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«Dove siamo?»

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«Dove siamo?»

È la quinta volta che faccio a Liam la stessa domanda ed è la quinta volta che sento le stesse tre parole.

«È una sorpresa».

Oggi è il mio compleanno e come prima cosa, questa mattina, Liam mi ha portato la colazione al letto. Nel vassoio c'erano un pacchetto di caramelle gommose e una torre di pancake ricoperti di cioccolato con in cima due candeline, una a forma di due e l'altra a forma di uno.

Dopo la colazione, mi ha detto di vestirmi comoda perché saremmo andati in un posto prima di pranzare con le lasagne che ha preparato questa mattina apposta per il mio compleanno.

«Siamo a Central Park?» gli domando quando sento l'erba sotto le scarpe. Liam mi ha anche bendata prima di entrare in macchina quindi non ho proprio idea di dove ci troviamo.

«No».

Mi fa fare altri due passi avanti e poi mi toglie la benda dagli occhi. Le mie pupille ci mettono qualche secondo a riabituarsi alla luce, e finalmente scopro che siamo nello stadio in cui la squadra di Liam gioca tutte le partite.

«Possiamo stare qui o mi farai arrestare il giorno del mio compleanno?» gli domando mentre continuo a guardarmi intorno.

«Ho chiesto un favore al coach, è tutto legale.» Mentre pronuncia queste parole, mi fa cenno di seguirlo al centro del campo.

«Ok, ma perché siamo qui?»

«Per introdurti al football, ovviamente».

Non c'è nulla di ovvio in tutto questo, ma non voglio distruggere i suoi piani così lo raggiungo in mezzo al campo.

Per i primi venti minuti Liam mi spiega le regole e la suddivisione del campo. Nonostante i suoi sforzi però, non ho ancora capito a pieno come si gioca. So solo che bisogna arrivare alla end zone per guadagnare i punti.

«Vedrai che con un po' di pratica lo capirai meglio».

Alla parola "pratica" riporto la mia attenzione su di lui. «In che senso?»

«Nel senso che giocheremo un po'».

Prima che possa oppormi, lui va a prendere una palla e me la passa. «Prova a lanciarmela».

Guardo prima lui e poi la palla. Me la rigiro tra le mani per qualche secondo e poi sbuffando la tiro nella sua direzione. Inutile dire che è stato un fallimento. Non è arrivata nemmeno a metà strada tra me e lui.

«Non metti bene il braccio» mi spiega Liam avvicinandosi. «Ti faccio vedere».

Dopo avermi ridato la palla, comincia a muovere il mio braccio per metterlo nella posizione giusta. Anche se le sue dita non sono a diretto contatto con la mia pelle, il ricordo di quello che ha fatto ieri sera con queste stesse dita mi fa scaldare tutta.

Tra le strade di New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora