Eccomi qui, come ogni mattina, sulla solita strada per raggiungere il "Midtown High School".
Tutta assonnata mi dirigo verso il vecchio cancello dove c'è Elisabeth che, a differenza mia, piena di energia, mi aspetta.
-Buongiorno fiorellino, hai fatto le ore piccole?- mi domanda notando le mie occhiaie ben evidenti.
-Si - dico sbadigliando.
-Andiamo a fare colazione?
-Si - dico non molto convinta.
-Fra tre giorni finalmente andiamo in gita alle Oscorp Industries. Non sei felice? - mi chiede tutta gasata.
-Si.
-Ma sai dire solo si oggi?
-Si, se mi parli alle otto e dieci del mattino.
Arriviamo nella mensa e ci avviciniamo al bancone.
-Ditemi pure ragazze! - ci dice dolcemente una signora sulla cinquantina con indosso un grembiule bianco e un paio di occhiali quadrati.
-Per me un cornetto alla nutella e un bicchiere di cioccolata calda - rispondo mentre sbadiglio.
-Per me un cornetto alla crema e un caffè.
La signora scompare e dopo un paio di minuti ritorna con le nostre richieste.
-Grazie mille!
-Di nulla - ci sorride.
Ci sediamo ad un tavolo vicino le grandi finestre rettangolari che si affacciano sul grande giardino della scuola.
-Secondo te la professoressa Robinson ci darà da fare una relazione?- mi chiede per poi iniziare a mangiare il suo cornetto.
-Probabilmente.
-Ti immagini un giorno, noi due, scienziate alla Oscorp, che rivoluzioniamo il mondo della scienza! - mi dice Elisabeth gesticolando con in mano il suo dolce traballante.
Da un momento all'altro potrebbe cadere a terra.
-Certo Elisabeth, sogna.
-Eh daii, non essere così negativa...tutto è possibile!
-Si si.
-Soprattutto quando un certo ragazzo di nome Peter Parker entra in mensa insieme al suo migliore amico mentre sei tutta sporca di cioccolato - ride la mia migliore amica.
Improvvisamente sento un pezzo di cornetto andarmi di traverso e comincio a tossire.
Alcuni ragazzi seduti nei tavoli vicini si girano e mi guardano male.
Cosa cazzo vogliono?
Elisabeth mi dà dei colpetti sulla schiena mentre guarda male tutti quelli che ci stavano guardando.
Mi giro verso la porta e lo vedo, con tutta la sua bellezza, mentre parla con il suo migliore amico.
-Scema sono seriamente sporca?
-Si, tantissimo! Su tutta la faccia!
-Vaffanculo!
-Grazie.
-Prego.
-Forse è meglio cominciare ad andare.
Ci alziamo e ci dirigiamo verso i nostri armadietti per prendere il materiale di chimica.
Apro il bicchiere con la cioccolata calda, pronta per berla, con l'acquolina in bocca, ma mi scontro con qualcuno.
La felpa rosa delle Blackpink!
Cazzo!
Pronta ad incendiare con lo sguardo chiunque fosse stato, alzo la faccia.
Tutta la rabbia che avevo accumulato in quei pochi secondi, svanisce in un batter d'occhio quando vedo un paio di occhi castani che mi guardavano allarmati.
-Oddio scusami! Non vedevo dove andavo! Scusami! - dice impacciato.
-T-tranquillo, colpa mia... i-io non vedevo dove andavo - dico imbarazzata.
-No, davvero!
-Ehi, tranquillo! Non è successo niente - cerco di tranquillizzarlo, anche se non era affatto così.
Mi aveva versato l'intero bicchiere di cioccolata calda sulla mia felpa preferita delle Blackpink.
-Nell'armadietto ho una felpa di ricambio, vieni.
-Eli ci vediamo in classe ok?
-Si, a dopo! - mi saluta con una faccia maliziosa.
Spero che Peter non l'abbia vista.
-Andiamo? - mi chiede Peter.
-Si.
Camminiamo in silenzio fino al suo armadietto.
Devo ammettere che è stato molto imbarazzante.
Una volta arrivati, lo apre con la sua chiave e mi porge la felpa.
-V-ado in bagno a cambiarmi.
-Ti aspetto fuori - mi sorride.
Perchè sono così impacciata?
La felpa è giusto qualche taglia più grande... ma fa niente, è bella lo stesso!
Anche se era chiusa nell'armadietto, ha un odore di caffè misto alla vaniglia.
-Fatto!
Sento subito i suoi occhi addosso.
Non ho il coraggio di far incrociare i nostri sguardi.
So già che non riuscirei a mantenere un contatto visivo con lui.
-E' solo un pelino larga - dice ridendo.
-Già!
-Ma ti sta bene!
Sento le guance avvampare.
Non è reale.
Non è reale!
-Andiamo in classe? - cambio subito discorso.
-Si, giusto.
Cominciamo a camminare, in silenzio, verso l'aula di scienze.
-In tutto ciò non so ancora chi sei - dice ad un tratto.
Ha ragione ed è anche triste sentirlo dire.
Ma è la triste verità.
-Piacere Peter, Peter Parker - si presenta e
mi porge la mano.
-Ophelia, Ophelia Grey - e ricambio il gesto.
-Bel nome! Non è molto comune.
-Già!
-Comunque scusami ancora per la felpa.
-Tranquillo, ti ho detto che non è successo niente. I-insomma, sono cose che capitano, no?
-Come posso farmi perdonare?
-C-cosa? No no, niente tranquillo.
-Che ne dici di uscire domani sera?
Peter Parker che mi chiede di uscire!
UN SOGNO!
-V-va bene! - gli sorrido, cercando di non mostrare tutta la felicità che sentivo in quel momento.
Arriviamo davanti l'aula.
Peter bussa alla porta e la apre.
-Salve professor Wan, ci scusi per il ritardo, ma abbiamo avuto un piccolo incidente - dice mentre mi fa spazio per farmi entrare.
-Sedetevi ai vostri posti!
Il professor Wan che taglia corto?
Cosa sta succedendo oggi?
-Beh? - mi tira una gomitata Elisabeth appena mi siedo.
-Dopo ti dico - dico a bassa voce.
-Perché stai sorridendo?
-Cosa?
Perché sto sorridendo?
-Stai sorridendo come una scema.
Cazzo!
-Peter mi ha chiesto di uscire domani sera.
-Ophelia!
Tutta la classe si gira verso di noi.
-Potete continuare la vostra chiacchierata fuori dalla classe - ci sorride falsamente il professor Wan.
-Ci scus...
-Fuori!
Prendiamo velocemente le nostre cose e usciamo fuori dalla classe, sotto lo sguardo divertito di tutta la classe.
-Ora si che possiamo parlare!
-Elisabeth! Siamo appena state buttate fuori dalla classe!
-Meglio, no? Non avrei sopportato quel vecchio per due ore consecutive!
Non ha tutti i torti.
-Beh?
Mi siedo a terra, accanto a lei, e comincio a raccontarle tutto quello che è successo.
-Cazzo, Ophelia!
-Cosa?
-Tu e Parker vi siete conosciuti da meno di un'ora e già ti chiede di uscire!
-Non ci credo neanche io.
-Beh, meglio così, no?
-Già!
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Spidergirl
FantasyCiao a tutti, sono Ophelia Grey. Questa è la mia storia, di come una semplice diciottenne del Queens è diventata un qualcosa di sovraumano, che la gente chiama supereroe, che prova a dare speranza, anche quando tutto sembra perso. (In revisione)