Capitolo 4

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Sono ancora incredula sul fatto di avere dei poteri.
Ma è la realtà.
Mentre mi dirigo a scuola con la musica nelle orecchie, mi godo la vista intorno a me.
La strada è affollata di macchine e taxi, persone che corrono per non arrivare tardi a lavoro, genitori che accompagnano i propri figli a scuola, edicole sui marciapiedi che cercano di catturare l'attenzione sulle nuove notizie.

"NUOVA MINACCIA A NEW YORK" citava un giornale.
Mi avvicino curiosa alla montagna di fogli di carta e ne prendo uno.
"NUOVA MINACCIA A NEW YORK: Green Goblin.
Nelle ultime ore è stata avvistata una creatura su un aliante verde volare tra i cieli di New York. Si pensa che ciò sia collegato alle Oscorp Industries, dopo la morte di uno dei dipendenti durante un esperimento militare fallito.

The Daily Bugle"

Ora ci manca anche questo!
Una creatura verde volante.
Sembra di essere in un film di fantascienza.
New York ora è in pericolo e la polizia non penso che sia in grado di fermare una creatura del genere.
Ad un tratto squilla il telefono.
E' Peter.
Peter?
-Ehi Peter.
-Ciao Ophelia, dove sei?
-Sto andando a scuola.
-E' successo un casino qui, muoviti.
-Va bene.
Chissà cosa è successo?

Sono appena arrivata e subito Peter mi viene incontro.
-Ophelia!
E mi abbraccia.
Rimango immobile ma poi ricambio.
Il cuore sta facendo salti di gioia.
-Cosa è successo?- domando preoccupata.
-Guarda.
Mi indica con lo sguardo la scuola mezza distrutta. Rimango a bocca aperta.
-Com'è successo?
-Dalle videocamere, si è vista una bomba calare dal cielo e ha provocato questo.
-Pensi che potrebbe centrare qualcosa il Green Goblin?
-Forse.
-Quindi oggi cosa si fa?
-Non si entra. Ti va di fare un giro?
-Va bene - gli sorrido.
-Elisabeth e Harry non si sono presentati, ma Harry mi ha detto che sono insieme.
-Quei due si piacciono.
-Sicuro. Harry parla sempre di lei.
Camminiamo per un po ' in un leggero silenzio imbarazzante e subito entriamo nel primo bar che vediamo.
Ci sediamo e ordiniamo due cornetti al cioccolato e due cappuccini.
Nessuno dei due parla.
Ci guardiamo e sorridiamo.
Che imbarazzo!
Ad un tratto, prende parola lui.
-Hai fatto la scelta per il College?
-Si. Spero di andare all'M.i.t.
-Anche io, ma è molto difficile. E' uno dei migliori College di tutta l'America.
Finalmente arrivano le nostre ordinazioni e in poco tempo le divoriamo.

Passiamo tutta la giornata insieme e, inutile dire, che ci siamo divertiti tantissimo.
Mi sento bene con lui.
Felice e spensierata.
Mi sento accettata così come sono.
Ora sono le sette e mezza e sto tornando a casa. Mi preparo ad attraversare la strada quando una macchina nera mi passa velocemente accanto.
Mancava poco per finirci sotto.
Riprendo a camminare e noto che vicino casa c'è un sacco di gente in cerchio e due macchine della polizia.
Mi avvicino e mi faccio spazio tra la gente.
A terra c'è il cadavere di una donna.
Subito riconosco quel corpo.
-MAMMA!
Immediatamente passo da sotto il nastro giallo e nero.
La polizia prova a bloccarmi, ma non appena capisce che io avevo appena perso una delle persone più importanti della mia vita, si fanno indietro.
-Mamma!
Le lacrime cominciano a farsi strada sul volto.
E' morta con gli occhi aperti e con la sua solita espressione tranquilla.
Le lacrime aumentano ancora di più.
-Vieni con noi - mi dice un uomo della polizia.
Mi porta vicino alla macchina e mi porge una bottiglietta d'acqua.
-Chi è stato? Com'è successo? - domando con voce spezzata.
-Da quel poco che sappiamo, alcune persone che erano qui nelle vicinanze quando ciò è accaduto, dicono di aver visto tua madre in una macchina e un uomo con una pistola la stava minacciando di scendere dall'auto. Appena è scesa è stata sparata e l'uomo è fuggito con la macchina insieme ad un altro.
Rimango immobile.
Sono senza parole.
-Com'era quell'uomo?
-Capelli quasi bianchi con la barba. Indossava una giacca marrone e un paio di jeans blu.
Era l'uomo che avevo visto in quella macchina che stava quasi per prendermi sotto.
La rabbia comincia ad aumentare.
Ucciderò quell'uomo, non mi importa nulla.
Lui ha ucciso mia madre e io lo ripagherò con la stessa moneta.

Sto correndo nella direzione di quella macchina.
Dopo circa 10 minuti mi ritrovo in un vialetto scuro e non molto sicuro.
Mi nascondo dietro un cassonetto e aspetto che quell'uomo scenda dall'auto.
Ad un tratto apre la portiera nera, si poggia sopra e accende una sigaretta.
É il momento giusto.
Mi alzo e da dietro il mio nascondiglio, lancio una ragnatela e gli blocco la mano sinistra.
Ad un tratto si gira spaventato e si guarda intorno.
Poggia la sigaretta sulla macchina e prova a liberare la mano.
Esco da dietro il cassonetto e gli lancio un'altra ragnatela per bloccare entrambi le mani.
Mi avvicino all'auto con passo felpato.
Si gira nella mia direzione e mi guarda dal basso verso l'alto.
-Chi sei ragazzina? Cosa vuoi? - mi chiede con un filo di paura.
-Perché hai ucciso quella donna? - gli chiedo urlando.
-Ragazzina non fare cose di cui potresti pentirti.
Sicuramente ha capito le mie intenzioni.
-Perché mai dovrei pentirmi di aver ripagato con la stessa moneta l'uomo che ha ucciso mia madre?
L'uomo comincia a ridere.
-Non sai quello che fai.
Mi avvicino all'uomo e gli tiro un calcio alle gambe facendolo cadere a terra.
Comincia a gemere per il dolore.
Mi preparo a tirargli un pugno ma sento la sirena della polizia farsi sempre più vicina.
Lo guardo con disprezzo e odio, tanto odio, e poi scappo via e mi dirigo senza una meta precisa.

Mi trovo sull'Empire State Building a piangere mentre guardo la vista notturna di New York e il vento che gioca con i miei capelli.
I grandi palazzi accesi illuminano l'ambiente buio.
Le strade sono affollate come sempre e il suono del clacson delle macchine riempie il silenzio notturno.
Mi sento vuota, senza emozioni.
La donna che mi ha messa al mondo, che mi ha vista crescere, che mi ha curata e aiutata sempre quando ne avevo bisogno, ora non c'è più.
Una parte di me è andata via e non potrà mai più ritornare.

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