Capitolo 3 "Soccorso"

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Ho perso completamente la cognizione del tempo. Non ho idea di quanto tempo sia passato, dall'ultima volta che ho visto la luce. Non ricordo l'ultima volta in cui ho mangiato qualcosa, o in cui ho dormito; mi sento come sospeso, bloccato nel tempo, i minuti che si confondono con le ore, le ore con i giorni; non so quando è mattina, né quando è sera, i miei occhi sono ormai abituati all'oscurità, e il mio corpo al freddo. La ferita ha smesso di fare male, ma non smette di sanguinare: comincio a pensare che quel ragazzo dall'aria così folle abbia detto la verità. Sono davvero un Non-morto?
Ho così tante domande e così tanti dubbi nella mia testa che sento di stare per impazzire; e se collaborassi con quell'essere? Dopo tutto è un mio simile. Non posso restare qui in eterno, ed è palese che io non sia più un normale essere umano. Non bevo, né tocco cibo, né chiudo occhio da giorni e giorni, eppure mi sento sempre lo stesso; un normale essere umano non lo sopporterebbe. Comincio a pensare al mio lavoro, ai miei clienti, i lontani familiari...Che cosa penseranno? È possibile che adesso pensino che sia morto? A dire la verità non so nemmeno io se sono morto, come potrebbe saperlo qualcun altro?
Ad un tratto, sento il cigolio metallico di una porta che si spalanca, e il mio cuore ha un sobbalzo. Forse è sollievo, forse ansia, ma so a chi appartengono quei passi. Chissà quanto tempo è passato dall'ultima volta...
"Deanuccio. Ma guardati, hai un aspetto terribile." Helya storce il naso. "Sono passate tre settimane, ancora non ti decidi?"
Cosa? Tre settimane... Tre settimane qua dentro? Com'è lontanamente possibile tutto questo?
"Che cosa sei venuto a fare?" Dico con voce roca. Sono tre settimane che non dico una parola, la mia voce ha un suono terribile.
"Devo iniettarti delle cellule che permettano al tuo corpo di non decomporsi. È una seccatura."
"Non toccarmi." Rispondo brusco.
"Non mi va proprio di avere un Non-morto zombie! Devi sempre avere un aspetto impeccabile."
Helya scosta i capelli dal mio collo; ha le mani fredde. È la prima volta che mi sfiora, e sono talmente concentrato sul tocco della sua mano che non sento nemmeno il leggero pizzicore della puntura.
"Non farmi tornare un'altra volta qui per farti un'iniezione. Spero che nelle prossime tre settimane ti sarai già deciso."
Helya si volta e fa di nuovo per andarsere.
"Helya."
Lui, colto alla sprovvista, si arresta improvvisamente e mi rivolge uno sguardo interrogativo.
"Non lasciarmi di nuovo solo. Ti prego."
Helya lascia che sul suo viso si formi un sorriso soddisfatto.
"Ce ne hai messo di tempo."
"Non ce la faccio più... Liberami, levami queste catene!"
Lui ridacchia, e in un batter d'occhio mi ha già liberato da quelle infernali catene. Mi mancano talmente tanto le forze che non riesco nemmeno a tenermi in equilibrio sulla sedia senza essere legato, e cado sul pavimento umido e freddo.
"Alzati, dai Fegato." Mi dice facendo per avanzare, ma non riesco a muovermi ed è costretto a fermarsi di nuovo.
"Dean?" Helya si inginocchia davanti a me: ho il viso basso, forse perché non voglio far vedere che sto piangendo.
"Diamine, sei proprio ridotto male." Mi dà una pacca sulla spalla e poi mi porge il suo braccio. Vorrei rifiutare il suo aiuto, ma proprio non ce la faccio ad alzarmi, perciò sono costretto ad aggrapparmi a lui.
"Così, bravo."
"Helya...perché?" Quell'unica domanda riassume tutto ciò che in questo momento vorrei chiedergli. Lui non risponde, e si limita ad aiutarmi pian piano a camminare.

"Ti servono urgentemente delle bende."
Siamo in una specie di stanza che ricorda tanto le cabine di pronto soccorso che di solito si trovano nei lidi e nelle spiagge private: da piccolino mi capitava molto spesso di beccare punture di medusa o di graffiarmi negli scogli, e ogni volta in quelle cabine avevano un cerotto o un po' di ammoniaca per me.
Vi è anche uno di quei lettini scomodi, in cui mi fa sedere Helya. Svelto, comincia a rovistare in una cassetta da pronto soccorso con una grande croce sopra, fino a quando non tira fuori delle garze e delle bende.
"Forza, leva la maglietta."
"Cosa? No..."
"Avanti, non è il momento di fare il timido. L'infezione è già in corso, bisogna fare attenzione, possono portare diversi problemi che molto spesso sono una vera scocciatura. Se non pulisco e disinfetto la ferita sarà peggio per te."
Esitando, alzo la maglietta fin sopra l'ombelico, scoprendo la ferita pulsante e dall'aspetto violaceo.
"Come immaginavo."
Helya afferra un batuffolo di cotone che inzuppa di qualche strano disinfettante, e lo passa scrupolosamente su tutta la ferita.
"Fa' piano! Brucia!" Protesto.
"Scusami." Dice alleggerendo di un bel po' la mano, che adesso si muove lenta e delicata. Tuttavia faccio lo stesso qualche smorfia di dolore, ogni tanto.
Infine, avvolge un lungo strato di garza attorno a tutto il mio busto, strappando con i denti l'estremità dal rotolo.
"Ecco fatto."
Vi è un lungo minuto di silenzio, in cui ci fissiamo reciprocamente.
"Grazie, Helya." Dico dopo un po'.
"Adesso dovresti, ecco... Stare meglio."
"Sì... Va meglio, già."
Eppure nessuno dei due smette di fissare l'altro. Fino a quando Helya sbatte gli occhi, guardandosi intorno:"Puoi riabbassare la maglia, adesso."
"Oh sì, giusto..." Imbarazzato, mi ricompongo.
Che cosa mi è preso? Sembravo un bambino di dieci anni, ho persino fatto il timido mentre cercava solo di aiutarmi. Chi è davvero questa persona? È lo stesso criminale che mi ha sparato? Perché si comporta così?
Helya si passa una mano tra i capelli, e dopo un sospiro, riprende a parlare.
"È meglio che ti accompagni alla Cerimonia. Fortuna che riuscirai in tempo a beccarla. Inizia proprio tra un'ora."
"La Cerimonia?"
"Sì, la Cerimonia di Iniziazione: partecipano tutti i novellini della comunità dei Non-morti, ogni mese ce n'è una."
"Non credo di sentirmi pronto..."
"Non puoi evitarla, e stare un altro mese senza far nulla. Non abbiamo tempo da perdere."
Mi afferra per un braccio, e dopo un po' arriviamo davanti a un grande ascensore d'acciaio, con migliaia e migliaia di pulsanti. Ero troppo stordito per accorgermene, ma anche poco fa lo abbiamo preso, per arrivare alla saletta di pronto soccorso. Evidentemente adesso mi trovo nel luogo in cui tutti i Non-morti vivono, che sembra proprio essere un edificio chissà quanto grande.
"Tieniti forte." Mi consiglia, ammaccando uno dei tantissimi pulsantini presenti in quell'ascensore davvero enorme. Credo sia progettato affinché vi ci possano entrare almeno una trentina di persone;
L'ascensore sfreccia velocissimo, e questo moto improvviso mi fa subito perdere l'equilibrio, tanto che sono costretto ad appoggiarmi a una delle pareti per non cadere, mentre Helya è completamente tranquillo e fermo in equilibrio, non ho idea di come faccia.
Nel giro di cinque secondi siamo già arrivati: le grandi porte dell'ascensore di spalancano, e faccio subito per uscire, ma Helya mi ferma, poggiando una mano sulla mia spalla: "Non verrò lì con te. Perciò devi sapere alcune cose: gli altri Iniziati hanno avuto tre settimane di tempo in più di te per esercitarsi ed informarsi, mentre tu te ne stavi bello incatenato in quella stanzetta buia a non far nulla. È normale che siano più preparati e meno insicuri di te. Tu dovrai solo fare una cosa: dì nome, cognome, età, e ciò che eri prima. Fidati, basterà."
Molla la presa del mio braccio, e mi fa cenno di andare. Prima che le porte dell'ascensore si richiudano, solleva i due pollici verso su come segno di incoraggiamento.
Che cosa mi aspetterà, adesso?

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