𝙿𝚊𝚜𝚜𝚒 𝚏𝚊𝚕𝚜𝚒.
ɪʀɪɴᴀQuella stanza si era rimpicciolita, di colpo.
Le mura mi stavano addosso, gli angoli bui si erano ristretti, il soffitto stava crollando, precipitoso scendeva, era pronto a schiacciarmi. L'aria mi passava sulla pelle ed era calda, calda da morire. Tutto si distorceva dietro le lacrime, tutto si oscurava dietro al male che si dimenava dentro di me. Quel male che mi uccideva con le sole parole, quel male che assumeva volti a me distinti con i loro occhi che mi giudicavano.
E poi mi dicevo, piano, nella mia mente come sussurri dettati da una parte lontana da me.
Vuoi che il mondo appaia di colpo meno brutto ma combatti guerre contro plotoni di fantasmi, uomini dal cuore avaro e ti sporchi le mani per poterli redimere. Sei una di loro. Sempre lo sarai allora perché piangi, perché.
Le mani mi tremavano.
Le unghie affossate nella carne altrui, nel braccio di qualcuno che mi teneva stretta come il peccato in sé.
La carezza di Edgar mi sembrava così umiliante, il suo corpo così legato al mio, così caldo, così forte, così provato contro la mia pelle eppure era così mortificante il distacco che la mia mente viveva.
E poi di nuovo quell'esistenza mi crepava addosso, non stava in piedi niente. Quel matrimonio. Quella famiglia mi voleva tenere per il collo.
Ancora quella vita.
Volevo cancellarla per sempre prima che lei potesse cancellare me.
Andai nella parte più ignota della mia testa, sentii il torpore avvinghiarsi attorno a me e voltai il capo per incrociare gli occhi di quel estraneo, di quello che si reputava l'uomo dalla mia parte e risi. Mi sfuggì quella risata da prima debole e poi isterica.
Edgar mi osservava tacito, tra i suoi tratti facciali né spiccava un inspiegabile sentimento d'affetto, come se avessi di colpo visto in lui qualcosa di buono ma non mi fidai dei miei stessi occhi.
La sua carezza abbandonò il suo tentativo di adularmi e il suo braccio mi liberò.
«A cosa devo questa risata?» mi chiese.
Mi fermai di colpo e mi alzai dal suo grembo. Andai, camminando incerta per la stanza, ad osservare quadri, mobili e tutto quello che mi capitava davanti agli occhi. «A te, naturalmente.» risposi con disinvoltura, «A te e alla tua deplorevole natura, alle idiozie che cerchi di vendermi.»
Sapevo di non essere più in me, che più l'incertezza mi consumava, più perdevo la ragione.
«Bada a come parli.» mi intimò Edgar e ne sentivo i suoi occhi addosso, con la stessa intensità con cui ci potevo sentire il tessuto del vestito. «Non cominciare a fare la moralista con me, nemmeno a me piace dover intervenire nei vostri problemi famigliari.»
«E tu non fare il santo con me, Edgar.» gli dissi con calma, «Non fingerti dalla mia parte, non mi difendere come se ti importasse qualcosa.», agitai poi il passo con gli occhi al soffitto. Era sempre più vicino, era questione di tempo prima che mi toccasse. Il cuore mi martellava svelto nel petto, allora guardai di nuovo quel uomo. «Mi hai chiesto se mi sentivo sola. Indovina un po', lo sono! Lo sono sempre stata! Anche con mio padre attorno, mi sentivo abbandonata a me stessa.», presi fiato quasi sul punto di rigurgitare. «È dall'età di dodici anni che desideravo andarmene, vedevo quelle ragazzine con i loro genitori in giro e dicevo "ma chi vorrebbe mai una cosa simile, io ho soldi, io ho ville, yacht, jet privati, un futuro, ho tutto" e invece capivo di non avere niente.», avevo la mano sul cuore, gli stavo dicendo di stare zitto e quello invece parlava, ci dava dentro a colpi di grilletto. Edgar mi ascoltava e più parole uscivano dalla mia bocca più non riuscivo a leggerlo. Indicai la porta e tutto venne da sé, «Quelli mi volevano morta, lo capisci questo? Mi volevano morta! Se avessi davvero un minimo di buon senso mi lasceresti andare perché appena otterranno ciò che vogliono da me, mi faranno fuori, questo lo capisci?», urlai. La mia voce scossa strillava e si rompeva, tutto veniva fuori tranne i miei demoni. Quelli restavano dentro, mi graffiavano, mi pregavano di essere liberati e io non sapevo come fare, «Non servirà loro un motivo per farlo, perché è sufficiente la mia esistenza, sono io l'erede, sono sempre stata io e ora sono d'intralcio!» dichiaravo cose a cui non credevo e poi smentivo, «Una ragazzina.» sussurravo, «Soltanto una ragazzina.»
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Devotion // Famiglia e Lealtà //
ChickLit[La trilogia è completa] Un contratto di matrimonio. Un accordo terribile. Uno sconosciuto dalle mani gentili. Lei gli è stata promessa e lui ha fatto una promessa al padre per averla. Edgar Dutton e Irina Fagarò sono due opposti, due figli della ma...