Capitolo 11

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CAPITOLO 11

Jungkook

Districarmi dall'abbraccio di Taehyung fu un'impresa. Mi teneva stretto come se avesse paura che scappassi e forse non aveva neanche tutti i torti. Raccolsi e indossai temporaneamente la divisa da trainer che mi aveva tolto qualche ora prima e uscii furtivamente dalla sua camera, lasciandolo ancora dormire.

Dal piano di sotto si sentivano voci e schiamazzi e, appena entrato in camera mia, mi resi conto che era calata la sera. Controllai il mio orologio, constatando che avevo giusto quarantacinque minuti prima di cominciare l'allenamento con gli adolescenti e, imprecando, mi diressi verso il bagno, dove mi spogliai di nuovo e mi immersi nella vasca con l'acqua calda. Come sempre, chiusi un attimo gli occhi, cercando di fare il punto della situazione. La cosa che più mi premeva al momento era il fatto che fossi dolorante dappertutto. Taehyung all'inizio aveva cercato di essere delicato e gliene ero grato, ma mi ero sentito troppo bisognoso per quel tipo di rapporto: in quel momento, infatti, avevo sentito la necessità di unirci nella maniera più primitiva e carnale possibile. Lo volevo, lo volevo in me, su di me, addosso a me, poco importava il dolore iniziale, e facevo fatica a spiegarmi il motivo. L'unico che mi veniva in mente lo potevo rinvenire nel dubbio che mi aveva instillato Jin di Jackson e poi, più di tutto, nella conversazione a cui avevo assistito. Infatti quel pomeriggio ero stato sul punto di entrare in palestra credendo di cogliere sul fatto i due, invece mi ero dovuto trattenere sulla porta nel sentire ciò che quello che si supponeva fosse il mio compagno stava dicendo all'altra persona che, per aggravare la mia rabbia, gli accarezzava la schiena. E non sapevo quale delle due cose avesse fatto infuriare di più me e il mio lupo.

Sapevo che non ero molto docile e che respingevo sempre il leader ma vederlo prospettare un allontanamento come se niente fosse, come se la sera prima non mi stesse per mangiare, come se non fosse difficile per lui restarmi lontano come per me lo era ogni giorno di più, mi aveva fatto scattare, aggredire Jackson e accusare lui. Ed ero stato sicuro della mia tesi, del fatto che mi avesse preso in giro, che fosse un maledetto bugiardo, che mi stavo facendo ammansire da un coglione, almeno finché non mi aveva urlato che non lo capivo, che non comprendevo, che non riuscivo a distinguere le sue parole dai suoi sentimenti e io lo avevo ascoltato sul serio e avevo fatto un rewind veloce da una prospettiva espunta da gelosia e rabbia, nella quale c'erano solo i suoi occhi sconfortati e un'espressione che gridava quasi "non posso fare più niente". Allora avevo cercato di scusarmi ma non ci ero riuscito, perché nel frattempo che le parole mi venivano in mente, Taehyung era già sparito e io lo avevo seguito in camera, cercando la sua attenzione con un altro argomento, una cosa stupida per qualcuno ma che io – e il mio lupo – sentivo come importante, e al diavolo se non era quello per cui ero andato, ne avevo approfittato per fargli sapere che lo ritenevo comunque mio , ma anche in quel frangente aveva trovato il modo di rinfacciarmi la parola e il suo significato, facendomi capire che finché non avessi deciso di aprirmi con lui, quel cerchio non si sarebbe completato. Ci avevo pensato di nuovo, come mi stavo trovando sempre più spesso a fare, ma le parole non mi erano uscite. Mi trovavo di fronte ad un bivio e sapevo che quello era il momento giusto per prendere una decisione, ma nulla era uscito. A quel punto Taehyung mi aveva accusato ancora di non volerlo e io avevo perso la testa, perché se c'era una cosa sulla quale io e il mio lupo, la mia parte umana e quella animale concordavamo, era proprio quella: lo volevo. E speravo di averglielo fatto capire quando lui mi aveva baciato e io gli avevo permesso di andare avanti e mi ero concesso, unendomi a lui con mente, corpo, anima e istinto.

Era stata la mia prima volta e mi aveva trattato proprio come avevo immaginato: con cura, delicatezza, calma; avevo sentito il mio cuore, oltre al mio corpo, essere ben presente, così come il mio lupo che non avevo voluto nascondere. Era stato così magico che avevo dimenticato tutto e mi ero affidato completamente a lui, sciogliendomi tra le sue braccia, tra le sue mani, cedendo al suo corpo che si era unito al mio nel più bel modo possibile, arrendendomi alle sue parole, a quelle che mi assicuravano che non mi avrebbe lasciato se gli avessi parlato di quello che mi tormentava, che avremmo affrontato tutto insieme, che dovevo fidarmi di lui. Ci avevo fatto affidamento e ne era uscito il momento più bello della mia vita.

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora