Maniere forti

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"Kathrine!" entrò in camera furente e determinata. La bionda era alla scrivania concentrata su un libro.
"Chi ha messo in giro queste cazzate su di me?"
"Artemisia cosa? Aspetta, calmati..."
"Non fare la stupita, sai chi è stato sì o no?"
"No, però forse Charlotte ne sa qualcosa, ne abbiamo parlato ieri"
"E giustamente non hai pensato di parlarne anche con me"

Non le diede il tempo di rispondere perché uscì dirigendosi in camera dell'amica seguita a ruota da Kathrine che tentava di calmarla e spiegarsi.

"Non c'è bisogno di sbattere così la porta" si lamentò Charlotte quando vide piombare in camera sua le due ragazze.
"Hai idee su chi abbia messo in giro le voci su di me?" Artemisia la vide pensarci combattuta, stava per spronarla quando quella parlò: "Per quel che ne so, sono partite da Tiger", Artemisia la guardò interdetta: "Quel Tiger? Ma non ci ho mai parlato!"
"Prova a parlarci ora, magari sa qualcosa"

E così fece, girò mezza scuola ma alla fine lo trovò verso ora di pranzo. Aspettò che lui, Malfoy e Goyle si alzassero da tavola per andargli a parlare.

"Tiger" lo chiamò mentre passavano per un corridoio secondario. Tutti e tre si girarono e Goyle ridacchiò stupidamente appena la vide, un'occhiataccia da parte sua lo fece tacere.

"Non ci girerò intorno perché non è mia abitudine: mi hanno detto che sei stato tu a far partire le voci su di me". Il ragazzo la guardò con sdegno dall'alto in basso: "Anche se fosse? Non sono obbligato a dirtelo"
Artemisia respirò rumorosamente, scocciata da quell'atteggiamento spavaldo. "Malfoy giusto?" chiese rivolgendosi al biondo, capendo che con gli altri due fosse inutile discutere.

"Si" le rispose con tono disinteressato. Lei gli fece segno di avvicinarsi e lui, annoiato, lo fece. Dando le spalle a Tiger e Goyle, Artemisia gli disse: "Conosco tuo padre, abbiamo alcuni amici in comune..." fece una pausa studiando l'espressione del ragazzo che sembrava interessato, continuò: "ti chiedo due favori: il primo è convincere il tuo amico a rispondermi, il secondo è quello di fargli smentire le false voci che stanno girando anche a causa sua"
"E perché dovrei?"
"Mi sa che non ci siamo capiti. Se mi aiuterai sarò contenta di portare i tuoi saluti alla tua cara zia che è tanto che non incontri. Chiaro?"
Draco Malfoy divenne ancor più pallido di quanto non fosse già. Si voltò verso gli altri due.

"Tiger, chi è stato?" quello perse tutta la sua arroganza e dopo un attimo di incertezza disse: "A me l'hanno raccontato Gabriel e la sorella di Theo"

*

Se l'era aspettato, implicitamente sapeva fosse stato uno di loro ma esserne certa era un'altra cosa. Si sentiva tradita da loro che erano stati tra gli unici amici che avesse avuto. Ma gliel'avrebbe fatta pagare.

Dopo la lezione di difesa contro le arti oscure si avvicinò a un gruppo di ragazze le quali vedendola avvicinarsi si guardarono confuse. "Ciao scusate, Dafne non è con voi?"
"No, aveva lezione di cura delle creature magiche a quest'ora" rispose una di loro scrutandola
"Va bene grazie"

Si diresse in cortile e incrociò la ragazza proprio sotto al porticato. "Dafne ti cercavo", "Ah Artemisia ciao", era capitato già altre volte di parlarle in quanto era la fidanzata di Gabriel e nonostante l'atteggiamento di superiorità tipico dei serpeverde le stava abbastanza simpatica.

"Possiamo parlare un attimo? Ho una cosa da dirti ma sarebbe meglio andare in un posto un po' più in disparte"
"Si, va bene" rispose incerta e preoccupata.
Si spostarono in un'altra zona del cortile dove non passava mai nessuno. Artemisia era decisa a parlare con franchezza e dirle dei molteplici tradimenti a cui Gabriel l'aveva sottoposta, si diceva che era per una "solidarietà femminile", che lo faceva per Dafne.

"Allora?" la spronò l'altra.
No, lo faceva per una vendetta personale, lo faceva per ripagare Gabriel con una moneta ancor più cara. Ma il suo mezzo sarebbe stato quella povera ragazza che non aveva fatto nulla di male, in più l'avrebbe distratta dagli esami e lei che era così preoccupata poteva immedesimarsi. L'anno era quasi finito dopotutto. Poteva sopportare ancora pochi mesi.
"Ehm... volevo chiederti se tu sapessi qualcosa sulla notte prima degli esami, stanno organizzando o la Umbrige ha bloccato tutto?"
Dafne parve infinitamente sollevata a sentire quella domanda aspettandosi chi sa cosa visto il tono di poco prima dell'amica.
"Ti dico la verità: non so nulla, ti faccio sapere però"
"Va bene, grazie" le sorrise amichevolmente

*

Era ora di cena, tutti erano a mangiare, Artemisia invece approfittando della biblioteca vuota si era andata a mettere in un angolino appartato per studiare. Leggeva frettolosamente le pagine abbozzando mappe concettuali sui fogli di fianco, per poi arrivare alla fine senza aver capito nulla. Era prossima a una crisi di nervi, si sentiva impreparata, indietro con i programmi, non all'altezza delle aspettative, demotivata.

Stava con la testa appoggiata pesantemente alla mano osservando le parole senza capirne il significato, non si accorse neanche che qualcuno era entrato in biblioteca.

"Carter" riconobbe la voce ma non si voltò, era stanca, stanca di tutto. Sapeva che doveva averla cercata per tutto il castello in quanto quel pomeriggio non era andata da lui, non si era presentata a cena, e non l'avrebbe raggiunto neanche dopo.

"Potrebbe almeno voltarsi, signorina Carter" disse spazientito l'insegnante, mantenendo l'uso del lei in quanto Madama Pince era nelle vicinanze. A quel punto Artemisia di girò svogliatamente.

"Che c'è?", Piton si avvicinò di alcuni passi soffiandole contro: "Dovrei porgliela io questa domanda"
"Niente, non c'è niente" rispose scostante, lui sbuffò spazientito: "Mi dici che succede? Sei strana in questi giorni, anche l'altro ieri in classe"

L'orgoglio di Artemisia le imponeva di continuare con quella scena muta e l'atteggiamento scostante, la sua razionalità le diceva di sorvolare tutto, smettere di dare peso a quelle cose così futili e recuperare la calma, ma aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno e quindi con un broncio contrariato disse:

"Sono il centro dei pettegolezzi della scuola", Severus la guardò perplesso alzando un sopracciglio. "E perché mai?"
"Gabriel e Lidia non hanno accettato un rifiuto e hanno messo in giro un sacco di stronzate"
L'espressione dell'uomo si fece seria, e chiese: "di che tipo?"
Artemisia alzò gli occhi al cielo prima di rispondere: "Ci sono tante di quelle versioni... la linea generale è che stia con una persona misteriosa che tradisco con mezza scuola. Ma magari! Che se sono stata con due persone è pure tanto"

Piton la guardò malissimo facendola scoppiare a ridere, l'umore di Artemisia era nettamente migliorato da quando era arrivato.
"Scherzo, non faccia quella faccia professore!"
Lui le sorrise leggermente facendola sciogliere. Prese una sedia e le si sedette affianco.
"Posso sedermi vicino a te o devi studiare?" le chiese dolcemente e le si illuminarono gli occhi. Lui prese il suo sorriso come un'affermazione, così recuperò una sedia e si accomodò al suo fianco.

"Non è pericoloso farci vedere qui, professore?" chiese lei guardandolo con la coda dell'occhio e sorridendo maliziosa. Lui alzò il sopracciglio con espressione astuta, poi alzando la voce disse:
"Madama Pince, chiudo io la biblioteca, ho bisogno di tranquillità", Artemisia sentì la bibliotecaria agitarsi leggermente ma nessuno l'avrebbe contraddetto.
"Va bene professor Piton, buona serata" rispose lei al di là degli scaffali e dopo un attimo la porta della biblioteca si chiuse, Severus si accertò che nessuno studente potesse entrare prima di voltarsi verso Artemisia. Lo sguardo gli cadde sui fogli scarabocchiati e i libri sparsi sulla scrivania, non riuscì a trattenere il suo sguardo divertito

"Cosa sono quelli?"
Artemisia seguì il suo sguardo. "dovrebbero essere mappe riassuntive, ma in realtà non ci capisco nulla" disse scoraggiata.
"Ti insegno una magia che usavo per queste cose. Immagina lo schema nella tua testa. Fatto?"
Lei annuì col capo.

"Ora dì collocatum", fece come gli aveva detto e in poco le linee storte divennero dritte, la scrittura divenne più chiara, tutto si collegò in modo coerente e ordinato.
"Grazie Sev!" lo sentì irrigidirsi di colpo a quel nome e lei si preoccupò: "Scusami, mi sono fatta prendere dall'entusiasmo".
Lui subito si affrettò a spiegare, sentendosi in colpa per aver adombrato il suo buon umore.
"No, assolutamente. Solo... era da tanto che qualcuno non mi chiamava così"

Lei vedendolo così assorto nei ricordi ebbe un moto di tenerezza, si appoggiò con la testa al suo braccio e chiuse gli occhi inspirando il suo profumo di sottobosco. Sentì la sua grande mano, calda e leggermente ruvida, accarezzarle la guancia e spostarle i capelli.

Perché quella tranquillità non poteva durare per sempre?

Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora