Prologo.

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La verità nascosta.

Prologo.




La metro non era mai stata affollata come quel giorno. Gente ovunque che camminava di fretta, chi parlava al telefono, chi faceva colazione al volo, chi leggeva il giornale in attesa del treno, chi si scambiava qualche bacio romantico e poi c'era Niall che guardava tutto con disprezzo.

Con le cuffie nelle orecchie, qualunque cosa attorno a lui sembrava spingerlo a ricordare.

E se c'era una cosa che Niall odiava fare era proprio quella. Chiuse gli occhi un secondo, concentrandosi solamente sulla musica che sovrastava qualunque rumore. Dopo cinque minuti abbondanti vide il treno arrivare. Si affrettò a salirci, stringendosi nel giubbotto.

Faceva freddo ultimamente. Il clima a Londra non era dei migliori e le giornate soleggiate che avevano dominato la città fino ai primi di settembre, avevano lasciato spazio a grandi nuvoloni neri che minacciavano pioggia ad ogni secondo. Quel tempo rispecchiava esattamente il suo umore.

Niall sbuffò sentendo il cellulare vibrare nella tasca posteriore dei jeans. Lo prese e lesse il nome sullo schermo, prima di rifiutare la chiamata e rimetterlo al suo posto. In quel momento non gli andava di parlare con nessuno, tantomeno se quel 'nessuno' era Nana, la nonna di lei.Niall non aveva nemmeno più il coraggio di pronunciare il suo nome. Ogni volta che anche solo ci pensava si sentiva male. Usato, tradito, sporco, inutile, ma totalmente, incondizionatamente, irrimediabilmente ancora innamorato.

Loro due insieme erano stati ciò che di più bello potesse esserci al mondo. Fatti per stare insieme, dicevano. Quello in cui uno eccedeva, l'altro scarseggiava e viceversa. Poi c'era ciò che avevano in comune. Si completavano a vicenda e chiunque poteva giurare di non aver mai visto un amore più vero del loro. Ma era davvero così reale? Era questa la domanda che torturava Niall. Se lo chiedeva e l'unica risposta che riusciva a darsi non era quella che avrebbe voluto.

Quanto tempo era passato dall'ultima volta che l'aveva vista? Tredici giorni e diciotto ore. Ci mancava poco che si mettesse a contare anche i secondi.

Erano tredici giorni che non aveva sue notizie. Sapeva che in fondo un po' aveva sbagliato anche lui.

Ma la percentuale del suo errore, in confronto a quella di lei era minima. Inesistente quasi.

La frenata busca della metro lo fece risvegliare da quella sorta di dormiveglia in cui era caduto. Scosse la testa, cancellando la sua immagine dalla mente prima di scendere velocemente dal treno ed incamminarsi in una delle vie più privilegiate della periferia. Si accese una sigaretta, sapendo che la strada era ancora lunga. Il fumo usciva dalle sue labbra in piccole nuvolette, dandogli quella dose di calma di cui aveva quotidianamente bisogno da due settimane. Dopo una camminata di dieci abbondanti minuti, si ritrovò di fronte casa sua. Una villa a due piani gli stava davanti, con un piccolo giardino sul davanti, in cui c'era un dondolo coperto da un lenzuolo. Lo guardò un istante, prima di avvicinarsi e sedersi sopra per la prima volta dopo tredici giorni.

Con la sigaretta ormai finita tra le mani e gli occhi dispersi nel vuoto, un flashback gli passò davanti agli occhi, obbligandolo a fermarsi un istante per ricordare.


-Quindici giorni prima.


"Davvero, Niall? Ma tu credi sul serio che io sia così stupida?!" esclamò lei facendo oscillare i suoi capelli neri.

La verità nascosta || Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora