Capitolo 2 "Cuore"

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"Che cosa diavolo sta dicendo?! Lei è pazzo! Completamente fuori! Io vado a chiamare qualcuno!"
Con grande fatica che mi porta anche diverso dolore, faccio per alzarmi da quel letto, ma subito interviene l'infermiera, che fino a quel momento si era sempre stata zitta.
"Calmati, tesoro, sappiamo che sei molto confuso per il momento, ma presto tutti i tuoi dubbi saranno chiariti." Dice mielosa, avvicinandosi con una grossa siringa in mano.
"No! No, stia ferma, non glielo permetto! Non mi tocchi!" Dico divincolandomi dalle sue mani, ma nelle mie condizioni non è affatto facile.
"Da bravo, sentirai solo un piccolo dolorino."
"Non avete la mia autorizzazione, non potete farlo! Voi siete pazzi, pazzi, pazzi! Siete tutti..." Mentre cerco di opporre resistenza, l'ago ha già trapassato la mia pelle.
"...pazzi...tutti...siete...pazzi"
Buio, ancora per una volta.

Quando mi risveglio, intorno a me tutto è nella semioscurità. Sono seduto su una sedia, ed ho mani e piedi legati con delle catene. Fa molto freddo, e nella stanza non ci sono finestre. Una fitta lancinante mi segnala che la mia ferita è ancora scoperta e sanguinante. Come è possibile tutto ciò? A quest'ora dovrei essere già...morto.
Mi sento stordito al massimo, non capisco ciò che sta accadendo attorno a me. Tutto quello che mi è successo nelle ultime 48 ore è talmente assurdo da sembrare un incubo. Un incubo di quelli che ti fanno svegliare nel pieno della notte, per poi continuare non appena ti riaddormenti.
"Fatto un bel riposino, ex uomo?"
Dice una voce dinnanzi a me. Non riesco a vedere a chi appartenga, poiché tutto è avvolto nella penombra, ma riesco a scorgere la sagoma di un giovane uomo.
"Chi sei? Perché sono legato qui? Cosa mi sta succedendo?"
"Chi sono lo sai sicuramente..." Il ragazzo fa un passo verso la luce.
"...Un volto come il mio non lo dimenticherai di certo." Un altro passo in avanti.
"Dopo tutto, è l'unica cosa che si ricorda..." La sagoma è ormai in prossimità della luce.
"Il volto dell'uomo che ti ha mandato qui." La luce illumina un viso dai bei lineamenti, capelli talmente biondi da sembrare bianchi, tirati verso dietro con il gel, e due grandi, enormi occhi verdi circondati da occhiaie, che recano incredibilmente fascino al resto del viso.
"Tu..." Mormoro con odio. Con uno scatto, balzo verso di lui per aggredirlo, ma le catene me lo impediscono. Il ragazzo rimane fermo davanti a me, impassibile.
Quello è il criminale che ha tentato di aggredire Christina, e che poi mi ha sparato quel colpo. Potrei ucciderlo con le mie mani, è qui davanti a me, ed essere bloccato mi dà un'enorme rabbia.
"Bastardo! Perché? Perché hai scelto questa strada? Dovevi rovinare proprio la mia di vita, criminale di merda?!"
"Quanto sono sexy gli ex uomini quando sono incazzati." Risponde lui in tono perverso, guardandosi le unghie. Poi riprende:
"Sai dirmi chi sei? Quanti anni hai? Che cosa fai, oppure dovrei dire facevi, nella vita?"
Abbasso lo sguardo, senza avere intenzione di rispondere a una sola domanda che quell'essere disgustoso mi porrà.
"Bene, come immaginavo, non ricordi nulla, come tutti gli altri. Perciò potrò procedere a..."
"Sono Dean Wert, 28 anni. Sono un avvocato di prima classe, come mio padre prima di me e suo padre prima di lui. Odio i criminali con tutto me stesso, i criminali come te. E non la passerai liscia."
Il ragazzo ha un'espressione molto perplessa, sorpresa.
"Raro... rarissimo... meravigliosamente raro! Così eccitante!"
"Di che cosa stai parlando?"
"Vedi, Dean caro, il 99, 9% degli ex uomini non ricorda assolutamente niente della sua vita precedente, nemmeno il nome! L'unica cosa che ricorda è il volto dell'uomo che lo ha fatto diventare Non-morto. Ma tu, tu non solo ricordi il mio volto, ma ricordi benissimo anche tutto il resto, e ciò è una cosa talmente rara da rendermi non poco eccitato."
"Sono il Signor Wert per te, razza di omicida pervertito da quattro soldi, e non ho la minima idea di cosa tu stia parlando."
"Mi sa che ti devo delle spiegazioni, Deanuccio."
Il ragazzo si avvicina, abbassandosi affinché possa essere faccia a faccia con lui, e afferrando con le mani la spalliera della sedia. Il suo volto è così vicino che posso distinguere benissimo tutte le sfumature di verde presenti nei suoi occhi.
"Perciò vedi di aprire bene le orecchie e di ascoltare ogni mia parola, perché non ripeterò una seconda volta:
Vedi, Dean... Tu sei un Non-morto. Il mio Non-morto."
Subito lo interrompo: "Ancora con questa storia? Mi avete proprio rotto..."
"SILENZIO!" Esclama bruscamente il ragazzo. Poi il suo tono si addolcisce.
"Silenzio. Vedi quel delizioso ricamino che hai lì?" Dice indicando con un cenno la mia ferita che ancora sanguina:"Bene. Quella è la tua carta di identità, la tua debolezza. D'ora in poi, dovrai presentarti alle persone dicendo il tuo nome, e la parte del corpo colpita. Tutti noi ci presentiamo così; come penso tu abbia immaginato, il colpo che ti ho inflitto non era di un proiettile normale, che tantomeno proveniva da una pistola normale. Quei proiettili ti trasformano immediatamente in Non-morto. Ovvero, tu in quel momento muori, il tuo essere uomo, umano, muore. Questi proiettili però hanno una sola, minusola pecca: le ferite che lasciano..."
Il ragazzo si strappa il lato sinistro della maglia che porta:"...Non smetteranno mai di sanguinare." Il ragazzo lascia vedere una benda, inzuppata di sangue, posizionata proprio sul cuore.
"Il mio nome è Helya Flame, Cuore."
Quella visione mi turba, e distolgo lo sguardo per evitare di inpressionarmi maggiormente.
"Che cosa significa tutto questo? Cosa... che cosa mi hai fatto?" Le lacrime si stanno cominciando a formare sui miei occhi:"Perché mi hai fatto questo?"
"Mi servi, Dean Wert. Certo, il mio obiettivo era Christina Way, ma non appena ho visto te, ho subito cambiato idea. Hai avuto proprio un bel fegato, sai? Infatti ho deciso di colpire quello."
Helya ridacchia, cinico.
"Non ti servirò proprio a niente. Non muoverò un muscolo per aiutarti, qualsiasi cosa tu voglia fare, fottuto criminale."
"Punto numero UNO:" Dice afferrandomi violentemente per il colletto della camicia:"Io odio, ma che dico, detesto, il turpiloquio. Perciò sei pregato di parlare il più pultito possibile in mia presenza." Helya molla la presa sulla mia camicia.
"E, punto numero due: io non sono un criminale. E lo capirai molto presto. Ma tranquillo, hai tutto il tempo per decidere; starai qui incatenato fino a quando non deciderai di collaborare, Fegato."
Helya si allontana, addentrandosi nuovamente nell'oscurità.
"Ci vediamo, Deanuccio. Mi raccomando, non metterci troppo perché non mi va di aspettare per un secolo, potrei anche annoiarmi. Bye bye!"
Sento dei passi rimbombare fino a quando non sento il rumore di una porta sbattere.
Adesso sono solo, abbandonato a me stesso e confuso, tremendamente confuso.

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