Cap 19

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BLAKE.
Nessuno si era mai permesso di parlarmi in quel modo tanto meno una domestica...cazzo se volevo darle una bella lezione per la sua insolenza ma decisi di calmarmi rendendomi conto che forse era meglio tornare da mio padre per capire come avremmo fatto a portare a termine il nostro piano contro i bulgari perché ero in vena di uccidere qualcuno per la rabbia che stavo provando, mi stava fottendo la testa perché non era mai successo che si ribellasse in questo modo a me..."Blake Johnson" il prossimo successore del grande Darren Johnson.
«Figliolo mi stai ascoltando..?» ritornai in me quando sentì uno schiocco di dita davanti al viso.
«Scusami..non ti stavo ascoltando» sinceramente stavo pensando alle sue parole perché mi aveva talmente scioccato che non sembrava vero, ma credo che non avesse ancora capito con chi aveva a che fare; io la potevo possedere in qualsiasi momento senza che lei potesse fiatare dato che donne come lei erano facili da manipolare per via della loro ingenuità,ma ero convinto che prima o poi sarebbe tornata da me supplicandomi di scoparla ancora come solo le puttane sanno fare.
Non sono un uomo che vuole mettere la testa apposto tanto meno con una come lei...è vero le avevo tolto la verginità ma questo non voleva dire che mi ero innamorato di lei, io avevo solo un obbiettivo in testa ed era quello di diventare il più potente mafioso di New York e superare mio padre.
«Ho visto...» disse lui.
«Che ti succede?» aggiunse in modo serio fumandosi il suo sigaro.
«Non è niente...ora devo andare ci vediamo dopo» dissi alzandomi e andando via da lì.
Salgo nella mia macchina sfrecciando verso il nightclub, arrivato vado nel mio ufficio non prima di aver chiesto a una delle mie puttane di portarmi da bere, poi mi misi comodo sulla sedia accendendomi una sigaretta guardando alcune scartoffie per il prossimo carico e aspettando il mio drink che non tardò ad arrivare.
Dopo qualche ora passato nel mio ufficio sentì bussare alla porta dando il permesso a quella persona di entrare e vidi che erano i miei due migliori amici.
«Blake ci sono le nuove ragazze» disse Ethan.
«Quante sono?» chiedo serio.
«20 ragazze» disse Theo.
In pratica eravamo cresciuti insieme in circostanze diverse, Ethan era figlio di Jack uno dei fornitori di mio padre e Theo invece era un orfano..ora vi chiederete com'è possibile che noi tre siamo diventati amici? Beh non lo so nemmeno io ma forse per la determinazione che abbiamo; conobbi per primo Theo, un bambino freddo e distaccato alla quale non tendeva a parlare molto come se nella sua vita avesse vissuto l'inferno e di fatti era proprio così, perché mio padre mi raccontò che uccise a sangue freddo il padre e la madre perché la smettessero di picchiarlo ogni volta che si ubriacavano,ma la cosa strana era che non mi disse mai come lo aveva trovato anzi mi disse solo che sarebbe stato la mia ombra, invece per Ethan suo padre lo fece conoscere al mio e lui pensò bene di metterlo accanto a me come guardia già da piccoli, e all'inizio devo dire la verità nessuno di noi sopportava l'un l'altro ma man mano le cose andavano avanti riuscimmo a stabilire un legame forte.
«Molte bene» dissi alzandomi e andando con loro.
Arrivato lì entriamo nella stanza e guardo le ragazze pronte e allineate, ognuno di loro era diverso c'erano quelle carine, alcune non adatte che venivano scartate subito, alte, basse, in pratica di ogni tipo, poi i miei occhi andarono a guardare una ragazza rannicchiata da parte con la testa bassa, e sta cosa mi fece incazzare perché avevo esplicitamente chiesto a loro di allineare tutte le ragazze.
«Come mai lei non è in fila con le altre?» chiedo irritato.
«Oh lei? perché è vergine e non ci serve per oggi» disse Ethan.
«I dati»
«Amelia Davis 17 anni metà italiana e metà Americana, madre morta e padre Peter Davis indebitato fino al collo, per saldare almeno la metà dei suoi debiti al "casinò dei Johnson"ci ha consegnato lei» disse lui.
«Bene...ora andate pure con le altre e distribuitele nei nostri club» dissi autoritario.
«E con lei che ne facciamo?» chiede Theo
«Ci penso io..voi andate» dissi serio.
Li guardai andare via insieme a tutte le ragazze lasciandomi da solo con la ragazzina, mi avvicinai a lei abbassandomi alla sua altezza e guardando la sua pelle liscia trovandola al quanto interessante.
«Ora siamo rimasti soli quindi alza la testa e fatti guardare» dissi calmo e sinceramente non era da me.
«Mi farai del male?» sentì la sua voce e la trovai davvero seducente e dolce.
«Se mi ubbidirai non c'è ne sarà motivo» dissi solo aspettando una sua risposta ma che non arrivò così perdendo la pazienza decisi di fare a modo mio, ma prima che lo facessi alzò la testa e rimasi al quanto senza parole quando lo fece; era di una bellezza incredibile, aveva gli occhi grandi marroni, i capelli lunghi castano, il viso liscio, labbra carnose perfette, era la prima volta che mi sentivo incantato da una ragazza, non riuscivo a smettere di guardarla ma poi ritornai in me ricomponendomi e togliendomi la giacca.
«Ecco tieni...ora seguimi» dissi lanciandogli addosso la giacca.
Lei lo prese in mano coprendosi subito e alzandosi dal pavimento.
«Dove mi vuole portare?» chiede impaurita.
«Non credo che tu sia nella posizione giusta per farmi domande..ora cammina» dissi prendendola sotto il braccio e trascinandola fuori dalla stanza.
«Michael..?»
«Si capo?»
«Portala nel mio ufficio e fai in modo che non esca da lì fino al mio ritorno» dissi andando via e recandomi alla base dove mi aspettava mio padre.
✨✨✨✨✨✨✨✨✨
Dopo ore e ore a parlare del nostro piano per come abbattere la mafia bulgara decisi di ritornare al club, entrai nel mio ufficio trovando la ragazzina che ormai dormiva sul mio divano così diedi campo libero a Michael di andare via, mi avvicinai a lei guardandola dormire beatamente. Era la ragazzina più bella che avessi mai visto così la presi in braccio uscendo dal retro dato che ormai nel locale era pieno di gente, e così arrivato fuori l'appoggiai all'interno della mia macchina salendo pure io e partendo.
Arrivato a destinazione scendo dalla macchina recandomi dalla sua parte e aprendo la portiera.
«Hei..svegliati» dissi colpendola sulla spalla svegliandola.
«Mmmm...dove siamo?» chiede stropicciandosi gli occhi.
«Scendi e poche chiacchiere» dissi aspettando che scendesse, e quando lo fece entriamo in casa.
«Ben tornato a casa signor Johnson» disse Jackie la mia domestica che prima guardò me per poi portare la sua attenzione sulla ragazza.
«Signore lei è?»
«Si chiama Amelia e da oggi vivrà qua con me» dissi senza tanti giri di parole.
«Portala nella camera accanto alla mia poi prepara la cena per due» dissi salendo su per le scale e entrando in camera mia. Mi spogliai entrando in doccia facendo scorrere l'acqua fredda sul mio corpo non capendo come mai avessi deciso di tenerla con me.

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