Capitolo 16

2.2K 120 8
                                    

CAPITOLO 16

Taehyung

Il pack era in fermento quel pomeriggio: i lupetti si allenavano con gli adolescenti in un allenamento congiunto, i ragazzi erano in giro per la mansione per i loro impegni, io nel mio ufficio ad occuparmi delle ultime questioni che erano arrivate in casa. Accanto a me, su una delle sedie per gli ospiti spostata qualche ora prima, c'era Jungkook, impegnato a revisionare i documenti che aveva redatto Namjoon mesi prima durante la mia assenza che riguardava la situazione delle aggressioni agli Omega.

Da quando mi aveva urlato contro perché annoiato, gli avevo proposto di lavorare al mio fianco per aiutarmi a trovare una soluzione definitiva per la questione della difesa e della parità degli Omega, e lui aveva accettato volentieri. Del resto, entrambi avevamo studiato in modo approfondito le questioni legate alla legge, e insieme avremmo potuto lavorare perfettamente, oltre al fatto che avrebbe aiutato a tenerlo fuori dai pensieri negativi e quelli legati all'allenamento per un po'. Il dottore era stato chiaro: dovevano trascorrere almeno altre due settimane prima di riprendere il lavoro in modo graduale e mai più avrebbe dovuto azzardarsi a spingersi al di là dei limiti.

In quel momento era concentratissimo: gli socchiusi, la fronte aggrottata, un'espressione seria. Teneva i capelli nerissimi tirati indietro col gel e indossava di nuovo la tenuta da combattimento. Non che dovesse riprendere ad allenare, certo.

Con la penna che aveva tra le mani sottolineava e cerchiava chissà quali parole che riteneva importanti e ogni paio di minuti si fermava per prendere appunti su un block notes a parte. Quando riprendeva la lettura, il tappo della penna finiva tra le sue labbra. Era stupendo.

E sapevo che avrei dovuto smettere di guardarlo e di sbavare ma al momento non ci riuscivo. Non ci riuscivo perché avevo maledettamente voglia di baciarlo, di toccarlo, di farlo mio di nuovo. Da quando si era aperto con me tra noi non c'era più nessun dubbio, nessuna incertezza, nessuna paura; la nostra relazione aveva fatto un passo avanti, ma tra l'importanza del suo recupero e gli eventi che si susseguivano a concatenazione ogni giorno, eravamo rimasti soli pochissime volte e la sera, quando ci mettevamo a letto -ormai dormivamo insieme in camera mia, dove lo avevo esortato a spostare tutte le sue cose-, eravamo troppo stanchi e ci limitavamo sempre e solo a delle coccole, senza oltrepassare la linea.

E ora qualsiasi cosa che lo riguardava sembrava eccitarmi.

Mi umettai le labbra, cercando di smetterla una volta per tutte di fare il maniaco ma mentre ci pensavo si voltò verso di me beccandomi in pieno.

«Che fai?»

«Niente» risposi, forse troppo veloce, ma continuai a osservarlo e i miei occhi passarono dai suoi alla sua bocca gonfia da tutte le volte che si era avvicinato la penna.

Ricambiò il mio sguardo e un sorriso gli nacque sul volto.

«C'è qualcosa che ti piace?»

Sentii il sangue ribollirmi nelle vene e deglutii, cercando di non pensare al suo tono di voce divertito ma provocatore.

Era sempre lo stesso.

«Meglio che non ti risponda.»

Aggrottò le sopracciglia.

«Paura?» sorrise.

«Se ti dico ciò a cui sto pensando, avrai paura tu» replicai, sincero.

Il suo sorriso diventò più largo e si voltò verso di me. Le nostre ginocchia si toccarono, i nostri sguardi si intrecciarono con aspettativa.

«Perché non ci provi?»

«Kook» lo avvertii, e per mezzo secondo i miei occhi cambiarono in rosso.

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora