Schiaffo

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Osservo la Luna, compagna di mute parole ... mute ... parole. E mi sostengo. La osservò, mentre mi intossico di pensieri aberranti su irregolari squilibri esistenziali con quella bionda che tengo tra le dita, sussurrandomi tra nubi di inesistenza e penso ... a quello schiaffo di immorale logica ricevuto con smorfia di insistenza, incassato con prepotenza, sputato in faccia risoluto di sogni infranti e ... fa male. Orgoglio.

"Non fa per te. Sei destinata ad altro!"
Sei piccola innanzi al futuro, in confronto all'arroganza.

Parole ... parole ... parole che sussurrano, guardando il tuo sorriso come una rosa sbocciata: "Osservare le tue labbra è come contemplare una caramella prima di morderla." Un altro futuro di parole mancate, udite un tempo benché false e lasciate inaridire tra gli echi del tempo ormai sbiadito.

"Hai sempre fatto cose imbecilli!" Parole che stridono con prepotenza su una mancata libertà. Esse ammoniscono, marchiandomi come un consumato sognatore; un paroliere ricoperto di strati e strati di imbecillità che inseguo e mi trasmetto.

Stanca ... Sono stanca! Corro e rincorro. Il mio momento. Quello che come si avvicina si allontana sempre, aspettando sempre che ritorni scandendo il mio tempo.

Allora, quella rosa è avvolta dal veleno di spine incontrollate. Il pensiero è volontario del perché tutto fugge da me. Le guardo, le affronto, mi pungono sempre e ... vincono.
Volto le spalle all'inganno e mi creo forza ma ... fa male. Tanto!

Irragionevolmente incompresa, volgo lo sguardo si ma ... trovo solo merda che mi circonda.
Aggiungo, dunque, distanza e urlo di rancore per quelle parole che mi logorano e affondano il mio umore.
Che vadano a farsi fottere! Tutti!

Preferisco cambiare musica alla mia realtà e ribellarmi con parole mie, deliziando il mio stesso udito pronunciandomi nell'imbecillità incontrollata della mia fiera esistenza.

"Ma che ti prende? Sei cambiata!" Ragione di essere. Mi allontano. Pongo distanze inarrivabili. Mi hanno mangiato un pezzo di cuore, il cui tassello non troverà mai più il suo incastro. E non esisterà chi consolerà la mia mente pensante, poeticamente triste e sognante, vagante tra lacrime di incomprensione e schiaffi di stupidità.

Allora, preferisco vagare tra le stelle di quelle parole che nessuno coglierà con diletto. Tra le galassie dei miei orizzonti mi perderò tra le rime e i miei sogni, là dove un nuovo Sole sorride tra i mondi deliziando i solitari cuori che come me si rendono giullari, benché fieri.

Fanculo, dunque, al pensiero mediocre e all'abominio dispiacere.

Le parole deliziano gli incanti, dissolvendo lacrime dissidiose le cui rime raggiungono lontani orizzonti nel conforto di divenire il Sole di qualcuno ... sognatore come me.

Virginialevy ❤️

Per riflettere!

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora