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«Non trovi che sia bellissimo?»

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«Non trovi che sia bellissimo?»

La mia migliore amica mi trascina ancora più vicina al tavolo sul quale è salito il capitano della squadra di football dell'università. Stasera hanno vinto la prima partita del campionato, e per festeggiare una delle sorellanze ha organizzato una festa nella loro residenza.

«Puoi almeno fingerti felice di essere qui?»

«Io non volevo nemmeno venirci qui, Nancy» le dico incrociando le braccia.

Lei sbuffa e poi torna ad ammirare il capitano come se fosse un dio sceso in terra. Fin troppe persone si lasciano ammaliare dai loro corpi muscolosi e non si accorgono delle dimensioni ridotte dei loro cervelli.

«I tuoi pregiudizi su chi gioca a football cominciano a diventare ridicoli» aggiunge mentre ha ancora gli occhi puntati sul ragazzo che sta facendo un discorso post vittoria sul tavolo al centro della sala.

«I miei non sono pregiudizi perché hanno un fondamento, e tu lo sai bene.»

«Non puoi fare di tutta l'erba un fascio. I ragazzi al liceo sono stati degli stronzi ma non vuol dire che lo siano tutti.»

Nancy potrebbe anche avere ragione, ma l'esperienza che ho avuto al liceo con quelle persone mi è bastata per tutta la vita. Hanno reso la mia vita un inferno per una cosa di cui non avevo nemmeno colpa solo perché si sentivano i padroni della scuola. Non ho alcuna intenzione di ripetere l'esperienza anche ora che sono all'università, quindi più alla larga da loro mi trovo meglio è.

«Un'ultima cosa...» annuncia il ragazzo sul tavolo. «Voglio comunicare a tutte le ragazze che Holden è ufficialmente fuori dal mercato quindi smettetela di strusciarvi addosso a lui come gatte in calore, grazie!»

Detto ciò salta giù tra gli applausi dei suoi compagni e le occhiate deluse delle ragazze. Per curiosità, seguo gli sguardi di quest'ultime mi ritrovo a guardare un ragazzo alto e abbronzato che scuote la testa, divertito o esasperato non saprei dirlo, mentre stringe a se una ragazza bellissima. Sembrano usciti dalla copertina di una rivista per quanto sono belli. È surreale.

«Vado in bagno» comunico subito dopo a Nancy anche se so che non mi sta ascoltando, concentrata com'è a cercare il capitano della squadra tra tutti i ragazzi ammassati nel soggiorno della residenza.

Facendomi largo tra i corpi sudati di ragazzi e ragazze, riesco a raggiungere il bagno al piano di sopra. Stranamente non c'è la fila quindi apro la porta e poi, mentre sto entrando, qualcuno mi spinge dentro e chiude la porta a chiave dietro di se. Non aspetto nemmeno che questo maniaco faccia la sua mossa. Mi giro di scatto e lo colpisco in faccia con un pugno, proprio come mi ha insegnato mio zio.

«Porca puttana!» esclama il ragazzo che ho colpito coprendosi il volto con le mani. Ci metto meno di un secondo a capire chi è, in fondo mi è toccato sentire la sua voce fino a pochi secondi fa.

Tra le strade di New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora