Ghiaccio

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Osservo una foglia mulinare nel vento delle riflessioni, realizzando un pensiero che impone la mia volontà a pennellare di parole ciò che tratteggia una strana visione.

Un invito cortese. Un gesto gentile.
Il rintocco del tempo che concede una nebbia sottile.

Inclini il capo in un cenno ingannevole, ma allegro, verso un bianco panchetto di pietra.

Ci accomodiamo e non parliamo.
Sospiriamo e ci abbracciamo.
Il silenzio della vicinanza ci rilassa, mentre davanti a noi tante figurine nere scivolano sulla lastra di ghiaccio, piroettando sulla conformità delle loro sembianze.

Danzano e girano;
sussultano e inciampano;
sgambettano e saltano,
divertenti e impacciate.

Allunghi il tuo palmo verso di me.
Lo sbircio, sorrido, comprendo, lo afferro.

La mia pelle è calda;
il tuo cuore sussulta;
il mio si allarma.
La tua presa è garbata
e io la afferro con timidezza accennata.

"Non so pattinare!"
"Ma io ti invito a danzare!"

E volteggiammo sulle note di una fredda ballata, tinteggiando i versi perduti di un'euforica poetica da tempo abbandonata.

I nostri passi scivolano sulle proiezioni dei nostri trascorsi, fatte di percezioni astratte su opinioni soddisfatte.
Ci limitiamo a dialogare col pensiero, seppur la nostra fantasia non sfonda i nostri contenuti mentali.

Correliamo i nostri timori nello stesso istante in cui scivoliamo nella danza delle meditazioni.

Su di me,
quella foglia spinta dal vento turbina in una danza improvvisata, girando insieme a noi nel vortice di un mondo impazzito.

I tuoi intervalli amplificano il silenzio: un saliscendi fluttuante di martellanti tormenti.
Mi tieni stretta, mentre mi guidi nel percorso di quei graffi cristallizzati.
So che mi lascerai andare, poiché lo stato d'animo è dolorante e sopprimerlo è una farsa sconfortante.

Penso,
che per ottenere serenità bisognerebbe temporeggiare sugli eventi, ma non mostriamo pazienza, perché sommersi dalla sofferenza.

Osservo,
mentre ti ostini a convivere con le cicatrici dell'indifferenza.

Sogno,
di udire il rintocco dell'interesse, partecipando al rogo dell'emotiva freddezza.
Tristezza che vaga su influssi inquieti di delusioni passate.

E credo,
in quel mormorio confortante la cui parola spinge quella foglia che vola qua e là al passo delle nostre emozioni.

Rafforziamo i nostri desideri, perché allora l'indifferenza annega i nostri pensieri?

Ci guardiamo negli occhi e ci soffermiamo nella lettura mentale dei nostri muti discorsi.
Il volteggio è insistente.
Le tue gambe sono solide;
le mie non corrono più. Fanno male.

"Se mi lasci cado!"
"Non lo farò!"
Decisione inversa al contenuto.
Lo fai.

Apri le mani, abbandoni le mie.
Mantengo l'equilibrio e i miei occhi ti cercano.
Ti volti, mi ignori e scivoli via scostante.
La mia stabilità vacilla,
ma è la fiducia che ondeggia arrogante.

La pista è vuota;
la nebbia sbiadisce.
La foglia vola
e la visione svanisce.

Silenzio.
Chiudo gli occhi, tentando di astenermi dal vuoto che opprime le vene della mia sensibilità.

Eppure,
era gradevole quando il silenzio era sonoro.
Le lettere prendevano forma nei versi composti da parolieri incompresi.
Composizioni sospese per semplici desideri.

Hai lasciato la mia mano a raffreddarsi di muta attesa.
Io non dimentico e attendo paziente il tuo sorriso non più indifferente.

Ciò che è bello vaga, facendosi largo tra le prepotenze del mondo, per afferrare ciò che di sorprendente ci illumina in un riflesso istantaneo.

Mi sollevo a fatica.
La foglia mi gira intorno e vola via.
Unica compagna che mi traccia la via.
La seguo.
La gamba fa male, ma io proseguo.
La rincorro.
Scivolo e mi alzo.
Cerco di superare la lastra di ghiaccio.

Quel ghiaccio impresso nell'assenza emotiva dei tuoi occhi.
Rigidità malinconica dei tuoi pensieri.

La foglia sussulta.
Si ferma.
Il vento si placa e lei si poggia per terra.

Ho rivolto un sorriso a un'inquietudine ribelle; ne carezzai l'anima, ergendola come bandiera dei miei trionfi inattesi.

La panchina è vuota;
la danza è finita.
L'aria si muove di nuovo, ma la foglia non si scuote.
Come me, forse, si sente sfinita.

I lampioni oscillano;
la luce è offuscata.
Il mio sguardo si spinge oltre quel sentiero poco illuminato, dove i tuoi passi percorrono un percorso che ti porta sempre più lontano.

Spingo lo sguardo.
Chiudo gli occhi e attendo.
C'è un sospiro che soffia nel vento.

Gira, gira e rigira,
mulinando tra i miei pensieri.
Equilibrio le strofe,
le mormoro sottovoce;
il loro eco vola lontano,
spinte dalla mia mano.

Stai udendo?
Sto narrando!

Le mie parole, chissà,
ti raggiungeranno ...

Abbiamo ricevuto meriti che non volevamo; abbracci che non concediamo; parole e carezze dentro una favola incantata in cui ci interroghiamo: chi eravamo?

L'indifferenza
è la sofferenza
dell'inesistenza.

L'inesistenza
è il rancore
dell'indifferenza.

Doniamo ma non riceviamo;
sorridiamo e non chiediamo,
ma più lo facciamo
più ci accorgiamo che nessuno
merita ciò che diamo.

Allora,
osserviamo, ascoltiamo,
ma non rinneghiamo ciò che siamo:

Anime sorprendenti.

Virginialevy

Dedicato a meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora