Capitolo 17

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Per quanto il letto di Rosi fosse caldo ed accogliente, non riuscii a chiudere occhio per tutta la notte; il mio istinto non smise un secondo di fare i capricci e consapevole di essere alla mercé del nemico mi svegliavo quasi ad ogni ora per accertarmi di essere effettivamente sola in camera.
Pensieri, congetture e paure non mi abbandonarono mai: ero stata tradita da Rosi, che fino a poco tempo prima consideravo mia amica, ero stata delusa da Axel che si era dichiarato come mio aiutante, rivelandosi alla fine per il perfido vampiro che è, ed ero sola, per la prima volta in tutta la mia vita ero fisicamente sola: niente più Jagho a svegliarmi la mattina, niente papà che ancora assonnato beve il suo caffè con gli occhi persi in un giornale umano, niente più branco, niente più foresta.
Già ... la mia amata brughiera ... quanto tempo sarebbe passato prima di poterla rivedere ancora?
Inizia a sentire la mancanza del vento che frusciava fra le foglie degli alberi facendoli sussurrare nella notte, la luce della luna che come una timida amica filtrava lievemente dalle persiane in legno della mia cameretta, i ruscelli, gli animali, l'erba ed i fiori. Quell'intenso verde che colorava ogni centimetro della mia terra.
Occupata da quel vortice di scene e pensieri che si alternavano a ritmo incalzante l'uno dopo l'altro dentro la mia testa, gli incubi ebbero la strada spianata per infiltrarsi nei miei sogni, rendendo il riposo ancora più inquieto e turbolento.

<<Lya ...>> una lontana voce maschile attirò la mia attenzione. Dinnanzi ai miei occhi una radura sterminata si inoltrava in una fitta nebbia che sembrava aver intrappolato l'orizzonte all'interno della sua foschia grigia, oscurando il cielo e le stelle, rendendo difficile capire se fosse realmente notte o giorno.
<<Papà sei tu?>> le mie parole rimbombarono per quel fangoso campo verde in lungo ed interminabile eco, mentre l'umidità sembrava quasi volermi incollare le ossa l'une con le altre, rendendo pesante e faticoso ogni singolo passo <<Dove sei? Non riesco a vederti>> più andavo avanti, più il fango si faceva appiccicoso e profondo, e la nebbia sempre più fitta.
Nonostante la continua sensazione di pericolo prosegui imperterrita, fin quando un'oscura figura emerse lentamente fra la nube grigia <<Papa?!>> nessuna risposta.
Quando finalmente fummo abbastanza vicini riuscii a delineare l'immagine di una bambina dai lunghi ed arruffati capelli marroni, la carnagione ambrata e due grandi occhioni verdi, limpidi, ma inquieti quanto le acque di un fiume durante una tempesta <<Ma tu ... tu sei ... tu sei me ...>> feci per toccarla con aria incredula e confusa, ma la piccola non sembrò neanche vedermi, interruppe semplicemente la sua marcia e si rannicchiò su se stessa portandosi le ginocchia sporche di terra e fango al petto, mentre le lacrime rigavano le sue guance paffutelle rendendo la sua espressione ancora più tetra e spaventata.
<<Lya ...>> la voce di mio padre tuonò improvvisamente alle mie spalle facendomi voltare di scatto, fu allora che mi ritrovai l'immagine del serio e burbero capo branco a pochi centimetri da me <<Papà, ma cosa ...>> non feci in tempo a concludere la domanda che l'uomo mi passò attraverso quasi fossi parte della nebbia, avvicinandosi alla piccola con aria malinconica e preoccupata <<Lya cosa succede?>> chiese Becken accucciandosi dinnanzi alla bambina posandole una mano sulla spalla.
Sobbalzai alla vista dell'espressione di mio padre, così apprensiva, ma soprattutto così rara! Credevo che le folte sopracciglia del capobranco non fossero neanche in grado di produrre occhi tanto dolci <<Parlami cucciola ...>>
A quelle parole la bimba alzò appena la testa mostrando due grandi occhioni verdi arrossati dal pianto, ma nascosti in una lunga e crespa chioma marrone che come uno scudo indistruttibile le avvolgeva il corpo <<Mi manca la mamma>>
Dopo quell'affermazione l'Alpha si staccò da lei, ricomponendo la sua titanica figura e tramutando il suo sguardo apprensivo ed apparentemente dolce, in una lastra di ghiaccio seria e tagliente <<Smettila. Ne abbiamo già parlato. Sai quanti giovani sangue di lupo hanno perso i genitori durante caccie e guerre contro i senza anima?! Tu dovresti essere un esempio! La forza di un guerriero non si vede solo in battaglia, ma anche in momenti come questi: deve ispirare la tua gente! Capisci che in futuro loro dipenderanno da te? Gli Alpha non piangono! Le tre C, Lya! Le tre C!>>

Gli Alpha non piangono ... solo una volta ebbi bisogno di sentire quella frase e fu proprio in un'occasione come quella, da allora chiusi i miei sentimenti a tutto e tutti, non potevo cambiare il passato e anche se al tempo avevo idee del tutto diverse su mia madre, una cosa non sarebbe mai cambiata: lei non c'era più.
Dovevo andare avanti. Dovevo rimboccarmi le maniche e costruire il mio futuro, ma delle volte era proprio il peso di quella convinzione a schiacciarmi.
E dovevo fare lo stesso! Anche se avevo scoperto che mamma era una vampira! Dovevo essere più forte, sopprimere i miei demoni, ed essere ciò che ero destinata a diventare, un'Alpha.

Continuai a guardare il possente Becken osservare la bambina con aria di rimprovero, fin quando una strana sensazione di disagio mi attanagliò il cuore <<Lo sai che è stata tutta colpa mia ...>> affermò improvvisamente la "Piccola me" questa volta con tono stizzito e acido <<L'ho uccisa papà! Io l'ho ammazzata!>> l'urlo che seguì quelle parole fu tremendo, indescrivibile. Mi portai le mani alle orecchie ed istintivamente mi accasciai al suolo, mentre le iridi verdi della bambina si tingevano di rosso e dalla sua bocca fuoriuscì un rivolo di sangue <<Sono stata io!>>

"Colpa tua ...colpa tua ... sei stata tu!"

Cercai di coprirmi le orecchie il più forte possibile, ma quelle grida non le stava emettendo l'infante, erano dentro la mia testa.

"Sei solo un mostro!"

Mostro ... mostro ... mostro ...

La ragazza Lupo [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora