Capitolo 3

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CAPITOLO 3

Jungkook

Feci scrocchiare il mio collo un paio di volte, muovendo la testa da un lato all'altro, prima di togliere la collana con una gemma viola che adornava il mio collo e che non rimuovevo mai, poggiandola vicino al mio letto. Un accessorio insignificante per qualcuno, ma fondamentale per me. Era l'unica cosa che mi manteneva in equilibrio e senza quella le cose avrebbero potuto mettersi male. Quella sera era sicuramente una delle poche eccezioni che mi permettevo. Ero reduce da una sessione di allenamento con i ragazzi più grandi che mi aveva risucchiato tutte le energie. Se avere a che fare con i cuccioli era difficile, gli adolescenti erano un inferno, senza contare il fatto che non ero il loro insegnante permanente. Era un po' di tempo che quello designato dava problemi, con scatti d'ira improvvisi e assenza ingiustificate. Namjoon mi aveva chiesto di sostituirlo anche quel giorno e io lo avevo fatto, senza risparmiarmi nel consigliargli di mandarlo via, prima che qualcuno si ribellasse e scoppiasse il caos.

Ero esausto.

Cercai da solo, abbracciando il mio corpo, di massaggiarmi le spalle, ma fu inutile. Quindi, mi spogliai e feci l'unica cosa che mi aiutava a rilassarmi: un bagno caldo.

Mi immersi nell'acqua e quasi mi lasciai scappare un gemito non consono. Poco a poco, con la testa poggiata al bordo e gli occhi chiusi, sentii la tranquillità avvolgermi.

Erano pochi i momenti di privacy in quella casa in cui giravano adulti, ragazzi e cuccioli e facevo di tutto per godermeli. Erano gli unici momenti nei quali potevo essere completamente me stesso, senza nessuna facciata, senza maschera, anche se qualcosa ancora impedivo anche a me stesso. Non potevo permettermelo.

Quando mi sentii abbastanza sereno, mi asciugai e indossai una tuta grigio scuro con sopra una felpa larga con lo stesso colore e, riallacciando la mia collana, uscii dalla mia stanza del 2° piano per recarmi in cucina, dove trovai Jin ai fornelli.

Era abitudine trovarlo lì. Nessuno lo costringeva a preparare i pasti, ma lui insisteva. Aveva una passione per la cucina e non accettava lo spodestamento da nessuno.

«Hey, trainer» mi salutò appena fui nel suo stesso spazio.

Mi accomodai sullo sgabello vicino al bancone, all'altro lato del quale lui cucinava.

«Ciao Jin. Come va?»

«A parte il fatto che Namjoon ha rotto due uova» indicò le bucce nel cesto vicino. «E ha rischiato di tagliarsi con un coltello, direi bene.»

Il suo tono infastidito nascondeva una sottile nota di esasperazione e dolcezza.

Sapevo che Jin e Namjoon erano compagni, e se a dirlo non ci fosse stato il marchio dell'Alpha sul suo collo, si sarebbe visto in ogni gesto o sguardo dei due. Si adoravano sopra ogni cosa e non lo avevano mai nascosto.

Namjoon era una macchina da guerra quando si trattava di affari, ma quando entrava in gioco Jin, diventava un'altra persona. Erano complementari ed ero sicuro che non fosse solo per il laccio che li legava.

Poche volte avevo visto rapporti così e, ogni volta, avevo distolto lo sguardo. Solo da pochi anni avevo imparato a rendermi indifferente. Dovevo accettare che a me non poteva succedere, lo avevo reso impossibile e andava bene così.

«Perché continui a farlo avvicinare alla cucina, se sai che farà guai entro dieci secondi?»

Sorrise.

«Perché mi piace che si voglia rendere utile e non pensi solo a lavorare. Mi dà attenzioni, anche se sono trascorsi quattro anni da quando abbiamo completato il nostro mate bonding.»

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora