Capitolo 6 "Addestramento"

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Helya sembra aver smesso di parlare, ma non può farlo, non proprio adesso. Devo sapere di più, questo odioso silenzio non può pervadere l'aria, non ora. Ma mentre sto per parlare, il suo volto sembra essere attraversato da qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso, che non avevo mai visto: sconforto. Frustrazione, persino paura.
"Quando ti vidi davanti a me, a difendere quella donna che ai tuoi occhi poteva sembrare solo una persona indifesa, mi trovai davanti al più grande dilemma che la vita mi abbia mai posto: sparare a lei, o a te."
"Spiegati meglio!" Insisto perché continui.
"Ci sono persone, persone come Christina Way, che fanno parte di una complessa organizzazione segreta che si occupa dell'eliminazione dei Non-morti. I membri fanno tutti parte della polizia o dell'FBI, e agiscono in completa incognita e all'oscuro di tutti."
"I Non-morti possono essere uccisi?" Mi lascio scappare, ma diversamente da come mi aspettavo, Helya risponde con un impercettibile segno del capo.
"L'obiettivo dei Non-morti, devi sapere, è generare altri Non-morti. E' così che ci riproduciamo. Ognuno di noi, raggiunta l'età adulta, cioè dieci anni dopo essersi trasformati, è tenuto a scegliere con cura un solo essere umano, al quale sparare la pallottola. Ebbene, sono trent'anni che tento di scegliere, ma, essendo molto selettivo, non ho mai trovato la persona giusta. Tuttavia, decisi di approfittare della mia eterna indecisione, per sferrare un attacco strategico all'organizzazione Anti Non-morto, trasformando così il perno dell'intera organizzazione, Christina Way, in un Non-morto stesso. Sarebbe stato un colpo fatale, lo scacco matto. Ero deciso ormai nel mio intento, seppur molto rischioso. Ma poi ho visto te, Dean, e qualcosa dentro di me si è smosso. Come un lampo, un'illuminazione, ho visto in te colui che finalmente stavo cercando da così tanto tempo. E fidati, per avermi portato a dissuadermi dal mio intento iniziale, è stato qualcosa di davvero forte. Sparai con la piena consapevolezza di ciò che avrebbe comportato quel gesto, ora che Christina Way conosceva il mio volto. Non m'importava: avevo trovato il mio successore, finalmente."
Nelle sue parole vi è un orgoglio e una fierezza amara, come il racconto di un eroe valorosamente caduto in battaglia. Le sue parole mi lasciano sconcertato, sono come un pugno dritto nelle viscere, un continuo susseguirsi di "perché" senza una risposta, nella mia testa. E allora, con orrore, mi ricordo delle parole di quella ragazza bionda sedutasi timidamente al mio fianco, in quello che ingenuamente credevo un letto d'ospedale:"Lo prenderemo. L'uomo che ti ha fatto questo." Lei sa. Sa tutto.
Balzo in piedi così bruscamente da far crollare la sedia sulla quale ero seduto per terra, dietro di me. Sono profondamente scosso, fin dentro l'anima.
"Non glielo permetterò!" Esclamo ansimando.
"E' troppo tardi, Dean, verranno a prendermi. L'era di Cuore è finita. Per questo devi continuare il mio cammino..."
"NO!" Lo interrompo. "Fosse l'ultima cosa che faccio, non lascerò che ti tocchino con un solo dito! Li ucciderò tutti, tutti quanti!"
"Così facendo, diventeresti parte di ciò che hai sempre odiato; un assassino. Non temi ciò? Sei sicuro di essere disposto a farlo?"
"Farò di tutto per proteggere il mio Mentore, di tutto!"
Helya sembra sorpreso, molto. Quasi impressionato, ha l'espressione di chi non si aspettava tutto questo.
"Bene." La sua voce si incrina, si spezza, come per chi piange. "Vieni qua, ragazzino da quattro soldi." Mi offre la sua mano, che afferro saldamente. E pensare che ho quasi trent'anni... Mi dà una pacca sulla spalla.
"Non c'è tempo da perdere. Voglio imparare tutto, ogni cosa che sai, qualsiasi cosa!" Nei miei occhi sento quella scintilla combattiva che forse non ho mai avuto, accendersi. Quella voglia di reagire, di lottare, di ribellarmi. Nella mia vita mi sono sempre ostinato a fare ciò che mi era imposto, a seguire i miei doveri, e mai ciò che mi attirava veramente. Adesso vorrei solamente dirgli "grazie" per avermi strappato da quello schifo, avermi fatto aprire gli occhi. Avermi fatto diventare un uomo nuovo, seppur non più umano.

"Mettiti in riga, mammoletta. Cominciamo...subito!" Helya mi dà un pugno talmente forte da farmi cadere a terra: "Regola numero uno: non abbassare mai la guardia, intesi?!" Mi afferra per il collo della camicia, e mi rimetto subito in piedi.
"Anzi, perdonami, quella è la regola numero due. La prima è di non usare mai il linguaggio scurrile, ovviamente..."
"Beh, credo che proprio questo non sarà facile..."
"Taci! Regola numero tre:" Con una rapida mossa che cerco di schivare invano, mi manda di nuovo k-o:"Non interrompermi mai. Mai. Sono io quello che interpella e che se è il caso ti interrompe, chiaro? E tu dovrai parlare solamente quando lo dirò io." Che dittatore del cazzo.
Nel rimettermi in piedi, una piccola fitta che ogni tanto torna, si fa sentire, e tampono con la mano il punto dolente.
"Regola numero quattro!" Esclama dando un calcio rotante al mio braccio, e facendomi un male tremendo: "Non toccarti mai la ferita: è segno di debolezza."
"Ma le stai inventando tutte ora 'ste regole?!" Protesto, massaggiandomi il braccio.
"Non intervenire fino a quando non sei interpellato, rispetta la regola numero tre!" Con un'altra mossa mi manda per terra, l'ennesima volta.
"Non perdere tempo nel rialzarti!" Urla. Non mi dà nemmeno il tempo di ricompormi, che mi riempe di nuovo di calci e pugni.
"Basta!" Esclamo, afferrandogli un braccio, bloccando il colpo. Poi gli sferro un pugno dritto in faccia, talmente violento da fargli sanguinare il labbro inferiore.
"Alla buon'ora!" Esclama. "Dai, avanti, è tutto qui quello che sai fare?"
Con tutta la forza che mi ritrovo, lo spingo riempendolo di pugni. Sono lenti, potrebbe benissimo schivarli e pararli, ma si fa colpire. "Andiamo! Così ti voglio!"
Ad un tratto, perdo il controllo: non so nemmeno come faccio, ma con un movimento rapido, Helya finisce di schiena sul pavimento, e io sopra che continuo a riempirlo di pugni; mi rendo conto di star esagerando solo molto dopo, quando lui mi spinge via.
"Che cavolo ti è preso?!" Mi rimprovera.
Mortificato, gli offro una mano per alzarsi: "Scusami..."
"Continui a non apprendere le lezioni!" Esclama rimettendosi in piedi con una di quelle mosse che si vedono nelle arti marziali: "Non devi abbassare la guardia!" Mi sferra un calcio dritto nelle costole.
"E non chiedere scusa all'avversario. Non importa chi hai davanti: in questo momento io sono il tuo avversario, devi agire senza avere scrupoli."
Helya fa per sferrare un altro calcio, ma gli blocco con riflesso pronto la gamba: con entrambe le mani la afferro e la giro, in modo tale da fargli perdere l'equilibrio. Ma lui si rialza subito, e i colpi che mi sferra dopo ciò sono fatali: finisco per crollare esausto al pavimento.
"Niente male, hai reagito molto bene per essere la prima lezione. Per il momento manterrò questo livello, ma sappi che è il più basso: livello 0."
"LIVELLO 0? Quello era un livello 0?! Stai scherzando?!" Ho ancora il fiatone.
"Sei ancora all'abc, pivello. Anzi, mi hai fatto anche sanguinare un labbro. Nessuno del livello 0 c'è mai riuscito."
"Complimenti a me..." Dico ironicamente.
"Dean..."
"Mh?"
"Occhio!"
Velocissimo, Helya sferra un calcio a sorpresa, che riesco a parare.
"Bene: hai imparato la regola numero 2. Sono soddisfatto, adesso possiamo davvero terminare."

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