EPILOGO
2 anni dopo
Jungkook
Taehyung era incazzato.
Lo era da quella mattina, ed erano già le sedici di pomeriggio.
D'accordo, era stata colpa mia, ma non pensavo si arrabbiasse così tanto.
Stavo solo allenando i lupetti, non avevo fatto chissà che.
E sicuramente non avevo infranto la promessa che gli avevo fatto due anni prima: quella di non esagerare, non sopraffarmi, non portare il mio corpo al limite.
Ma io non stavo esagerando e quello non era il terzo allenamento della giornata. Forse.
Diavolo, lo era.
E la furia sprigionata dai suoi occhi quando mi aveva beccato mi aveva detto che avevo combinato un guaio.
Mi aveva solo urlato «Jungkook!» e io ero rimasto a guardarlo impassibile per qualche secondo, prima di rispondergli «Ehi». Il suo viso si era contratto in pura irritazione. «Non ci posso credere», aveva scosso la testa. «Non cambi mai».
Poi se n'era andato, chiudendosi nel suo ufficio dove ancora si trovava.
E io, forse, stavo iniziando a sentirmi una merda.
Le cose erano cambiate molto in quei due anni, dopo l'approvazione formale delle proposte avanzate da Taehyung al Consiglio, e mi ero trovato, come rappresentante degli Omega, sempre più coinvolto nelle attività per concretizzarle, mantenerle e vigilarle, oltre a continuare il mio lavoro da allenatore. Proprio per questo motivo, Taehyung, all'ennesima giornata dopo la quale ero stramazzato stanchissimo sul letto, mi aveva rimproverato, mettendomi di fronte all'evidenza: non potevo più continuare così, e mi aveva fatto promettere che mai più avrei portato il mio corpo all'estremità, cercando per lo meno di ridurre le ore di lavoro.
Quindi avevo ceduto e avevo chiamato Jackson, proponendogli un lavoro part-time: quando il mio turno d'allenamento finiva, cominciava il suo, a rotazione.
Aveva accettato subito, senza rancore per le mie azioni passate, e mi aveva affiancato.
E, mantenendo la mia promessa al mio compagno, avevo trovato il giusto equilibrio tra un ruolo e un altro, senza stancarmi eccessivamente e potendo godere del meraviglioso sorriso che mi rivolgeva.
Peccato che nell'ultimo mese avessi mandato via già quattro volte Jackson per essere io ad allenare i lupetti.
Non capivo neanche io cosa mi stava succedendo, volevo solo stare con loro ed essere solo io colui che li preparava. Dopo, mi beavo dei loro giochi nella sala comune e delle continue coccole che ricevevo. Non ero più restio da tempo ad abbracci e carezze e il sorriso non mi si scollava dal viso quando si aggrappavano a me per affetto.
Avevo chiesto a Jackson di mantenere il silenzio, e lui aveva solo scosso la testa roteando gli occhi.
«Povero Taehyung.» aveva detto ogni singola volta, e non aveva tutti i torti.
Stavo infrangendo la promessa e il mio corpo stava iniziando a risentirne, sentivo da giorni dolori strani, ma sapevo che era per la fatica. Tra riunioni al Consiglio, consulenze alla Commissione Legale, le passeggiate in paese per raccogliere informazioni dal popolo e gli allenamenti, stavo di nuovo cadendo giù. Poi all'improvviso si era radicato in me quell'insensato bisogno di stare con i lupetti. Quindi avevo aggiunto quell'allenamento anche quando non era il mio turno e la scoperta di Taehyung aveva fatto il resto.
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Upside down || Taekook
FanfictionKim Taehyung è il leader del pack "Purple Shadow", di ritorno a casa dopo un anno all'estero per impegni diplomatici. Nonostante sia un Alpha e un capo, è molto legato ai suoi amici e a coloro che vivono nel suo branco. Jeon Jungkook è l'allenatore...