Prosa e poesia. Emozioni, spesso in contrasto con i desideri, le delusioni, le speranze.
Esiste la felicità? O è soltanto gioia?
Parole per specchiarci e riflettere sulle nostre vere essenze. Sono dediche per tutti.
Rimettiamo i pensieri a una logica da affrontare. Una notte buia, di passione e sconcerto. Io non ti volevo. Ti avevo cacciato. Intruso insistente e impertinente. Hai insistito e mi hai intrappolato.
Poi mi hai afferrato, camminando nella sabbia di un tempo scomposto. Il parallelismo che sfiora un'immagine onirica nel realismo.
Tortura vagante tra incubi rossi e dolcezze infestanti. Guardasti quella catena di predisposti rancori e la stringesti per liberarti dagli incubi e false comprensioni.
Hai amato come hai odiato. Hai odiato come hai amato.
Si può amare una donna con una passione talmente profonda da odiarla allo stesso modo con uguale intensità?
L'hai venerata con quello stesso dolore che ti ha logorato nelle viscere, ponendoti come ago della bilancia. Un giudice inquisitore tra sentimenti opposti ma per te simili.
Il raggiungimento per liberarti dalle catene del dolore fu nel possederla fino al culmine dell'annientamento. Solo così, appagato nel tuo dominio, ti sentisti libero ... da lei.
E la sua pelle non poté sentire le smentite carezze in una morte floreale di pallidi gigli, giacché la ingannasti in quel sonno, intrappolandola nella menzogna del tuo stesso riflesso.
Hai scordato il dolce sentire? Quello che dopo una giornata di rumore ti lascia esausto alla ricerca del buio?
Mi trovo sotto un albero a leggere incertezze e narrare tormenti. La brezza soffia dietro i miei capelli. Vago tra i riverberi di una Luna morente. Il suo quarto è svanito. Non presenta ragione. La trovo e scompare. Mi sento afferrare dalla sua finzione.
Dannati nel sangue. Vibrano le vene. Bruciano insoddisfatte. Una comprensione. Una sola ne sogno per spiegazione.
Dimentichiamo la dolcezza e le parole in direzione. Quella che ha invertito i binari e non è arrivata a destinazione.
Ho sfondato la vetrina delle false sembianze. Consunte, sfocate da un obiettivo distante.
Occhi lucidi e pugni avanti. Ne ho lanciati attorno a me, predicando il malcontento dei cento inganni.
Cammino tra mille cocci rotti. Li sento stritolarsi sotto i miei piedi. Sono i frammenti di una tazza rotta. No. Sono soltanto i resti di un cuore.
Siamo la colonna sonora del tempo dalle mille sfumature di tono. Adagio, piano, forte. Siamo un cambio di rotta all'arrembaggio delle funzioni.
Inghiotto l'orgoglio per gli incubi mantenuti, quelli che mi hanno lasciato nella poca comprensione di un gesto mal riposto. C'è buio qui dentro, mentre tutti stanno a parlare. Do calci alla bolla in cui mi trovo, ma nessuno sta ad ascoltare. Il mio corpo si muove, la mente urla ma la mia gola deve tacere, perché altro non posso sfogare.
Sollevo il volto e guardo l'amore che cade da quell'albero dove sto sotto. E penso, che mentre lo osservo scivolare tra la luce, l'unica ispirazione che mi viene dal profondo è ...
Scrivere di te, un'ultima volta, che celasti lo sguardo nell'incertezza di una lacrima vuota o piena, come la sfera crepata ricoperta da un velo. Mano invisibile, che raccolse quella goccia col sorriso e una parola.
Mi rifugio tra i pensieri degli altri: ancore di natanti sospesi nei miei tristi momenti. Alla ricerca del rumore, il silenzio sfonda la persuasione.
E scriverò di te, di quel sorriso che investì il freddo su una lastra di ghiaccio, rincorrendo una parola volante nel tempo.
E penserò a te, mentre col volto rigato osservo le stelle che cadono a marchiare le mie parole su una carta vermiglia.
Siamo i girovaghi delle letture proibite. Quelle scritte negli esseri che non possono udire. Righe vermiglie di saggezza insistente. Le scrivi, le leggi e ne fai bandiera ubbidiente.
Individui di passaggio. Presenze di certezza. Esistiamo tra gli sguardi, ma celiamo le amarezze.
Un'emozione torna indietro con un ricordo distratto. Lo evochi. Lo pensi. Ti danni ma ne sei attratto.
Tagliamo la corda. Togliamo la spina e se guardiamo indietro vediamo che la malinconia si avvicina. Sfuggirle è ingannevole. Prende, divora e nulla tiene.
Non voglio credere che non esistano parole ma solo inganni. Eppure, chi li affronta sta in piedi; chi li subisce rinasce; chi li infligge marcisce.
Ogni notte un pensiero, uno sguardo e un sorriso vero. Le mie parole ti raggiungeranno? Sono parole vere.
E affronteremo la pioggia dei rimorsi lontani, allontanando lo spettro frugato all'interno di uno squarcio in una distorta sembianza, impressa a fuoco dalle libertà nostalgiche di fugaci rimpianti.
E cavalcheremo il tempo, ritrovandoci tra i mille orizzonti a osservare l'argento e il dorato fusi tra le nostre iridi e i colorati tramonti. Le risate si fonderanno con i sogni e i riflessi si dilegueranno tra le ombre lontane. Non ci sarà più silenzio ma un dolce rumore, che narrerà poemi e citerà parole impresse nei libri di un solo avvenire come nostro ultimo svolgimento ...
... in divenire.
V.
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