Capitolo 6

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CAPITOLO 6

Taehyung

«Qualcuno mi aspettava?» chiesi retorico entrando nella sala comune, dove dieci bambini stavano giocando.

Fu di nuovo Hyunbin, per primo, a voltarsi.

«Leader Taehyung, sei tornato sul serio!»

Mi corse incontro e lo presi al volo, facendogli fare una giravolta prima di rimetterlo a terra e in due minuti mi trovai a fare la stessa cosa con tutti gli altri.

Yun, una bambina di quattro anni, si avvicinò timida.

Mi inginocchiai, cercando di mettermi alla sua stessa altezza.

«Ciao, piccola. Come stai?»

Yun aveva i capelli neri come la pece ed era una delle bimbe più riservate. Ci pensava sempre due volte prima di fare qualcosa e aveva poca fiducia in sé stessa. Ogni volta che potevo, la incoraggiavo.

«Bene, leader TaeTae.»

Sorrisi a quel nomignolo che qualcuno utilizzava.

«Stai giocando con gli altri? Spero di sì.»

Annuì.

«Sono tutti buoni con me, a volte, sono io che non riesco a parlare.»

Le accarezzai la testa.

«Prenditi il tuo tempo. Fallo quando ne hai voglia ma ricordati sempre che tutti vogliamo ascoltare la tua meravigliosa voce.»

Finalmente il suo viso si aprì in un sorriso dolce e fu lei ad avvicinarsi e cingermi il collo per abbracciarmi.

Mentre ricambiavo il suo abbraccio, mi permisi un'occhiata nella sala, trovandomi di fronte Hobi, Jimin e Jungkook. A quanto pare, era rimasto anche lui dopo l'allenamento.

Per una frazione di secondo i nostri occhi si incrociarono, ma entrambi fummo lesti a deviare lo sguardo.

Da quando era successo quel casino, la settimana precedente, avevo seguito alla lettera il consiglio di Jin e avevo lasciato perdere Jungkook. Non una provocazione, né una parola erano volate tra di noi. Avevo addirittura saltato i pasti insieme a loro per rendergli le cose più facili solo per scoprire, origliando una conversazione, che anche lui aveva fatto lo stesso.

Ogni volta che ci eravamo incrociati, avevamo tirato ognuno per la sua strada e nella sala comune ci eravamo incontrati all'entrata o all'uscita: quando l'uno entrava, l'altro se ne andava.

Pensavo che questo mi avrebbe portato ad essere ancora più irritato, invece non era stato così. Il pomeriggio stesso dell'evento, quando mi ero addormentato in ufficio, avevo percepito, probabilmente sognato, un aroma nuovo, che non avevo mai sentito prima: un aroma di primavera, un misto di fiori che si accingevano a sbocciare e di un vento lieve. Era un profumo che non poteva essere descritto a parole, e sebbene sembrasse debolissimo, un sottile filo, mi aveva colpito come se fosse una frusta. Da quel momento, il mio lupo era tornato alla normalità e così anche io.

Mi sentivo ancora in colpa per tutto quello che era successo, dalla mia provocazione poco consona al modo che avevo avuto di chiamarlo per il suo rank, ma seguire ciò che mi aveva detto Jin era stata la cosa migliore e i giorni erano trascorsi senza più alcun intoppo.

Ma quel giorno in particolare avevo voluto finire prima di lavorare proprio per prendermi un po' di tempo con i bambini, con i quali non avevo avuto modo di parlare da quando ero tornato. Avevo voglia di vederli, di sentire le loro risate, di farmi influenzare dal loro umore, dalla loro innocenza. Quindi io non sarei andato via. Se era infastidito dalla mia presenza, speravo lasciasse lui la stanza.

Upside down || TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora