𝚄𝚕𝚝𝚒𝚖𝚊 𝚟𝚘𝚕𝚘𝚗𝚝à
ɪʀɪɴᴀ
23 settembre 2011
Fall Apple Motel
Due miglia a sud di Sacramento,
California, USA
Ore: 22:03Incontrai gli occhi di quel completo estraneo, toccai senza riflettere le sfumature scure del suo sguardo e smisi di sbattere le palpebre. La necessità di imporre la sua forza su di me e sul suo diritto scritto su quel contratto era evidente. I suoi occhi, per quanto fossero vuoti e inviolabili, gridavano una minaccia esplicita.
Che ingannevole aspetto, pensai, quando mi accorsi che c'era qualcosa nel buio di quella stanza che pronunciò bene le sue fattezze, lo scalfì quasi alla perfezione. Gli diede lineamenti per poco angelici, dai tratti definiti dalla sua mascella forte, ai suoi zigomi alti, al suo naso proporzionato, fino alla chioma scura che gli incorniciava il volto.
Era giovane.
Non ero lui che avevo immaginato.
Ero troppo stanca per analizzarlo a fondo, debole e deturpata dalle emozioni che non ero più in grado di gestire, mi fermai lì, al suo sguardo.
Non guardai altro.
Rimasi così ad osservare quell'orrida aria nei suoi occhi e lo giudicai uguale a tutti gli altri. Tutti quegli uomini che conoscevo dalla nascita e con cui il mio sangue era affine.
Fuori pioveva ancora a dirotto e il frastuono riempì il silenzio a seguito delle sue parole, fece tremare il vetro della finestra dietro le sue spalle e smosse un'aria fredda nella stanza. Mi venne un brivido, abbassai gli occhi lungo il suo corpo aitante e guardai il contratto, stretto nella sua mano sinistra.
Un anello in oro al mignolo brillò contro la fiacca luce.
Pure mio padre ebbe uno di quegli, peccato che lo uccise.
Feci una smorfia a quel mio pensiero del tutto inconsapevole, tenendo gli occhi fissi sull'anello. Sollevai una mano e compii un gesto che non tripudiavo da anni. Presi in pugno la piccola croce appesa alla collana in oro che mi regalò mio padre. Un delicato crocifisso che mi comprò durante uno dei suoi viaggi in Russia.
Lo strinsi forte nel ricordo del terriccio che soffocai quel pomeriggio durante il funerale. «Morta o viva, io non sono la donna che ti è stata promessa, Edgar.» dissi nella mia voce rauca e svigorita, «Tu sei in cerca d'oro come tutti quegli come te, e ti posso assicurare che qui non lo troverai.» gli spiegai quanto più indifferente possibile per tenerlo lontano dai miei pensieri. Rialzai gli occhi per trovare di nuovo i suoi e lo scoprii ancora del tutto imperturbabile. «Sei ancora in tempo a strappare quel contratto con le tue stesse mani e andartene.» dichiarai a poco a poco che la mia mano rafforzava la stretta sul crocifisso.
Avevo paura.
Mi avevano insegnato a spazzarla via, a neutralizzarla in qualunque situazione eppure la provai lo stesso.
Quell'uomo, davanti a me, mi faceva paura.
Il diritto che esigeva nei miei confronti era valido per far di me ciò che voleva e io feci del mio meglio per non mostrargli un tale timore.
Lui avanzò all'improvviso di due passi e si fermò accanto al letto. «Perché non l'hai fatto tu? Perché non hai strappato tu stessa questo foglio?» mi domandò e riconobbi nel suo tono di voce lo stesso che aveva usato al telefono. Dolce, rassicurante e...insidioso.
Perché lo faceva?
Perché fingere?
Ebbi allora un brutto presentimento ma non lo diedi a vedere.
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Devotion // Famiglia e Lealtà //
ChickLit[La trilogia è completa] Un contratto di matrimonio. Un accordo terribile. Uno sconosciuto dalle mani gentili. Lei gli è stata promessa e lui ha fatto una promessa al padre per averla. Edgar Dutton e Irina Fagarò sono due opposti, due figli della ma...