𝚁𝚎𝚐𝚘𝚕𝚎
ɪʀɪɴᴀ
27 novembre 2011
Palm Eastern Cemetery,
Paradise, Las Vegas
Nevada, USA
Ore: 15:35Un cimitero lugubre e triste si estendeva lungo la spianata sotto il cielo nuvoloso. Circondato da alberi secchi e un prato invaso da erbaccia altrettanto morta e essiccata, pareva quasi claustrofobico trovarsi lì. Soltanto gli impeti improvvisi di un vento asciutto smorzava quel posto privo di colori.
Ero arrivata da poco.
Nascosta dalla corteccia di un vecchio albero, stavo appoggiata alla fiancata del SUV fermo sulla stradina in fondo e non molto lontano da lì, dai miei occhi celati da un paio d'occhiali da sole, osservavo il funerale a cui forse non avevo alcun diritto ad assistere.
Molti pensieri contrastanti e spietati mi avevano portata lì quel giorno. Dal voler spezzare fino in fondo l'oscurità che mi cresceva dentro, al voler dar ragione a Edgar e smettere di incolpare me stessa di qualcosa che non avevo fatto.
Ma, ad ogni passo dal dimenticare i miei rimorsi, una rabbia incessante saldava la mia coscienza. Una rabbia che mi bruciava lo stomaco, che mi corrodeva il ventre tanto era feroce.
Poche persone se ne stavano lì ad assistere la bara di quella ragazza ed era deprimente osservare quella triste immagine. Non sapevo chi fossero quelle persone. Non sapevo se soffrissero o meno. Non sapevo nemmeno quanto nel loro cuore l'avessero amata quell'anima che stavano seppellendo, per sempre.
A volte avevo quel desiderio strano e insolito di divorare i sentimenti degli altri, di leggerne ogni emozione senza provarne il minimo dubbio sulla loro veridicità e delle volte non mi importava nulla.
A qualche passo dalla fossa, vi era presente anche Bryan Donovan. A testa bassa, accanto a due ragazze la cui tristezza la si leggeva anche da lontano, la sua bocca si muoveva, parlava in continuazione accarezzando il braccio ad una delle due. Dava l'aria di uno buono, troppo buono e quella sua facciata mi irritò.
Quando il prete chiamò una persona dai presenti per parlare, Donovan si allontanò dalla folla e salì la lieve pendenza che portava alla stradina per raggiungermi.
«Lasciatelo avvicinare.» mormorai a Markus e agli altri due uomini che mi avevano accompagnata fin lì.
La decisione di Edgar di aumentare gli uomini che avrebbero dovuto scortarmi per la città non mi sorprese. Avevo tentato la fuga e pagarne le conseguenze era inevitabile. In aggiunta a ciò che era successo dovevo guardare in faccia anche un'altra ripercussione. Markus non si comportava più allo stesso modo. Quella specie di rabbia, delusione e angoscia che si portava addosso mi era più che evidente. L'avevo ferito, ne ero consapevole.
Il detective, con la mano sinistra nascosta nella tasca dei pantaloni, arrivò fino alla stradina e senza dire una parola, completamente disinvolto, si appoggiò anche lui alla fiancata della macchina, fin troppo vicino a me.
Ne ero infastidita della sua presenza tuttavia di una cosa ero certa. Non ero preoccupata della conversazione a cui avrebbe dato inizio.
Mi aveva già ferita. Mi aveva inflitto delle pugnalate a doppio taglio e dubitavo fortemente che altre parole da quel uomo mi avrebbero fatto alcuna differenza.
«Sborsare i tuoi soldi per questo ti fa sentire meglio?» cominciò a dire ma non tirò fuori nulla di arrogante. Forse ne era veramente curioso di sapere del perché avessi fatto una donazione anonima per quel funerale.
Avrei voluto ridergli in faccia.
L'unica domanda che quell'uomo avrebbe dovuto farsi in quel momento era del perché fosse ancora lì a respirare e non in una fossa e forse avrebbe avuto anche il buon senso di ringraziarmi per aver convinto Edgar a lasciarlo perdere.
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Devotion // Famiglia e Lealtà //
ChickLit[La trilogia è completa] Un contratto di matrimonio. Un accordo terribile. Uno sconosciuto dalle mani gentili. Lei gli è stata promessa e lui ha fatto una promessa al padre per averla. Edgar Dutton e Irina Fagarò sono due opposti, due figli della ma...