𝙽𝚒𝚎𝚗𝚝𝚎.
ɪʀɪɴᴀParte 1
28 aprile 2003
Tenuta dei Fagarò, New Orleans
Louisiana, USA
Ore: 3:13Cascare nel tranello degli stessi momenti che a volte a stento ci si ricorda, può far provare cose inimmaginabili.
Io ricordo quella notte, la ricordo bene, ma soltanto perché l'avevo vissuta come se non fosse mai accaduta. Se dovessi raccontarla a qualcuno, lo farei usando lo stesso tono che userei per raccontare un incubo. Ti sembra di aver vissuto tutto sulla pelle, provi brividi, provi spavento e altro ma mentre parli sai che non c'è nulla di reale.
I ramoscelli dell'albero di quercia erano particolarmente agitati quella notte, il vento spingeva le loro punte ritmicamente contro il vetro della mia finestra.
Non ci avevo mai fatto caso, fino a quella notte, a quanto rumore facessero o forse sì ma ne ero talmente abituata che non ne prestavo alcuna attenzione.
Aprii gli occhi all'improvviso, quasi come se non mi fossi mai addormentata. Guardai la finestra, udii quel rumore molesto e mi portai a sedere.
La mia stanza non era mai buia. Beth aveva questa strana abitudine di entrare la notte, mentre dormivo, e accendere uno degli abatjour accanto al letto.
Non avevo mai avuto paura del buio, non mi dava fastidio la luce fiacca che veniva da fuori, ma a lei sì.
Sentii la gola secca, così scostai le coperte e mentre ruzzolavo con le gambe fuori dal bordo del letto, sentii dei passi. Venivano dal corridoio fuori dalla mia stanza. Prima lontani, poi vicini e poi di nuovo lontani.
Avevo familiarità con la pesantezza di quell'andatura.
Erano di mio padre quei passi, non li avrei mai confusi con quelli di nessun altro.
Così come in un incubo non mi chiesi che ore fossero e nella mia testa non mi trovai sommersa di domande. Saltai giù dal letto e uscii dalla stanza.
Quando arrivai alle scale del secondo piano, sporgendomi oltre il corrimano, vidi mio padre soltanto di spalle mentre girava l'angolo per raggiungere il salotto che si affacciava sul giardino.
Probabilmente ebbi l'istinto a quel punto di chiedermi che cosa lo portasse lì nel cuore della notte eppure proseguii dietro i suoi passi e raggiunsi il salotto. La porta lì era aperta sul patio e mio padre si incamminava svelto sul sentiero che portava al laghetto.
Esitai allora ad andare oltre e non era la paura a tenermi ferma, ma l'istinto. L'istinto che qualsiasi fosse stato il motivo che aveva portato mio padre ad uscire non era per me scoprirlo.
Tuttavia fu difficile fermare l'impulso.
Avanzai, quasi spinta da qualcuno, e andai contro al vento che quella notte faceva baccano con le foglie degli alberi.
Il giardino era ben illuminato fino alle due fontane e poi da lì, il sentiero che portava al laghetto, lo era sempre meno. Man mano che mi avvicinavo, vidi infine un gruppo di uomini sulla sponda, dove vi era piazzata una vecchia panca in pietra e un piccolo tavolino. Sicura a quel punto che quella faccenda non era per me, saltai a lato del sentiero e mi nascosi dietro a un cespuglio di rose. La terra era bagnata, ricordo bene la sensazione umida che trapassò le pantofole e mi fece rabbrividire.
Vidi mio padre, zio Jo e altri uomini accerchiare un ragazzo.
«Ti avevo detto di non portarlo qui.» ruggì mio padre a zio Jo, mentre si lasciava cadere sulla panca nella sua vestaglia grigia. Il vento portava ogni loro parola da me e anche se mi fossi allontanata da lì, ero certa, che li avrei sentiti lo stesso.
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Devotion // Famiglia e Lealtà //
ChickLit[La trilogia è completa] Un contratto di matrimonio. Un accordo terribile. Uno sconosciuto dalle mani gentili. Lei gli è stata promessa e lui ha fatto una promessa al padre per averla. Edgar Dutton e Irina Fagarò sono due opposti, due figli della ma...