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«È stato fortunato» mi dice l'infermiera davanti a me

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«È stato fortunato» mi dice l'infermiera davanti a me. «Se il proiettile lo avesse colpito più in basso gli avrebbe perforato un polmone o peggio».

O peggio. Queste parole riecheggiano nella mia testa mentre annuisco all'infermiera.

Solo pensare che oggi avrei potuto perdere mio padre mi fa sentire male.

«Posso vederlo?».

«Certamente». L'infermiera apre la porta della sua stanza e mi sorride prima di allontanarsi.

Mio padre è sdraiato sul letto vicino alla finestra e quando mi sente entrare, si volta verso di me ed ha addirittura il coraggio di guardarmi come se non fosse successo niente.

«Come ti è saltato in mente di fare quello che hai fatto papà?» esordisco senza riuscire a trattenere la rabbia. «Saresti potuto morire cazzo!»

«Lo so» risponde serio. «E lo rifarei un milione di volte se servisse a salvarti la vita».

Lo so, vorrei dirgli, ma i sensi di colpa mi impediscono di parlare.

Ripenso al modo in cui l'ho trattato in questi ultimi giorni e mi sento davvero una merda.

«Tu non hai idea di quanta gioia hai portato nella mia vita Liam. Tu, Lily e vostra madre siete le persone più importanti della mia vita, e farei qualunque cosa per voi».

«Mi dispiace per quello che ti ho detto...» comincio, ma lui non mi lascia finire.

«Non devi scusarti di nulla Liam. Ho commesso degli errori e me ne pento ogni minuto della mia vita...», ammette guardandomi negli occhi, «ma spero che mi permetterai di rimediare e che mi perdonerai, un giorno».

Oh merda, sto per iniziare a piangere.

«Certo che ti perdono papà» gli dico, guardando nei suoi occhi lucidi come i miei. «Ma non serviva farti sparare per chiedermi scusa sai, mi sarei accontentato anche di una macchina nuova».

Scoppia a ridere ed io rido insieme a lui. Dio, da quanto tempo non lo facevamo.

«Ti voglio bene Liam» mi dice, con un sorriso che non vedevo sul suo volto da quando ero un bambino.

«Anch'io ti voglio bene papà».

Lo abbraccio facendo attenzione alla fasciatura sulla sua spalla e rimango così per un po', a godermi un momento ed una sensazione che non provavo da tantissimo tempo.

Non voglio più pensare al passato. Quel che è fatto è fatto ma possiamo ripartire da zero adesso, perché non voglio un futuro senza mio padre al mio fianco.

«Ora vai dalla tua ragazza e vedi di non fartela scappare un'altra volta».

Rido. «Va bene, papà».

Non devo fare molta strada per raggiungere Avery, perché appena esco dalla stanza di mio padre la trovo seduta sulle sedie prorio davanti la porta.

I miei occhi si posano subito sul livido che ha sul volto e mi ritrovo a stringere i pugni.

Tra le strade di New YorkDove le storie prendono vita. Scoprilo ora