Nebbia

80 3 9
                                    

Batte il brivido sulla pelle. Culla il ritmo della delizia. Il tocco sboccia; le rughe stancano l'occhio vivente: opacizzano la vista nel presente.
L'anima raccoglie la trappola dell'illusione, travestita nuda di assenze infiorescenti.
Respira il sorso di vita. Le cicatrici ricamano la pelle, accarezzano ispide un soffio che tace.

Ho allargato le braccia e scivolato nel vuoto.
Ho esposto il punto debole di un passato remoto.
Ho legato al dito il vortice del mio viaggio.
Ho bruciato le vene con la ruggine del pianto.
Appartengo al sigillo di ruvide corde.
Noi due, sconosciuti tra i confini del vento.
Oscura fu la perversione ingenua.
Il cuore batte. Il rosso si spegne.
Rifugia i sensi nello scoglio spigoloso.
Sono i fantasmi di un tremendo frastuono.

E confesso,
la fragilità che colsi su un orgoglio di riflesso in quello specchio scheggiato, spoglio e perverso.

Le pieghe sanguinano. Il cerchio si è rotto.
È un'opera d'arte ciò che hai composto.
Anima illesa; anima infinita.
Distenditi alla notte visibile e irrigidita.

Morbido, assapori il vivere impalpabile;
all'unisono tremanti e inermi nei dipinti, come tratti astratti, austeri di notti insonni e attimi assopiti.

Intensa malinconia di una penombra di piume, sento la saggezza respirarmi velata, come gemma che splende sfiorata da un incontro.
Mi sporco d'inchiostro, ma è questa la poesia che pongo.

~

La visibilità sull'orizzonte mi propone strati e strati di sentieri nascosti. È la nebbia che vive.
Più cammino e più rimane densa. Le goccioline liquide invadono la mia pelle e si nutrono del mio respiro.
È come un velo, che ricopre i percorsi delle mie azioni.
Cerco di spostarla; la scaccio con la mano, ma sta sempre lì: lenta e consistente.
C'è il silenzio al suo interno.
La nebbia tace.
La nebbia è quiete.
Varcarla, ci proietta su diverse dimensioni.
La bocca si apre. Vuole parlare. Non assillare. Bugiarda e segreta.

Il tempo scorre. La mia gabbia è imperfetta.
Travolgo i pensieri e muto gli istanti.
Interpreto una scena e cambio le promesse. Quelle mie, personali, che inchiodo a me stessa e poi le lascio sfumare nella desolazione dei miei battiti.

Il mio presente è ingabbiato da un solo trasporto. Ti importa?
Gratto la pelle, forte. La raschio per togliere le parole che mi stanno addosso.
Neppure l'acqua del fiume riesce a sbiadirle con la sua purezza. Per questo penetro nella nebbia: per nasconderle, ma bruciano.

Esco dalla mia bianca densità. Rendo scoperto il mio corpo.
In un attimo mi sono immersa in un mare di pulsazioni.

Con una follia,
ho scalato un grattacielo d'informazioni.
Ho ricordato,
quella mano che mi salutò scaldando il mio spazio.

I miei piedi affondano nel fango, sollevandosi stancamente nel rumore cupo di un distorto ritornello.
Sono rimasta intrappolata nella fantasia di un'emozione, cogliendo solo piccole realtà di fragili verità.

Ho frugato un desiderio. Di notte. Di giorno. Di sera. Col mal tempo.
L'ho gustato come si fa con un dolce prelibato.

Trasgressività inaspettata dell'essere me stessa.

Faccio rumore. Batto i denti. Provo a scalciare, ma la nebbia è fitta e i miei occhi penetrano nell'abisso del buio.
Cerco ma non trovo.
Nulla. Non sbiadito, ma nero nella sua voragine.

Avvenne in un attimo quando un'immagine fu catturata. Vuoi sapere com'è nato quello sguardo?

Quando hai guardato i miei occhi, che cosa hai visto?

Riesco ancora a udire l'eco di quel momento ...

"Non farmi penare, Mony. Ci tengo che questa foto sia perfetta. Sei l'unica amica bella che ho e voglio passare il mio esame!"

Avevo annuito a tanto entusiasmo. Non potevo deluderla. Le permisi di guidarmi.

"Inclina il capo e adagia una mano sulla tempia. Con l'altra sorreggi il collo!" mi era stato detto di fare.

Con la sua fedele Canon in una mano, Marci si era avvicinata. Aveva allungato due dita sui miei capelli, smuovendo la frangia e facendo scivolare due ricci sulla mia fronte.

"Adesso, sì!" aveva esclamato con gli occhi che le brillavano.

Avevo sospirato.

"Pronuncia lo sguardo. Rendilo intenso e triste o non riuscirò a prenderlo!"

"Non ci riesco. Non so come si fa!" mi ero lamentata con timidezza.

"Guarda l'obiettivo come se stessi regalando il più bello sguardo al ragazzo che ti piace!"

Avevo sbattuto le palpebre. "Tanto non lo guarderà mai, chiunque esso sia!" mi ero intristita.

"Tu fallo lo stesso!" mi aveva incoraggiata.

Il mio sguardo si era immerso così nell'obiettivo e avevo trattenuto il fiato, sforzandomi di renderlo penetrante e melanconico allo stesso tempo.

"È perfetto!" aveva sospirato Marci.
"Sta ferma, così. Immobile. Una statua. Sto per catturarti lo sguardo.
Non ... ti ... muovere!"

Subito dopo uno scatto aveva fatto evaporare il mio respiro.

"È il più bello scatto che abbia mai fatto!" aveva bisbigliato commossa.

È così che nacque la mia immagine di profilo. A distanza di anni, poi, sono riuscita a regalare quello sguardo a qualcuno ...

A Te, che non hai mai visto me.

La nebbia ha nascosto tutto, anche ciò che ha dato emozione. Anzi, ha eliminato i ricordi esistenti per renderli nulla nella stessa esistenza. Che tristezza.
Li ho cercati nell'archivio dei ricordi e non c'erano più.
Se io cancello un ricordo che ho concesso è normale che lo annullo anche a chi ne ha beneficiato. Era il più bel regalo.
Traggo un respiro. Delusa ma non adirata. Ne comprendo il tormento o forse il motivo. Fa male e fa freddo ma l'atmosfera non cambia. È la stessa.
Sono battiti fragili, intrisi di melodia affamata, di eternità nascosta. La mia.

Ho percorso sentieri, coste e strade solitarie, cercando in dono parole che mi facessero sognare.

Era stato un giorno speciale. Un compleanno di emozioni, una dedica da amare al valico di un tramonto, che al sognatore mille scintille ha regalato per poter interpretare.

No. Non era stata un'illusione, ma parole ripiene di dolcezza interiore.

Non le ho più trovate. Chi le ha presentate le ha, infine, cancellate.
Con un sorriso, però, le ho nascoste, sbirciate e trattenute con sentimento costante.

Quel quarto di Luna rimarrà privo di tristezza, poiché è stato l'unico dono che mi ha fatto amare, senza alcuna incertezza.

Sono parole che hanno marchiato il mio cuore. Gelosamente le custodisco, perché sono il segreto della mia ragione.
Perciò ...

Grazie,
per la lacrima che cogliesti da un'anima che carezzò il tuo riflesso.

Grazie,
per le rime sospirate da poemi di passione.

Grazie,
per le volte che creasti parole, graffiando un fastidioso rumore.

Grazie...

Sshhh! Te lo sussurro con un bacio ...
dal profondo del cuore.

Virginialevy

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora