpa della bolla sulla mano.
Ad un tratto non sento più niente e tutto intorno a me diventa nero.

Apro gli occhi e mi ritrovo nel bagno delle Oscorp Industries.
Con ancora la testa un po' pesante mi alzo e raggiungo il lavandino.
Mi sciacquo la faccia e mi guardo allo specchio.
Mi vedo un po' diversa dal solito.
Mi sento più forte.
Esco dal bagno e raggiungo gli altri.
Cerco la scritta "Area sperimentazioni".
Stranamente riesco a leggere bene tutte le piccole scritte sulle porte.
-Ophelia!- sento urlare il mio nome da Elisabeth.
-Stai bene?
-Si.
-Sei mancata per più di trenta minuti. -Fortunatamente il professore non se n'è accorto.
-Davvero?
-Cavolo! Sono stata tutto questo tempo in bagno priva di sensi?
-Si.
-Ophelia - mi giro e vedo Peter preoccupato.
-Stai bene?
-Si.
-Ti sei persa il resto delle cose.
-Fa niente, ci saranno altre occasioni.

Sono appena tornata a casa.
Vado in cucina e trovo un bigliettino sul tavolo.
E' di mia mamma.
" Tesoro la pasta è nella pentola, devo correre a lavoro per via di un incidente, ci vediamo domani."
Sono sola fino a domani.
Perfetto!
Salgo in camera e mi cambio con un pantaloncino e una maglietta a maniche corte. Mi stendo sul letto con il computer e apro Netflix per passare il tempo.
Faccio partire la terza puntata della seconda stagione di Peaky Blinders e pian piano mi addormento.

Ad un tratto sento un rumore e apro gli occhi.
Sembrava quello di un oggetto caduto.
Solo ora noto che sono attaccata al soffitto come un ragno.
Cado sul letto e silenziosamente apro la porta della camera e cerco di vedere qualcosa dalle scale.
E se ci fosse qualcuno?
Entro in camera e cerco qualcosa da usare come arma.
La prima cosa che vedo è un ombrello.
Sempre meglio di niente, no?
Scendo lentamente le scale e sento un altro rumore provenire dalla cucina.
Il cuore comincia a battere più forte.
Ophelia stai calma.
Mi poggio dietro il muro della cucina e noto due sagome alte.
Stavano frugando tra i cassetti della credenza di legno chiaro.
Ad un tratto entro in cucina e colpisco uno dei due uomini incappucciati.
Il primo cade a terra.
Il secondo si gira e mi strappa dalle mani l'ombrello e lo lancia dall'altra parte della stanza.
Prova a bloccarmi i polsi ma gli tiro un pugno in faccia.
Non sapevo di essere così forte.
Di solito mi faccio male.
L'uomo poggia una mano sul naso e fa uscire un gemito di dolore dalla bocca.
Non penso di avergli rotto il naso, no?
Nel frattempo il primo, che si era rialzato, ora prova a bloccarmi da dietro.
Mi giro velocemente e provo a colpirlo, ma l'uomo con il naso sanguinante mi fa cadere a terra.
Subito mi riparo sotto il tavolo.
Sono in pericolo e devo assolutamente difendermi, o altrimenti non rivedrò mai più Peter.
Ad un tratto uno dei due si abbassa ma esco dall'altro lato del tavolo e apro velocemente il cassetto con le posate e prendo un coltello.
Mi giro e provo a colpirne uno, ma il coltello è rimasto attaccato nella mia mano, come se ci fosse della colla.
L'uomo prova a togliermelo dalla mano ma non riesce.
Appena si allontana ne approfitto per tirargli un calcio in pieno stomaco e lo spingo a terra.
Quello con il naso sanguinante si avvicina pericolosamente e d'istinto metto la mano nella sua direzione.
Non so come sia stato possibile, ma è appena uscita una ragnatela.
Questa finisce sulla faccia dell'uomo un po' paffuto.
Cosa è appena successo?
E' impossibile.
Non è reale.
Finalmente riesco a staccare il coltello dalla mano e lo punto verso i due uomini che erano caduti a terra.
Si guardano tra di loro e, senza dire nulla, raggiungono velocemente la finestra aperta ed escono in meno di due secondi.
Sono spaventata e scioccata allo stesso tempo per tutto quello che è appena successo.
Poggio il coltello sul tavolo e vado a chiudere la finestra.
Ho dei poteri?
No, scherzo.
Succedono solo nei film o nei libri queste cose, no?
Però pensando a tutto quello che è successo...
Salgo in camera, mi cambio con una felpa blu e un paio di jeans ed esco di casa.
Mi dirigo verso una delle zone più isolate del Queens.
Voglio provare alcune cose per capire meglio la mia strana e surreale teoria.
Arrivo nella vecchia e rovinata costruzione, ormai abbandonata, e vado davanti ad un muro.
Poggio le mani e provo ad arrampicarmi sul muro.
Probabilmente cadrò, ma voglio solo provare una cosa che avevo letto in un libro.
Sto sognando al cento per cento.
E' impossibile.
Comincio a strisciare fino alla fine della parete senza cadere neanche una volta.
E' davvero strano tutto questo.
Raggiungo la fine del muro e arrivo sul terrazzo.
C'è una vista fantastica.
Subito ripenso alla ragnatela.
Com'è stato possibile?
Porto la mano davanti a me e, ad un tratto, dal polso esce una ragnatela.
Com'è possibile?
Riprovo di nuovo.
Dal polso esce un altro filo bianco.
Forse ho veramente dei poteri.
Forse devo tutto a quel ragno delle Oscorp Industries.

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