In-verso

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V.

La serata è elettrica

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La serata è elettrica.
I corpi si muovono; si scaldano; si eccitano al ritmo della musica che rintrona nelle orecchie, pompando sangue. Eccitazione di percorso. I pensieri si fondono, diventano confusi. Annebbiano il cervello.

Terapia delle parole.
Frena gli impulsi.
Cambia le motivazioni.

Su di me componi il puzzle delle distinzioni. Distinzione di posa; distinzione di sguardo; distinzioni di presenze. Un flash fotografico di età opposte.

Danzo sulle note della natura improvvisa. Improvviso il momento; seppellisco il coraggio.

Ho immerso il dito nella piaga di un dolore e l'ho rigirato tra le intenzioni del mio fervore. Passaggio e percorso.
Il passaggio è fugace; il percorso è intrigante.
Incidi sull'anfratto e spacca il sasso sulla roccia del furore. Non si romperà, perché non sai fare rumore.

La serata è elettrica.
Il frastuono sta tutto nella mia testa. Davanti a me c'è l'invisibile fumo di un arcano. Disequilibri nascosti che si affrontano e fanno baccano.
Mi hai preso per mano. Le tue spalle davanti a me. I miei occhi sulle tue spalle.
Mi hai portato in giro di notte, attraversando le luci disordinate della città. Senza una meta e senza la guida di una stella.

Abbiamo ammanettato gli istanti nella ruggine del tempo. Il tempo delle imperfezioni. Il tempo dell'imbrunire nascosto: più avanzi e più i colori si oscurano. Cielo nero e aria umida. Umida la pelle. Umidi gli occhi.

Siamo il mare delle anime vaganti: quelle che si tuffano nei desideri per annegare con interminabili piaceri.

La serata è elettrica.
Hai aperto il baule delle tue mostranze e dentro c'era una varietà di giochi proibiti. I tuoi preferiti. Giochi fragili di parole incise su tasselli dal silenzio siderale. Io, però, ho immerso in esso il mio udito per percepire i battiti di un cuore. Parole viventi. Sussurri vibranti.

Una notte selvaggia tra i ponti. Ti sei saziato del miele sulle mie labbra. Hai cosparso di vino il mio corpo e lo hai leccato ebbro e incontenibile, stordendomi con la tua avidità.

Hai guardato attraverso il vetro trasparente della mia finestra. Seduto sul bordo di un letto scomposto. Il lenzuolo avvolgeva i tuoi fianchi.
In quel momento, la tua mente ha viaggiato distratta tra i grattacieli illuminati. Pensavi alle notti insonni e ai perché irrisolti, mentre la mia ombra ti guardava nuda con la spalla adagiata alla parete e la sigaretta tra le dita.

E penso,
all'arroganza che impiegammo nel tirare le sorti su avvenimenti distratti.
Hai sfiorato con le labbra i brividi del mio essere e io ho rilassato la passione sul tuo corpo. Curve e pelle morbida. Baciata d'istinto. Sedotta nel pudore.

E vedo,
il bordo di uno scoglio infranto dall'onda di un ricordo. Tutto è confuso. Tutto è profondo. Non mi arrendo. Il respiro del mare mi dà conforto.

Il vento è forte, bisbiglia sulla mia pelle.
Evoco un ricordo con in mano un bicchiere. Ti guardo e sorrido. Non riesco a bere. L'immagine fugge in un alone rosso. Bevo di scatto in un solo sorso.

Che duri una notte o una vita. La serata è elettrica.
Mi conduci a osservare il fuoco di una danza. Ho tante di quelle canzoni in testa, che ognuna è adeguata al momento ma nessuna è perfetta. Sei ore di suono. Il silenzio è frastuono.

Si può scordare un contatto fisico se è stato bello. Che succede, però, quando qualcuno entra nella tua testa e fa l'amore con la tua anima? Quella non si scorda tanto facilmente. E perché è successo? Domanda persistente che qualcuno si pone guardando il fondo di un bicchiere. La risposta non si trova in quel fondo. Sta da qualche altra parte, ma chissà dove.

Mangiamo le debolezze come se fossero caramelle ai gusti misti. Prima o poi fanno male anche quelle.
Ti ho fatto male.
Non comprendo.
Non merito il bene.

La serata è elettrica.
Il ballo si fa più audace. I piedi nudi sull'asfalto freddo contano i passi di un tango perduto. Contiamo le battute al contrario. Un ritmo di posa su un tasto di nota. Immortalati sulla tela di un dipinto immaginario.

Hai immerso la mano nel mio grembo e hai tirato fuori la biscia del sapere. L'hai stretta tra le dita, avvolgendola attorno a un cuore nero. La lingua brucia; la lingua serpeggia. La poesia è cambiata. La rima è perversa, inversa e dannata.

Intingiamo la penna nell'inchiostro e scriviamo di battiti selvaggi e sangue che scorre nelle vene; di iridi immerse alla ricerca di quel tango tra due corpi uniti, ombreggianti tra le tende dei vetri di quei grattacieli perduti. Che forme avranno? Quale età raggiungeranno?

La Luna è rossa stasera e l'elettricità si sente.
Una frustata sulla pelle del risveglio. Inflitta impudica come i gemiti di una belva. La notte è spenta. Il battito è irriverente: mente, sregolando gli intenti.
Un sogno non basta. Due sono troppi. Non farli rende digiuni i due lati opposti.

Hai avvolto il mio corpo con le spine di una rosa. Hai sentito piacere a graffiare la mia pelle con gli aculei della passione.
Ripeto al contrario dei versi indisposti tra battute sagaci e timbri distorti.
Confine tra sogno e realtà. È il mio Telo Dipinto. Il tuo volto smarrito. Lo sfregio dell'avidità.

Fa freddo stasera e il tuo calore è tenace, lambisce il nucleo delle mie emozioni. Mi lasci riposare sull' ardesia che non hai frantumato. Tra noi vortica la tiepida brezza di imperdonabili torti.

Il silenzio avvolge nel dolore, come una spina che affonda. È l'incertezza di non riemergere, di non liberarsi dai macigni che ci affogano nel limbo. È un ceffone di risveglio; un pugno irreale che scuote come un'onda d'urto. Sei la catena che avvolge quel pugno. Hai gettato via il lucchetto per intrappolare il tempo.

Vuoi essere pericoloso. La tua aggressività è nascosta; canina. Trattieni la belva. Ti avvicini cauto. Guaisci docile per lasciarti accarezzare. Un passo alla volta e con un balzo sei riuscito ad azzannare.
Un lupo travestito da agnello. Un granello di sabbia nell'occhio che acceca.

Benda gli eventi. Fasciali di raso.
Mangia l'ingiustizia e annega il rimpianto.
Bacia l'attimo nel buio disperso e scorgerai tra le rose un profilo in ombra, che ti porge una spina ... mutata ...

in-verso.

Io non vedo

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Io non vedo.
Io non sento.
La serata è elettrica, davvero,
ma le lettere vagano ... in-verso
di un buco nero.

V.

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora