Non c'è mai tregua

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I cambiamenti ci furono eccome.

Durante le ore di pozioni tornarono sempre nel laboratorio e spesso sforavano ampiamente continuando fino a notte fonda, non sapeva come facesse Piton a svegliarsi ogni volta per le lezioni la mattina dopo ma lui non sembrava risentirne. Le pozioni che l'insegnante le fece preparare provenivano tutte da grossi tomi mai visti prima come mai sentite erano le pozioni stesse, di lunga e complicata lavorazione e al limite del legale. Anche molti degli ingredienti che si trovò ad utilizzare, spesso, non li aveva mai visti. Piton mentre le mostrava i passaggi e le lavorazioni sembrava animato da una voglia che non gli aveva mai visto.

La prima lezione di difesa contro le arti oscure che fecero dopo quella domenica, l'insegnante la guidò attraverso un passaggio segreto dietro al quadro di Phineas Nigellus Black che si trovava nello studio, fino a un'aula senza altre porte oltre quella da cui erano entrati. Un baule si trovava nel mezzo della stanza.

"Si è mai trovata davanti a un molliccio?", chiese lentamente superandola e avvicinandosi al baule, Artemisia deglutì preoccupata: "No", "Bene, sta sera mi divertirò allora", ghignò sadicamente l'insegnante prima di iniziare a spiegare come si respingesse la creatura. Quando ebbe finito e l'alunna si fu preparata aprì il baule e dopo un indefinito vorticare il molliccio prese forma: un uomo di mezza altezza, con i capelli castani e gli occhi marroni, aveva due profonde occhiaie ed era bianco cadaverico, stava steso per terra in mezzo al suo sangue e non si muoveva.

Piton osservò la ragazza guardare la scena davanti a sé: davati al cadavere riverso a terra i suoi occhi si inumidivano di fredde lacrime che in poco strariparono dagli argini delle palpebre. "Papà" la sentì sussurrare. Per quanto egli ne sapesse la ragazza non era certa che il padre fosse morto ma di certo quella era la sua paura più grande, essere l'assassina di suo padre, davvero ironico se si pensava che invece lui suo padre l'aveva ucciso volontariamente e la considerava una delle cose migliori che avesse fatto nella sua vita. Si concentrò nuovamente sulla ragazza che tremante aveva alzato la bacchetta "riddikulus", pronunciò e l'uomo steso a terra si alzò recuperando colore e dicendo "che schifo la passata di pomodoro", non era una scena propriamente divertente ma al molliccio bastò per ritirarsi nel baule. Quando rialzò gli occhi sulla ragazza, ella era in silenzio mentre si mordeva il labbro per impedirsi di far scendere ulteriori lacrime.

"Io l'ho ucciso il mio, con un veleno che lo ha portato all'arresto cardiaco, nessuno lo sa", Artemisia alzò gli occhi sull'uomo davanti a lei, lo vide come immerso nei ricordi che gli tornavano alla mente, "P-perché?", chiese incerta. "Perché era un alcolizzato e un violento, ho passato la mia infanzia a cinghiate e quando non ero io era mia madre". Rimase scioccata da quella rivelazione, e non capiva il perché lo stesse dicendo a lei ma non ci fu bisogno di chiederglielo perché probabilmente glielo si leggeva in faccia

"Lei direbbe che ho sbagliato?", le chiese l'uomo, "no", fu la risposta sincera di Artemisia, no... non le sembrava avesse sbagliato, per quanto ciò potesse risultare poco eticamente accettabile. "Vede? Le azioni che portano a una reazione hanno più importanza della reazione stessa, lei può avere paura di essere l'assassina di suo padre, cosa non sicura, ma non può passare la sua vita a compiangersi"

Piton stesso si rese conto di come quelle parole dette da lui stridessero con la sua vita.

***

Piton quel giorno era più nervoso che mai, il marchio stava riacquistando colore e bruciava, bruciava a morte. Gli studenti naturalmente subirono questo mal umore e Paciock dovette andare a prendere una pozione calmante in infermeria.

Artemisia era all'oscuro di tutto perciò quando lo vide entrare sbattendo la porta e lanciando il mantello malamente sulla poltrona, fu stupita. Negli ultimi tempi le cose andavano molto bene e a volte lei e Piton finivano a chiacchierare del più e del meno, o meglio, Piton parlava e lei lo ascoltava cercando di fissare quella marea di informazioni nella mente... era affascinata dall'infinita cultura del mago.

Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora