Nauseabondo

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Erano passati un paio di giorni e non si parlava d'altro se non della fuga di alcuni mangiamorte da Azkaban. In tutto il castello v'era un clima di oppressione tranne che nella sala comune di serpeverde. In realtà era stata organizzata una vera e propria festa, e se fosse proprio per quella "liberazione" Artemisia non lo sapeva.

Artemisia osservava i vari studenti bere, divertirsi, ridere, ballare, tutti trasportati dall'alcool. Lei da parte sua aveva cercato di non bere perché sapeva che se l'avesse fatto non si sarebbe più fermata, ma poi complice l'atmosfera, la musica, la gente... era andata a prendere un bicchiere di whisky a cui era seguito un secondo e un terzo e fu a quel punto che fu raggiunta da Linda.

La ragazza aveva un vestito corto bianco che contrastava con la pelle d'ebano e ad Artemisia parve più bella del solito. Anche lei aveva bevuto ma nessuna delle due se ne curò e insieme si avvicinarono al bancone per prendere qualcos'altro.

"Ti va di ballare?" urlò la riccia per farsi sentire. "Non so ballare!", "Non serve saperlo fare!", Artemisia non aveva mai ballato in vita sua e aveva partecipato a ben poche feste. Ma con la testa che le girava si ritrovò in mezzo alla folla con Lidia, senza sapere come ci fosse arrivata.

Respirava affannosamente per cercare di recuperare un minimo di lucidità ma non ci riusciva e la musica le rimbombava nelle orecchie.

Si concentrò allora sulla ragazza che le si stava strusciando addosso e si ricordò di quella volta che si erano baciate per quel gioco stupido. Mentre ci pensava quella si avvicinò al suo viso.

"Sei- sei bellissima", strascicò le parole ma Artemisia era troppo ubriaca per farci caso.
"Anche tu lo sei" e dicendolo passò lo sguardo su tutto il corpo della ragazza avvolto in quell'abito bianco mentre lei era semplicemente in jeans e maglietta.

Il suo cervello ci mise vari secondi ad elaborare quello che stava succedendo. Si trovò improvvisamente dall'altro lato della stanza vicino all'ingresso, dove c'era un po' meno folla, e le labbra di Lidia erano sulle sue.
Il primo impulso fu quello di allontanarla ma non lo fece, aveva bisogno di un contatto, di una persona qualsiasi che non fosse Piton.

Il bacio si approfondì da parte di entrambe e Artemisia, completamente assorbita da quel contatto, portò una mano sui seni della ragazza di fronte a lei, fu strano avere un corpo femminile davanti dopo tanto tempo. Aprì gli occhi per osservarla, Lidia era bellissima, perfetta, con un corpo che la eccitava terribilmente e la infiammava.

I loro sguardi si incontrarono e quasi non ebbe un infarto, il taglio d'occhi era diverso, decisamente più allungato e femminile, ma il colore era lo stesso, lo stesso catrame, lo stesso inchiostro.

Un rancore sordo le montò nel petto e i suoi gesti si fecero più decisi e dominanti. Spinse la ragazza con le spalle al muro e intensificò il bacio scendendo poi sul collo lasciando un segno rosso visibile nonostante la pelle scura.

"Oh Salazar Artemisia", ansimò Lidia con la testa che le girava e con le sensazioni amplificate dall'alcool.
Calò appena sul collo della mora per fare lo stesso ma lei si staccò: "Io non voglio marchi" le disse perentoria. In un momento normale Lidia si sarebbe offesa ma in quel momento lasciò correre tornando a baciarla.

Si accorsero decisamente in ritardo dell'ingresso della sala comune che si apriva a quell'ora insolita, e Artemisia che era girata di spalle se ne rese conto solo quando Lidia smise di rispondere al bacio.

Si voltò e quasi non le cedettero le gambe, Piton era davanti a lei e le guardava con entrambe le sopracciglia alzate e uno sguardo omicida. In pochi attimi la musica cessò e tutti si voltarono verso l'ingresso terrorizzati dall'arrivo dell'uomo, senza prestare attenzione alle due ragazze.

Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora