Sentire

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Sentire,
tutto ciò che definisce le nostre sensazioni: fisiche, mentali, aspettate e inaspettate. Lo disponiamo con facoltà percettive; lo fiutiamo come predatori instancabili.
Lo realizziamo con coscienza ... quel sentire, la cui realtà prende vita nel volersi costruire attorno le certezze solide mantenute tra le preferite.

Il sentire ci permette di valutare le nostre reazioni, di costruire le nostre parole, formulare le nostre frasi.

Sentiamo per volere; sentiamo per creare; sentiamo per sapere e quello che sappiamo sentendo ce lo facciamo bastare, seppur egoisti ci aggrappiamo stretti alla morale capacità di non farci influenzare dalle false virtù che ruotano attorno a noi. Quelle le allontaniamo con ciò che di uditivo riusciamo a propagare. Il sentire del suono. La nostra vibrazione di difesa per scacciare le ipocrisie. Ne rendiamo intensa la frequenza secondo le circostanze.

Urlo. Incontrollato, spaventoso, folle, assordante, spesso violento. E' la nostra arma amplificata nell'essenza; la risonanza forgiata nello scudo. Con essa aboliamo i suoni fastidiosi di quel sentire opprimente su parole discordanti, che ogni giorno ci vengono sputate in faccia col disappunto della delusione.

Su quel sentire insopportabile, allora, cerchiamo il silenzio. Lo creiamo, generando la nostra assenza; ci asteniamo nel sentire; rimaniamo muti nel parlare. Taciamo per immergerci nel nulla del riposo.

Li senti i rintocchi del tempo? Sono martellanti, testardi.
Incedono, infrangendosi sull'incudine del consenso.

Ai danni inferti e subiti tratteniamo le riflessioni.

In cosa annega il pensiero del nulla?
Che cosa accade quando non vogliamo udire?
Chiudiamo gli occhi e ci annulliamo.

Buio.

Il buio accompagna il silenzio: tenebra del non sentire. Allenta la tensione della mente; elabora l'immaginario e rende meno severa la coscienza. Rilassa nell'ignoto dei sensi, fluttuando nel vuoto dell'inganno, affinché con prudenza non ci lasci precipitare nel baratro del muto malinconico.

Quando il vento soffia reca con sé le sfumature dell'esistenza. Tentiamo di afferrarle bramosi del loro significato tra le brezze calde e fredde del suo respiro, ma le sue spire ci avvolgono e schiaffeggiano le nostre mani, perché ci è concesso solo di sentire ... e non parlare.

È così che ci traiamo dagli inganni senza temere l'assenza del rumore, perché quello lo creiamo noi, infrangendo il nostro scudo sulla barriera del sentire. Creiamo il nostro suono da ribelli invisibili, frantumandoci nel masso dell'abnegazione negata. È l'oracolo che non consente gli errori del dire e predire, ma noi ce ne disfiamo elevandoci a paladini dell'egoismo, perché è primordiale ciò che determina l'istinto della nostra difesa per non renderci impotenti.

La difesa per scacciare le delusioni genera rabbia: impotenza su eventi incontrollabili. La manifestiamo, la assorbiamo, ci conviviamo. Esiste in noi perché mettiamo il cuore in tutto, magari sbagliando e deludendo e con ciò definendoci immeritevoli di considerazione. Ma non è così.

È nel vuoto che si propaga il buio. L'angolo della nostra pace; la casa che abita il nostro silenzio e che lontano tiene il "sentire".

È quello il momento di perdonarsi, di curarsi l'animo e custodire il coraggio per divenire eroi di noi stessi.

I desideri sono incerti; i sogni sono insicuri ma non danno da sentire, perché sono silenziosi e li attendiamo ogni istante, ogni notte col nostro tempo, che non è mai perso.

Ci trafiggiamo il cuore e respiriamo il flusso della desolazione; chiudiamo gli occhi e nascondiamo le rughe del livore, stendendoci sopra un manto di nebbia, affinché nessuno noti i nostri tratti arrabbiati, divorati dalla vulnerabilità dell'incandescente testardaggine.

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora