Ieri sera abbiamo finito tardi la serata.
Ancora non riesco a realizzare le parole di Eddie.
Chissà quando arriverà il momento.
Io e Peter non abbiamo mai parlato di un futuro matrimonio, di qualche bambino...
Ma abbiamo solo ventitre anni, quindi abbiamo ancora tempo per pensare a queste cose, no?
Sono le diciassette e dieci.
Sto finendo di ordinare un po' il soggiorno.
Dopo penso di fare un giro in città con la tuta, tanto Peter non c'è.
Oggi ha pranzato con i suoi colleghi, sono rimasta sola tutto il giorno.
Daniel mi aveva invitata a casa sua ma ho deciso di rimanere a casa e dedicare tutta la giornata a me stessa.
Ho cucinato una teglia di lasagna bolognese, ho fatto skin care per due ore e ho rivisto per la millesima volta "Harry Potter e la Pietra Filosofale".
Non mi stancherò mai di vedere quel film.
Ogni volta mi fa sentire a casa e ogni volta che arrivano i titoli di coda, sento un vuoto dentro di me che non so spiegare.
Non so se è normale provare queste cose per un luogo che non esiste realmente, un luogo dove non ci sei mai stata.
E' stata una giornata di relax puro.
Metto la tuta, sposto il telefono dalla finestra sul divano e mi lancio nel vuoto.
E' sempre una sensazione bellissima, inspiegabile.
Comincio a volare tra i palazzi per andare nel mio posto preferito.
Arrivo sul mio bellissimo Empire State.
Mi siedo sul bordo dell'edificio, mi tolgo la maschera, come sempre, chiudo gli occhi e mi rilasso.
Il solito rumore del traffico, la musica proveniente da Times Square, il sole che pian piano sta cominciando a calare coperto da qualche piccola nuvoletta grigia di passaggio, il vento che scompiglia i miei lunghi capelli raccolti in un piccolo chignon basso morbido.
Ad un tratto sento una strana sensazione.
I rumori intorno a me cominciano a diventare un suono sempre più lontano.
Non riesco ad aprire bene gli occhi.
Il cuore comincia a battere sempre più forte, come se volesse uscire dal petto.
Lo stomaco sembra ribaltarsi, le gambe diventano molli, la testa sembra essere inesistente.
Provo a toccare qualcosa con le mani, ma nulla.
Sembra di essere nel vuoto.
Con un po' di fatica riesco ad aprire gli occhi per qualche secondo.
Tutto intorno a me è viola e blu.
Da vari punti cominciano a comparire diverse sagome bianche.
Sto letteralmente fluttuando nel nulla.
Improvvisamente le varie spaccature bianche cominciano a chiudersi velocemente.
Alcune sagome di non so chi o cosa escono da questi buchi e cadono nel nulla.
D'istinto chiudo gli occhi per via di una grande luce bianca.
Cosa sta succedendo?
Ad un tratto cado di sedere sotto qualcosa.
Apro gli occhi normalmente.
Sono su un tetto liscio di un edificio.
Alzo lo sguardo e cerco di capire dove sono.
Un momento...
Ma era pomeriggio fino a qualche minuto fa... perchè ora è sera?
Spingo le mani sul pavimento e mi alzo.
C'è qualcosa di strano.
E' New York si, ma c'è qualcosa di diverso, ma non so cosa.
Qualche palazzo più a destra c'è l'Empire State... ma non è così basso!
Dove cavolo sono?
Questa non è la New York che conosco io.
Cerco il cellulare nella tuta.
L'avevo lasciato sul divano... Cazzo!
Ora cosa faccio?
Prendo la maschera e me la rimetto.
Sparo una ragnatela al palazzo vicino e comincio a volare nel cielo di questa strana New York.
Fa molto più freddo qui, sembra quasi inverno.
La limpida luna piena illumina l'acqua sotto il ponte di Manhattan, no?
A circa tre metri da me noto una sagoma di un essere umano volare nel cielo.
E' come se stesse volando tra i palazzi come me.
Cosa cavolo sta succedendo?
Cerco di raggiungere più velocemente possibile quella figura.
Sono quasi vicina.
Ma che cazzo...
E' un uomo con una tuta rossa e blu con un ragno simile al mio sulla schiena.
Ma sono in un altro universo?
No no, scherzo, spero.
Ad un tratto scende in un vialetto poco illuminato.
Lo seguo velocemente.
C'è solo una piccola luce che illumina la piccola zona piena di cassonetti e sporcizie varie.
Quell'uomo è scomparso.
Mi arrampico sul muro e provo ad osservare meglio la zona.
-Ma che cavolo? - sento una voce maschile scioccata provenire da dietro i cassonetti.
Alzo subito lo sguardo verso quella direzione.
Scendo dal muro e mi avvicino lentamente.
-Chi sei? - mi domanda l'uomo di scatto mentre si avvicina al muro dietro di sé.
-Spidergirl - dico con un po' di paura.
-Spidergirl? - ripete lui confuso.
-Si. Tu?
-Spiderman - risponde deciso.
Lo guardo confusa.
-Ma non esiste Spiderman, esiste solo Spidergirl.
-Nel tuo universo forse.
-N-nel mio universo?
-Si. Forse non siamo nel nostro universo.
-EH?
-Una realtà diversa - mi dice ovvio.
-Noi siamo in un mondo diverso? In un'altra galassia?
-Esatto. Non hai mai sentito parlare del multiverso?
-Multiverso? Cioè realtà alternative? - domando insicura delle mie parole.
-Esatto.
-No, o meglio, nel mio universo è solo una cosa dell'immaginazione.
-Che è vera.
-Già!
Mi sembra tutto un sogno.
Però è la realtà.
Anche quando ho scoperto di avere i poteri ho pensato la stessa cosa e poi alla fine era tutto reale.
Mi tolgo la maschera e mi appoggio al muro sotto lo sguardo curioso dell'uomo.
-Non avevo mai sentito una ragazza con i miei stessi poteri. Spidergirl!
-Beh ora si - dico ironica.
-Come ti chiami?
-Ophelia.
-Wow, bel nome! Io Peter.
-Peter?
-Si, Peter Parker.
-Peter Parker?
-C'è qualcosa di strano?
-I-il mio ragazzo si chiama Peter Parker.
-Oh, davvero?
-Si.
Si mette accanto a me e si toglie la maschera.
Ma è un ragazzo...
Ha i capelli lunghi scompigliati, un po' come quelli del mio Peter.
Forse farò una figura di merda.
-Scusami se te lo chiedo, ma quanti anni hai?
-Quanti me ne dai? - mi sorride piegando leggermente la testa di lato.
Piego la testa nella direzione opposta e faccio finta di analizzarlo.
-Venti?
Dalla sua bocca esce una dolce e contagiosa risata.
-Dieci anni fa si.
-Hai trent'anni? - dico leggermente scioccata.
-Già, ma grazie per il complimento!
Sembra un orsacchiotto, è davvero carino.
-Tu quanti me ne dai? - gli chiedo.
-Mh.. diciassette?
-Quasi! Sono ventiquattro da poco.
-Siamo sempre lì - ride lui.
-Da quanto sei qui? - gli chiedo mentre guardo la strada poco trafficata.
-Da ieri.
-Da ieri? Io da neanche un'ora.
-Davvero? Beh meglio, no?
-Si.
Ad un tratto sentiamo uno strano rumore abbastanza fastidioso.
D'istinto ci rimettiamo le maschere.
Silenzio.
Sentiamo di nuovo lo stesso suono.
Ci giriamo e vediamo come delle piccole scintille nell'aria. Poi scompaiono.
-Cos'era?
Scuoto la testa.
-Erano come delle piccole scintille.
All'improvviso davanti a noi si apre un grande cerchio di scintille.
Dentro si vede una stanza con un ragazzo basso e cicciottello e una ragazza mora con una treccia.
Ci guardano confusi.
-E' lui quello? - domanda la ragazza al suo amico.
-Si, si, si, credo sia lui.
-Peter? Peter! - urla la ragazza verso di noi.
Peter mi guarda e fa un piccolo movimento con la testa verso i ragazzi.
Pian piano ci avviciniamo e entriamo in quel cerchio.
I ragazzi indietreggiano subito impauriti.
Subito una signora anziana lancia un gridolino da dietro il muro della porta.
-No, no, no, sono un bravo ragazzo! - dice subito Peter mentre l'anziana signora ci lancia un cuscino.
Subito si toglie la maschera.
Le facce dei due ragazzi sono davvero confuse.
-Cosa sta succedendo? - domando mentre esco da dietro il ragazzo.
I due ragazzi rimangono ancora più confusi.
-Chi cavolo sei tu? - la ragazza punta il dito contro Peter.
-Sono Peter Parker.
-Non è possibile!
-Sono Spiderman, nel mio mondo, ma ieri io... io mi sono ritrovato qui - spiega leggermente agitato.
Tutti gli sguardi si spostano su di me.
-Tu chi sei? - mi domanda l'altro ragazzo.
-Spidergirl.
-Spidergirl? - ripete la mora incredula.
-Nel mio mondo.
-Non è possibile! Ned?
-Non lo so!
-Il tuo vero nome?
-Ophelia Grey.
-C'è qualcosa che non va - continua a ripetere la ragazza.
-Ned tu hai solo detto di trovare Peter Parker, non Spiderman...
-Lo so.
Io e Peter ci guardiamo cercando di capire qualcosa.
-Per caso qui esiste un certo multiverso? - domando interrompendo i due ragazzi che subito si guardano.
-Si - rispondono insieme.
-Lo sapevo! - sussurra Peter quasi euforico.
-Forse per via dell'incantesimo - sussurra alla ragazza il ragazzo cicciottello.
Ha l'aria di essere uno simpatico.
-La magia qui esiste? - domando subito dopo quelle parole.
-Si.
-No!
Rispondono insieme i due.
Li guardo abbastanza confusa.
Riassunto di tutta questa situazione: confusione.
-Come mai non avete detto subito che siete Spiderman e... Spidergirl? - ci chiede il ragazzo.
-Beh di solito un eroe non va in giro a dire la sua identità, no? - gli rispondo.
-Esatto. Voi chi siete? - dice Peter.
-Io Ned e lei e Mj aka il migliore amico e la ragazza di Spiderman aka Peter Parker - dice tutto d'un fiato Ned.
-Oh!
-Tu! - Mj punta un dito contro Peter - striscia sul soffitto.
Provo a trattenere una risata ma con scarsi risultati.
-Cosa?
Mj gli tira un piccolo panino preso dalla piccola cesta sul tavolo.
-Perchè?
-Fallo.
-Perchè?
-Fallo e basta!
Il ragazzo sbuffa e sale sul soffitto.
-Va bene ora?
-No.
-Cosa?
La signora anziana si avvicina a Ned e gli dice qualcosa in una lingua a me sconosciuta.
-Peter, la mia lola mi ha chiesto se potresti togliere quella ragnatela, visto che ti trovi lì.
-Oh si, certo!
Si avvicina all'angolo della stanza e con le dita toglie la ragnatela.
Scende e torna accanto a me.
Mj lo squadra da sotto a sopra.
-Quindi ho aperto il portale al Peter Parker sbagliato? - dice Ned.
-Si, prova finchè non troviamo quello vero - continua la mora.
Peter si gira e fa il finto offeso.
-Senza offesa! - esclama subito la ragazza.
Ned chiude il portale da dove siamo entrati io e Peter.
Stende il braccio sinistro davanti a se' e con l'altra mano forma un cerchio con uno strano oggetto tra l'indice e il dito medio.
-Trova Peter Parker!
-Cos...
-SH! - Mj zittisce Peter.
-Trova Peter Parker!
Davanti a noi si crea una specie di portale uguale a quello di prima.
Entra un uomo vestito con abiti quotidiani.
-Grandioso! E' solo un tipo a caso - sbuffa Ned.
-Salve! - ci saluta mentre esce da quel cerchio di scintille - spero non sia un problema, sono appena entrato da... - si gira probabilmente per indicare il portale ma si era appena chiuso - oh, si è chiuso!
-Tu sei Peter? - gli domanda Mj.
-Si, Peter Parker - gli sorride l'uomo.
Subito sposta lo sguardo su di me e Peter.
Io e il ragazzo ci guardiamo confusi.
Il Peter che era appena entrato ci lancia due ragnatele contro ma le schiviamo subito e facciamo lo stesso con lui.
Tutti ci guardano sbalorditi.
Il Peter più anziano, forse, ci sorride.
-Perchè non hai detto subito che anche tu sei Spiderman? - gli domanda Ned.
-Di solito non vado in giro a pubblicizzarlo se no l'anonimato del supereroe finirebbe.
Subito Ned si gira di scatto verso me e Peter.
La nonna di Ned sussurra qualcosa a Ned.
-La mia lola chiede se potete togliere le ragnatele che avete appena lanciato.
-Oh si!
-Certo! - diciamo tutti insieme.
-Io vado a letto - dice la donna anziana mentre abbandona la stanza.
-Notte!
-Buonanotte! - la salutiamo tutti.
Puliamo velocemente le ragnatele lanciate.
-Potrebbe sembrare strano ma sto cercando il vostro amico da quando sono arrivato qui. Ho questa sensazione... che gli serva il mio aiuto - spiega l'uomo.
-Il nostro - precisa Peter.
Lo sguardo di Mj e Ned diventa cupo.
-E' così - ammette la ragazza.
-Ma non sappiamo dov'è - dice Ned.
-Noi siamo tutto ciò che gli è rimasto - ci spiega la ragazza con gli occhi lucidi.
-C'è un posto che per lui è importante? - gli domando.
-Un posto per isolarsi - aggiunge con un velo di tristezza il ragazzo accanto a me.
-Già. Per me era il tetto del Chrysler Building - ci dice l'ultimo Spiderman.
-Empire State - dico abbassando lo sguardo.
Per un momento vengo avvolta da tutte le brutte emozioni che ho provato lì sopra.
-Idem. C'è una vista migliore - dice il ragazzo accanto a me.
-Una bellissima vista! - concorda l'altro uomo.
-Anche nella vostra New York esiste l'Empire State? - domando curiosa.
-Si - mi confermano entrambi.
-Si! Credo di sapere esattamente dove andrebbe - ci interrompe Mj.
-Bene! Andiamo?
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Spidergirl
FantasyCiao a tutti, sono Ophelia Grey. Questa è la mia storia, di come una semplice diciottenne del Queens è diventata un qualcosa di sovraumano, che la gente chiama supereroe, che prova a dare speranza, anche quando tutto sembra perso. (In revisione)