Bivi

155 9 7
                                    

Non avrebbe voluto svegliarsi quel lunedì mattina, avrebbe dato qualsiasi cosa per rimanere sotto le coperte e fingere che fosse stato tutto solo un brutto sogno.

Ma il giorno prima non aveva mangiato nulla e stava morendo di fame, in più non avrebbe potuto giustificare in nessun modo la sua assenza così si alzò, andò in bagno, si fece una doccia e mentre si lavava il corpo si obbligò a cacciare indietro il ricordo delle mani di Severus su di lei. Indossò le calze, la gonna, la camicia e rimase minuti interminabili a cercare di infilarla nella gonna senza farle fare pieghe, fin quando non si rese conto che con il cardigan sopra nessuno le avrebbe notate. Mise le sue solite scarpe basse, non si trucco, indossò il mantello e fu come un caldo abbraccio, l'unica cosa che la proteggesse davvero dal freddo del mondo intorno a lei.

Andò in Sala Grande e si unì ai suoi compagni che parlavano allegramente delle loro vacanze, lei non aveva nulla da dire. Nessun regalo, nessun affetto, nessun amore, niente, questo erano state le sue vacanze.

Piton non si presentò, fu meglio per entrambi.

Andò a lezione di aritmanzia e per la prima volta in tre anni i numeri le parvero solo numeri, scritti sulle pagine di un vecchio libro. A lezione di trasfigurazioni riuscì parzialmente a concentrarsi anche grazie alla professoressa McGranitt che era capace di coinvolgere nella spiegazione ma più si avvicinava la fine dell'ora più si distraeva, avrebbe avuto pozioni subito dopo, non voleva andare ma non voleva neanche apparire come una bambina, voleva fargli credere che stesse bene, che si fosse già ripresa perché le importava poco di lui.

Entrò in aula insieme a tutti gli altri studenti, Piton ancora non era arrivato. Si sedette infondo, insieme ai suoi amici, Gabriel aveva fatto un passo per sedersi ai posti dietro quelli suoi e di Kathrine ma lo aveva ucciso con lo sguardo e così aveva desistito.

Nella stanza l'odore dei fumi delle pozioni era una cappa asfissiante, la schiacciava e le rendeva impossibile respirare, si guardava intorno e le girava la testa, spesso si rivolgeva verso la porta aspettandosi di vederlo entrare, più in tempo passava più quella terribile sensazione si amplificava.

Anche volendo non sarebbbe riuscita a sostenere la lezione. "Kathrine io non sto bene, torno in dormitorio", "Va bene, ma vuoi andare in infermeria? Sei un po' pallida e hai mangiato poco in questi due giorni", Artemisia le sorrise forzatamente e le disse che non c'era bisogno. Si alzò e prese le sue cose, uscendo.

Appena si fu chiusa la porta alle spalle fece per andare in dormitorio ma dopo un paio di metri Piton apparve da un corridoio laterale con il suo solito cipiglio. Appena la vide rallentò leggermente il passo mentre lei continuò dritto per superarlo in fretta. Appena se lo era trovato davanti aveva avuto un attimo di mancamento, le era parso di morire, ma si era ripresa e con lo sguardo basso aveva cercato di fare come se nulla fosse. Lui la osservò combattuto, avrebbe dovuto bloccarla, dopotutto aveva lezione nella sua aula. Avrebbe dovuto lasciarla stare visto il modo in cui si erano lasciati l'ultima volta che avevano parlato.

All'ultimo momento, quando ormai lei pensava di essere scampata alla situazione lui si voltò e le prese delicatamente il polso sottile. Artemisia sentì un brivido di freddo ancora più intenso di quelli che da giorni la attraversavano.

"Artemisia, dove vai?" chiese l'uomo con un tono preoccupato che raramente gli era appartenuto. La ragazza si fermò ma non si voltò completamente verso di lui e non lo guardò mai negli occhi: "In dormitorio, sto poco bene", "Che hai? Ti serve una pozione? Io ora ho lezione ma puoi prenderle in laboratorio", le faceva male, le faceva più male scoprirlo così dolce, ora, ora che avrebbe voluto solo odiarlo per il male che le aveva fatto. Perché si comportava così? L'aveva allontanata, definitivamente, con un motivo vero, non come al solito che era nervoso e non le parlava, ma perché amava un'altra, amava un'altra ma era stato con lei lo stesso e dopo mesi gli ero balenato in mente che forse avrebbe dovuto dirglielo. All'improvviso si era fatto prendere dai sensi di colpa, ma solo dopo che aveva avuto modo di farsela su ogni superficie dei suoi alloggi a qualsiasi ora del giorno e della notte, solo dopo che ormai era palese per lei non fosse solo sesso, solo dopo che lei si era illusa potesse essere altro anche per lui.

Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora