Capitolo 9

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CAPITOLO 9

Jungkook

Il progetto fu messo in moto due settimane dopo la riunione con Siwoo. Ci fu un'organizzazione lampo dovuta alla celerità che la situazione richiedeva e tutti in casa ci mettemmo in opera per far sì che accadesse.

Ognuno si occupava di un aspetto diverso e il leader coinvolse anche gli adolescenti nell'iniziativa, invitandoli ad una delle riunioni per spiegargli tutto per bene. Fu conciso ed esaustivo, non indorò la pillola e lo apprezzai per quello. Loro reagirono dicendosi sdegnati e pronti ad aiutare. Il modo in cui stavano crescendo mi riscaldava il cuore.

Io e Taehyung, invece, - o il leader, come lo chiamavo davanti a tutti – non ci eravamo più parlati se non per cose strettamente legate al lavoro e quindi agli allenamenti o al progetto.

Da quando eravamo usciti dalla serra eravamo tornati due estranei che si trattavano con freddezza. La cosa non mi faceva molto piacere e, a dirla tutta, avevo dovuto rimproverare me stesso un paio di volte per questo. In quel tardo pomeriggio di due settimane prima, infatti, il mio lupo si era svegliato per la prima volta dopo otto anni nei quali lo avevo mantenuto dormiente, in silenzio. Non era stato facile farlo, ma quando c'erano in gioco dolore e emozioni era più semplice e io ne avevo approfittato per perdere quella parte istintiva che mi avrebbe potuto mettere nei guai.

Ma nei guai ci ero finito lo stesso e le emozioni mi avevano giocato un brutto tiro perché, se grazie ad esse anni prima avevo addormentato il mio lupo, a causa di esse, questa volta, lo avevo svegliato. O forse dovrei dire a causa del leader, perché, diavolo, era stato lui la causa di tutto. Se mi fosse stato lontano, se avesse tenuto il naso fuori dai miei affari, se mi avesse trattato come un semplice dipendente, forse non sarebbe mai accaduto, forse non lo avrei mai guardato con altri occhi, non avrei mai notato il cambio che sentivo in me ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano, non avrei notato il suo né quello del suo lupo che, a quanto pare, aveva riconosciuto il mio e lo aveva chiamato prima ancora che ce ne rendessimo conto.

Diavolo, mi ero concesso una sola debolezza e mi era costata cara. Anche il mio aroma bloccante con lui non funzionava più. La cosa grave era che aveva sentito il mio odore ancora prima che i nostri lupi si riconoscessero sul serio e, anche se quel giorno in ufficio non indossavo la collana, non avrebbe dovuto sentirlo. Quell'oggetto era progettato anche in quel senso: anche se non la indossavo, il blocco era così forte che il mio odore non avrebbe dovuto sentirsi, ma con lui non aveva funzionato. E ora che le cose erano diventate più chiare, dovevo ammettere che era sconvolgente perché anche io, da quando i nostri occhi avevano cambiato colore dopo il nostro primo bacio, avevo iniziato a sentire il suo ed era maledettamente magnetico. Mentre, come diceva lui, io avevo un odore simile alla primavera, lui sapeva di foglie che cadevano e terra bagnata dopo la pioggia, un odore indescrivibile, di autunno. Ed era ironico che i nostri odori rispecchiassero invece di sé stessi, la personalità dell'altro, perché tra i due, ero io quello chiuso, quello che rinnegava sempre tutto, quello che precedeva l'arrivo dell'inverno, mentre lui, quando era a casa con i bambini e con i ragazzi, era...perfetto. Con il suo sorriso peculiare e i suoi occhi espressivi, dava l'impressione di un giorno di primavera, dove si esce di casa per un picnic e per guardare i bambini giocare.

Invece, a quanto pare, era il contrario: lui autunno, io primavera, e mai sembrò essere più distanti dalla realtà. La luna ci aveva voluti così: diversi e complementari in un certo modo.

Dopo il bacio, avevo chiuso il mio istinto animale in un angolino e, forte della mia volontà, ci ero riuscito. Ero tornato sconvolto in camera e per molte notti non avevo dormito. Avevo rinnegato qualsiasi relazione tra di noi e ancora lo facevo, cercando di seppellire ogni pensiero a riguardo. Io non potevo avere un compagno perché sapevo fosse una debolezza per il mio lavoro, per me. E infatti, a sostegno delle mie parole, avevo solo dovuto confrontare la mia vita da otto anni fino a quel momento rendendomi conto che prima di incontrare lui, nulla era mai sfuggito al mio controllo: le mie giornate erano normali, scandite da allenamenti e chiacchiere con i ragazzi e andava bene così, perché non c'erano problemi. Ma dopo il suo arrivo, ero cambiato anche io e avevo sperimentato una varietà di emozioni che mi spaventava: irritazione, rabbia, paura, disperazione e quella maledetta attrazione mista alla voglia di tirarmi indietro. Erano anni che mi definivano "la macchina Jeon Jungkook" e con lui vicino, invece, stavo diventato semplicemente...Jungkook, e non potevo permettermelo. L'ultima volta che mi ero rilassato, avevo perso la persona a me più cara.

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora