Capitolo 10

28.2K 1.7K 140
                                    

<<Lya ...>> un suono graffiate, una voce gelida e terrificante, che mi fa venire la pelle d'oca. Simile a quella del mio istinto, ma al tempo stesso diversa: pungente, maliziosa, metallica, impura. Il buio mi circonda, le tenebre invadono la mia vista, tutto ciò che percepisco è una terribile sensazione di solitudine e terrore.
<<Chi sei? Cosa vuoi da me!?>> grido furiosa, cercando nella mia mente il padrone di quella voce diabolica che, dopo le mie parole, emette una risata malefica dal tono basso, ma colma di ira <<Chi sono chiedi?>> incalza con tono ironico. In quel momento vedo comparire davanti a miei occhi una ragazza dai lunghi capelli marroni, le taglienti iridi verdi ed uno sguardo serio, determinato, messo in evidenza dalle folte sopracciglia <<Sono te>> conclude la voce, facendo muovere le labbra di quello che potrei definire il mio esatto riflesso.
Indietreggio confusa e spaventata, mentre vedo le iridi della mia copia tingersi di rosso, ed assumere uno sguardo del tutto diverso dal mio: perfido, ingannevole, furbo, pieno di arcani ed oscuri pensieri malvagi.
<<Stai mentendo!>> faccio incredula con tono irato. Sento di essere in pericolo, sento che quella creatura è il male puro. Vorrei trasformarmi, ma quando mentalmente vago alla ricerca del mio istinto, questo sembra essere scomparso <<No ... tu ...>> sconvolta mi osservo il corpo ancora dalle sembianze umane per poi volgere lo sguardo al nemico dinnanzi a me <<Che cosa mi hai fatto!?>> ringhio quasi, sperando in vano di attivare i miei poteri tramite la rabbia.
<<Oh Lya non preoccuparti ...>> ridacchia la creatura iniziando a girarmi attorno come un'aquila in attesa di addentare la sua preda <<Ben presto torneremo insieme! E allora tutto ci sarà lecito!>>
Con un urlo mi fiondo su di lei, nella speranza di afferrarla con le mani, ma questa scompare in un lampo, facendomi irritare ancora di più <<Maledetta!>>
<<A presto, Lya Wolf>>

Apro gli occhi di soprassalto e mi ritrovo sdraiata nel letto della mia camera. Tutto è come sempre; stessi mobili, stesse lenzuola profumate, stesso specchio, stessa scrivania in legno. Solo due figure aliene decorano la mia banale stanza: Jagho se ne sta seduto su una sedia con le braccia posate sopra al materasso e la testa nascosta fra di esse, mentre il suo torace si alza e si abbassa in lenti e rilassati respiri.
<<Jagho! Ragazzo svegliati! Si sta riprendendo ...>> dietro di lui il grande Becken si alza di scatto dalla piccola poltroncina sulla quale attendeva pensieroso, dando una lieve pacca al biondo che svelto apre gli occhi blu come il mare e li punta verso di me <Sia lodata la Luna!>> esclama rincuorato il giovane, afferrandomi il volto fra le mani, come a volersi accertare delle mie condizioni.
<<Che cosa è ...>> confusa e disorientata cerco di alzarmi dal mio caldo letto, ma mio padre mi posa una mano sulla spalla, facendomi sdraiare nuovamente <<No, non fare movimenti bruschi. Hai dormito per due giorni, il tuo corpo deve riprendersi>>

Cosa?! Due giorni!?
Quando i ricordi tornano vividi nella mia mente, l'immagine di due velenosi occhi neri mi riporta alla realtà. Axel, che fine ha fatto!?

"Lya ..."

La voce del mio istinto mi fa tirare un respiro di sollievo, per fortuna lui c'è ancora. Temevo di aver perso i miei poteri.
<<Come ti senti Lya?>> chiede Jagho preoccupato, ma vi fu domanda più difficile per me. Come mi sento? Debole, impotente, delusa, spaventata, affranta, per la prima volta mi sento ... sovrastata <<Papà ...>> sussurro volgendo lo sguardo sul soffitto in legno della mia camera, ripensando alla strana creatura che mi era apparsa in sogno <<Cosa mi sta succedendo?>> la mia voce è spezzata, la mia solita grinta sembra essersi dileguata nel vento. Questa non sono io, Lya Wolf non teme nulla, eppure in questo momento la paura mi sta letteralmente divorando l'anima.
Alla mia domanda scorgo i due Sangue Di Lupo lanciarsi sguardi pensierosi, persi in una discussione mentale che probabilmente solo loro due possono comprendere, mentre la faccia di mio padre si fa sempre più pallida. I suoi freddi e burberi occhi cristallini si puntano su di me, ed allora il grande Alpha si siede sul letto, al mio fianco, posando le mani sulle ginocchia come se avesse appena compiuto uno sforzo enorme <<Jagho, lasciaci soli>>
La mia leale guardia del corpo annuisce senza obiettare, lanciandomi un ultimo sguardo preoccupato prima di uscire dalla stanza e chiudere la porta alle sue spalle.
Rimaniamo in silenzio per parecchi secondi, prima che Becken trovasse la forza di guardarmi nuovamente in faccia e sospirare afflitto <<Credo che tu voglia delle spiegazioni ...>> io non ho la forza per parlare, così mi limito ad osservare preoccupata e sdegnata l'uomo seduto vicino a me, spaventata da ciò che egli mi avrebbe potuto dire.
<<Tutto ebbe inizio quasi diciotto anni fa, quando sei nata tu, il periodo più felice della mia vita. Io e tua madre passavamo ore a giocare con te, Elise ti amava più di ogni cosa al mondo. Eri la nostra luce, la nostra forza, la nostra piccola guerriera. Eri la sua copia esatta; stesso volto aggraziato, stessa bocca, stessi occhi, la perfezione ... anche se tua madre spesso mi rimproverava di averti lasciato in eredità il mio sguardo arrabbiato che a suo preavviso non era adatto ad una principessa>> la sua risata malinconia mi riempì il cuore di tristezza <<Poi ... poco dopo il tuo secondo compleanno ... il tuo corpo cominciò a manifestare un potere che ne io, né tua madre avevamo visto prima. Tu eri troppo piccola per gestirlo ...>> la voce iniziò a tremargli <<E noi non sapevamo cosa fare ...>>
<<Un potere?>> chiesi confusa.
Wolf incominciò a massacrarsi le mani nervoso, per poi alzarsi dal letto iniziando a camminare avanti ed indietro per la stanza, come se sperasse che le parole giuste sbucassero improvvisamente da dietro uno dei miei mobili <<Vedi tua madre ... come posso spiegartelo ... aveva una caratteristica particolare. E questo caratteristica, l'ha passata a te. Il suo "dono" e il tuo Istinto si sono fusi. Creando questo potere che nella storia dei Sangue Di Lupo non si era mai visto prima. Tu non eri abbastanza forte per controllarlo, ed il tuo piccolo corpo iniziò a subirne il peso ... così tua madre ...>>
Sentii la gola bruciare, il cuore battere a mille nel mio petto <<Cosa? Mia madre cosa?>>
Lui si voltò verso la foto della sua amata regina, stringendo i grandi pugni a tal punto da far diventare le nocche bianche <<È stato necessario ... Quel potere ti aveva letteralmente posseduta! Nel giro di una notte hai distrutto case, incenerito gran parte della nostra foresta, hai ... ucciso molti dei nostri cittadini, sfogando la tua ira perfino sugli umani ed i vampiri. Tentai di fermarti ad ogni costo, ma tu ... tu eri troppo forte, perfino per me>>
Sento il respiro mancarmi nel polmoni, e le lacrime inondarmi la vista.
Cosa!? Ma che sta dicendo!? No, è impossibile!
<<Ricordi cosa ti raccontai? Che alla morte di tua madre persi il controllo? Che mi macchiai le mani di crimini indicibili?>>
<<Mi stai dicendo che sono stata io?>> dissi in un sussurro, tenendomi la fronte fra le mani confusa ed allibita dalle sue parole.
<<Si. Cercai di fermarti, ma quel potere aveva assopito la tua volontà. Quel giorno mi hai quasi ucciso ...>> quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

"BUGIARDO!"

<<No!>> urlai alzandomi dal letto <<No! Questo, questo non può essere vero! Io non ho alcun ricordo ... no ... io ... io>> la testa iniziò a girarmi, e mi ritrovai a barcollare all'indietro sino a raggiungere il muro. Vedi mio padre allungare un braccio nel tentativo di aiutarmi, ma con un gesto lo allontanai da me <<NON TOCCARMI!>> ringhiai furiosa, sentendo le iridi andarmi letteralmente a fuoco.
In quel momento l'articolo di giornale, letto due mattine fa, tornò vivido nei miei pensieri. Ero stata io, io ero la misteriosa creatura che aveva ucciso più di mille umani.
<<Lya, ti prego ...>> sibilò l'uomo osservandomi gemere dal dolore <<Questa storia è difficile per te, quanto lo è per me, ti supplico, ascoltami io ...>>
<<Ma non capisci che questo non ha alcun senso?! Perché allora, dopo quel avvenimento non ho più manifestato questi poteri?! Perché nessuno mi ha mai detto niente!? Perché ti sei preso tu la colpa di tutto?!>> urlai scioccata mettendomi le mani fra i capelli <<BUGIE! BUGIE! Tutte bugie!>>
Vidi le sue braccia rilassarsi e cadergli lungo i fianchi, come prosciugate da tutta la loro forza. Non disse nulla, rimase in silenzio con il volto chino verso i suoi anfibi neri, afflitto probabilmente dal senso di colpa <<È per questo che tutti hanno così paura di me vero?>> incalzai mostrandogli i miei occhi gialli <<Per questo motivo mi hai affiancato Jagho!>>
<<Credimi ...>> sussurrò l'uomo <<Avrei voluto dirti tutto sin dall'inizio, ma avevo paura. Avevo paura che quel potere si sarebbe risvegliato! Per quasi diciotto anni siamo riusciti a tenerlo a bada. Ormai ero convinto che il tuo Istinto fosse più forte di lui ... ma tua madre aveva ragione>>
<<Ragione? Ragione su cosa?>>
Becken cercò di avvicinarsi nuovamente a me, ma io mi allontanai, ponendomi dall'altra parte della stanza, mentre le mie iridi d'oro brillavano nell'oscurità della notte, messe ancora più in risalto dalla fioca luce della luna che penetrava dalla finestra.
Era la prima volta che vedevo un'espressione simile dipingere lo sguardo di mio padre: affranta, triste, mortificata, dispiaciuta, ma non mi impietosì affatto. La mia rabbia era tanta, che in quel momento, ciò che più desideravo era vedere quella sofferenza aumentare. Vederlo stare male tanto quanto me.
<<Quando da bimba persi il controllo ...>> continuò il racconto l'uomo, stringendo i pugni <<Io non riuscii a fare niente. Eri troppo forte, persino per me. Solo Elise in quanto portatrice della tua stessa maledizione poteva fare qualcosa ... Così, straziata di vedere la sua amata figlia uccidere la sua gente, per poi morire lentamente a causa di un potere che lei stessa le aveva lasciato in eredità, decise di sacrificarsi ed assorbirlo, ma questo era troppo potente perfino per lei. La consumò nel giro di pochi secondi, e prima di perire fra le mie mani tua madre mi disse che "Ciò che è stato creato alla nascita non poteva essere distrutto, ma solo allontanato">>

La ragazza Lupo [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora