𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 31

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𝚃𝚘𝚛𝚝𝚞𝚛𝚊

ᴇᴅɢᴀʀ

16 dicembre 2011
Kyle Canyon, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 17:04

La foto di tre cadaveri occupava lo schermo del computer.

Sicari.

I protetti di Carlos Vergara si erano dati da fare per vendicare la perdita del loro socio e del club che li fruttava o meglio che li aveva fruttato bene in una città come Las Vegas, ma quei scagnozzi da due soldi non mi facevano né caldo né freddo. Gli alleati di quel vecchio pervertito erano soltanto degli sciacalli morti di fame davanti alla famiglia Dutton e non c'era alcun margine d'errore che avessero mandato quei tre soltanto per adempiere ad un accordo e nulla di più. Anzi, con uno come Carlos fuori gioco, sarebbero corsi tutti da me per assicurarsi la pace. Dubitavo che qualcuno avrebbe cercato di mettersi contro il padrone della città.

«È stato più facile del previsto.» si vantò Ray.

Eravamo nello studio di una proprietà che avevo acquisito soltanto da un paio d'anni. Lontano dal centro città, nascosta tra la vegetazione impervia delle montagne ai confini di Las Vegas era un posto ottimo per dirigere gli affari che non erano collegati ai casinò.

Ray se ne stava appoggiato alla porta della stanza con le braccia conserte e lo sguardo da duro rivolto verso la scrivania in marmo dove me ne stavo seduto. «Dubito che fossero veramente dei sicari.» quasi sbraitò. Quel tipo odiava i lavori facili e si irritava facilmente se la sua preda non gli dava filo da torcere.

Perdere altro tempo a discutere su una questione ormai chiusa, non era nei miei interessi e la finii là. «Chiudiamo questa faccenda.» dissi imperturbato e, dopo un'ultima occhiata a quei tre, spensi il computer. «Il carico è in viaggio?»

Aspettavo un lotto di diamanti direttamente dalla Città Del Capo in cambio di uno stock di armi per quel fine settimana e Ray era in carico per ritirarlo.

Lui si grattò la barba folta e annuì. «Ci vorrà una settimana per farlo arrivare qui ma si sa che per te affretteranno i tempi.»

«Molto bene.» mi alzai in piedi. «Se hai qualche problema dall'alto mettiti in contatto con quel boy-scout del cazzo.» gli raccomandai, indossando la giacca che avevo abbandonato sulla poltrona.

Ray aggrottò la fronte e mi guardò per poco stralunato. «Donovan?»

«Sì.»

«Da quando affidi a lui questi incarichi?» mi domandò perplesso.

Mi avviai verso l'uscita e lui si fece da parte. Mai. Era la prima volta che prendevo la decisione di far entrare più a fondo quello sbirro. Mi urtava molto che fosse ancora vivo dopo quello che aveva fatto e sperai che facendolo entrare nel giro sarebbe finito ucciso. «Se vuole fare il poliziotto corrotto che lo faccia fino in fondo.»

Ray mi seguì lungo il corridoio che portava fuori dalla viletta. «Se ti ha fatto un torto perché respira ancora? Non è da te.»

Mi conosceva bene quello e aveva ragione, ma avevo assicurato a Irina che non l'avrei toccato. «Non hai ancora imparato a farti i cazzi tuoi, Ray.» sbottai a denti stretti.

«Ti paro il culo da più di quattro anni ormai, non posso farne a meno.» scherzò.

Mi fermai fuori dalla porta d'ingresso e gli diedi un'occhiata breve.

Oltre a mio fratello, anche lui era sempre nei paraggi. Odiava i casinò e la città e raramente si allontanava da quella villetta, ma i miei nemici diventavano anche suoi. Aveva servito la marina per otto anni prima di ritirarsi. La morte della sorella per mano di uno della mafia italiana l'aveva assetato di sangue tanto che era arrivato alle mie porte. Gli avevo dato un posto e protezione in cambio della sua lealtà. Così mentre aveva dato la caccia agli assassini di sua sorella, si era guadagnato una buona posizione sotto il mio comando.

Devotion // Famiglia e Lealtà //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora