Lente vacanze

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Quando i funzionari ministeriali lasciarono Hogwarts 2 ore dopo Severus osò sperare che la nottata fosse finita ma in cuor suo sapeva non fosse così. Perciò quando Albus Silente lo affiancò e gli disse: "Ragazzo mio, mi duole chiederti questo, ma devi raggiungere Voldemort e riunirti a lui, il tuo ruolo come spia è troppo importante", non si stupì. Nel buio e nel silenzio scivolò fuori dalle mura del castello fino a raggiugere i confini. Aveva un vuoto del petto e tremava di paura, si fermò, inspirò profondamente, gli occhi lucidi per le emozioni troppo intense che stava provando, si concentrò e esercitando lo sforzo occlumantico più grande dagli ultimi 15 anni, relegò tutti i suoi pensieri in un angolo recondito della mente. Toccò il marchio oscuro con la punta della bacchetta e scomparve.

Si ritrovò, con sua sorpresa, in una stanza che conosceva bene, l'ampio salone del maniero dei Malfoy. A quanto pareva Lucius non ci aveva perso tempo, nonostante i tanti anni di vita nell'agio e da uomo libero, a reingraziarsi il signore oscuro.

In un primo momento pensò di essere solo ma poi un sibilo mortifero gli raggiunse le orecchie così si gettò a terra in ginocchio, osservando il pavimento e non osando alzarlo. Nel suo campo visivo apparvero i piedi scheletrici e sporchi di terra del nuovo corpo di Voldemort, rabbrividì alla sua presenza.

"Severussss... pensavo di poterti già chiamare traditore, invece sei qui"

"Mio Signore, mi scuso per il mio ritard-" non finì di parlare che la seconda maledizione senza perdono fu scagliata contro di lui impedendogli quasi di respirare per il dolore insostenibile.

"Alzati adesso e guardami." Ordinò il mago oscuro quando ebbe interrotto la tortura. L'altro si sollevò a fatica e alzò lo sguardo in quello scarlatto, pronto all'invasione nella sua mente.

In quei momenti fu grato di aver ricominciato a praticare quell'arte con Artemisia, non era sicuro che sarebbe riuscito altrimenti a gestire l'assalto.

"Mi devi molte spiegazioni Severus, e se non saranno convincenti l'essere tornato da me non sarà valso a molto"

***

Artemisia stava al suo solito posto sul gradino del camino tentando di riscaldarsi ma gli avvenimenti della giornata l'avevano turbata talmente tanto che neanche se si fosse gettata tra le fiamme avrebbe smesso di tremare. Inoltre il mancato ritorno di Piton la stava facendo preoccupare, pensava fosse stato impegnato con gli Auror ma ormai erano le 2 di notte e non poteva più essere questo il motivo della sua assenza. Non ce la faceva più, prese una manciata di polvere volante e arrivò nell'ufficio del preside che come lei si trovava seduto apprensivamente in un angolo.

"Artemisia siediti e prendi da bere mentre lo aspettiamo", dal suo sguardo sembrava più stanco che mai e il riflesso del cicchetto di whiskey incendiario nelle lenti gli dava un'aria ancor più fragile. Nessuno dei due ebbe la forza di intavolare un discorso così si ritrovarono ad attendere per oltre un'ora quando il quadro di Phineas Nigellus Black latrò dalla sua cornice "Sta varcando l'ingresso, sembra stare discretamente", "Questo mi rassicura".

Pochi minuti dopo Severus varcò la porta della presidenza, si reggeva perfettamente sulle sue gambe ma Artemisia ebbe un sussulto nel vedere il suo sguardo gelido e inumano.

"Cosa ci fa lei qui?" chiese al mago più anziano con tono monocorde, "È venuta fare compagnia a un povero vecchio, se non fosse stato per lei mi sarei addormentato ore fa", la ragazza sapeva che non fosse vero, non era stata di nessuna compagnia, troppo in tensione per intrattenere chiacchiere piacevoli, ma ringraziò mentalmente Silente per la sua scusa.

"Beh dobbiamo parlare dunque è il caso che adesso torni nelle mie stanze" si rivolse direttamente a lei. "Sì certo, vado- ma prima di entrare nel camino si voltò nuovamente- le posso preparare qualcosa? Delle pozioni o anche solo un tè?"

Mostrerò alla Vostra Illustre Signoria ciò che una donna può fareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora