Capitolo 2

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CAPITOLO 2

Taehyung

Sarebbe ipocrita dire che quella notte avevo dormito. Dopo un bel bagno caldo, mi ero calmato un po', ma la rabbia non mi era passata e cadere tra le braccia di Morfeo era stato più difficile del previsto.

Avevo provato di tutto: annusare gli odori familiari della grande casa, andare a trovare i miei genitori che vivevano vicini e riempirmi dei feromoni tranquilli di mia madre, passeggiare e cenare con i ragazzi come non facevo da un anno. Era servito tutto solo in parte.

Il mio lupo continuava a sentirsi inquieto e non sapevo più come calmarlo. Un anno fuori mi aveva certamente temprato più di quanto non lo fossi già, c'erano stati momenti difficili in cui avrei preso volentieri a pugni o azzannato qualcuno, ma mi ero sempre trattenuto. Avevo una grande connessione con il mio istinto animale e ogni volta che gli avevo detto di placarsi, lo aveva fatto, tornando un tutt'uno con il mio lato umano. Ma non stavolta. Stavolta c'era qualcosa che non quadrava nei confronti di quella persona in particolare e non mi sarei messo in guerra con l'altra parte di me per lui. Per questo ero sollevato dal fatto che l'avessi mandato via. Meglio evitare subito situazioni sconvenienti e danni collaterali e no, non era codardia, era sopravvivenza. Quando le cose iniziavano storte, non potevano che finir male.

Quindi non mi preoccupai la mattina dopo, quando finalmente di nuovo in tenuta da leader -pantalone nero e camicia dello stesso colore-, mi avviai con Namjoon a fare un giro nella tenuta per vedere i cambiamenti che erano stati fatti in mia assenza, tutti ed ognuno approvati da me, e mi trovai faccia a faccia con la persona che credevo di aver licenziato il giorno prima.

Indossava la tenuta da combattimento e si dirigeva verso l'ingresso. Al mio sguardo glaciale, rispose con l'indifferenza, continuando a camminare come se non mi avesse visto.

«Che ci fa lui qui?»

Posai lo sguardo su Namjoon e allo stesso momento bloccai il passaggio a lui, allungando un braccio.

«Tra poco deve allenare i bambini», rispose come se non avesse assistito a tutto quel casino il giorno prima.

Mi voltai verso la persona in questione.

«Ti avevo detto o no di fare le valigie?»

Assottigliò gli occhi, irritato.

«Se fosse stato per me, le avrei fatte e gliele avrei anche lanciate dietro prima di uscire da qua dentro.»

«Jungkook!» lo richiamò il mio amico.

Mi avvicinai.

«Ti avviso, stai scherzando con la persona sbagliata.»

Namjoon si mise in mezzo e, poggiando le mani sul mio petto e quello di Jungkook, ci allontanò.

«Ok, basta voi due», disse granitico. «Sono stato io a dire a Jungkook di rimanere. E' un valido insegnante e finché non ci saranno ragioni oggettive per cacciarlo, rimarrà qui.»

Stavo quasi per dirgli che ero io leader, ma così come arrivò, l'idea sfumò. Avrei sempre preso in considerazione la sua opinione, leader o no, che mi piacesse o no.

«Un passo falso e sei fuori», statuii, rivolgendomi direttamente a lui.

«Che paura», fu la sua risposta prima di aggirarmi e continuare a camminare chissà verso dove.

Mi infilai una mano tra i capelli.

«Diavolo, c'è qualcosa che non va con lui!»

Namjoon sospirò e s'incamminò, io lo seguii.

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora