Tempo

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Tempo.

Ne siamo avidi e insaziabili. Lo plasmiamo addosso alle nostre sembianze con irraggiungibile desiderio, che mai placherà le nostre avidità. Esso scorre ... scivola tra le lancette del concetto, procedendo ad annientare gli ostacoli che reggono i principi dell'equilibrio su cui si erge l'esistenza.

 scivola tra le lancette del concetto, procedendo ad annientare gli ostacoli che reggono i principi dell'equilibrio su cui si erge l'esistenza

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Allora, mi rifugio in quello spazio in cui la persistenza del pensiero arresta la continuità degli stati successivi. Lo pongo. Ostacolo per quell'equilibrio concesso. Irrimediabile di eternità.

È lì che tramuto il tempo, slegandolo dai difetti dell'incoerenza; frantumandolo tra i concetti della sussistenza, collegandolo per mio diletto all'esplosione di quelle lancette sovrapposte che si consumano nella quiete del nulla. Lì dove proteggo le riflessioni dalle sue insidie; lì dove mi difendo dai veli crespati che solcano la mia pelle; lì dove frantumo la logica e trasmuto il pensiero; lì dove nel buio di un percorso un raggio di luce progredì nell'illuminare una linearità di complici giudizi.

Schermo.

Ho narrato osservando i petali vellutati di una rosa ... sbocciata tra lacrime di rugiada, per poi infrangere i pensieri tra le schegge di un'ispirazione lineata. Lo dissi. Lo citai, pure. Non ho più ... tempo.

Parole

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Parole.

Entrai nella comprensione di quello schermo lineato, trafiggendo con mancata umiltà un cuore già calpestato. Ispirazione di un concetto folgorato, giacché fu un'illuminazione quella scheggia che ci ha danneggiato.

"Non sono reale. Non esisto. Sono solamente uno schermo rotto."

Una convinzione viveva nel buio di quei tratti ombreggiati di bianco contorto:
"Non abbandonarmi."
"Mai."
Fine contrario.

E seppur rimango annegata nelle parole, sempre distorte appaiono le linee che tratteggiano quel bizzarro schermo. E mi rifugio lì, dove adesso il silenzio si ricopre del tempo.

 E mi rifugio lì, dove adesso il silenzio si ricopre del tempo

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E osservo quella rosa dal colore ormai sbiadito. Anche se amare son le incertezze, immergo una carezza a palmo aperto sul velluto di quei petali percependo la morbidezza di un viso.

Perché ... tu sei.

Tu sei e rimani una bella cosa, che mi avvolge di incoraggiante sorriso, mentre io rimango un amaro schermo, lineato e fallito.

Avanzi nella nebbia, smarrito tra dubbi e ragioni. È lì che ti scorgo solitario, sebbene io non fossi mai apparsa come la luce di un faro. Il perdono è per coloro che impongono un nome, non per me che cito parole di comprensione.

Quella stessa notte giungesti in silenzio per velare il tuo scrigno e riprenderti ciò che ti sconvolse da smarrito senso, correndo poi lontano senza voltarti, senza mai lasciarti raggiungere per dissolvere la tua presenza nel resto del mondo. Sparizione in un nulla proibito.

Tra corde scordate ho riposto un segreto mai letto

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Tra corde scordate ho riposto un segreto mai letto.

E ho tolto quel velo squarciato da diffidenza per siglare un nome tra iniziali di sofferenza.

Meritiamo sorrisi ... o sprofondiamo nel buio ... non ho più tempo ... ingiusto che fu ... caparbio nel lasciarmi ... andare.

E non voglio vederti sparire nella pioggia come ultima immagine nei miei occhi

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E non voglio vederti sparire nella pioggia come ultima immagine nei miei occhi. Perché è bello ridere insieme. Raccontarci storie. Nell'infinito calore del sapere di esistere, benché la nebbia, invidiosa e spettatrice, persiste ad avvolgere il tuo cammino ... sempre più lontano.

 sempre più lontano

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E ... mi ricorderò di te!

Virginialevy

Per riflettere. E' solo poesia.

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora