Capitolo 20 "Assassino"

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Mi sfilo la maglietta, e la uso alla meglio come panno per pulirgli gli innumerevoli tagli: il suo corpo sussulta a ogni mio tocco. Le ferite sono davvero profonde, e ovunque. In un normale essere umano, una sola di queste sarebbe stata più che sufficiente ad uccidere l'individuo.
Deve esserci un modo per uscire da qui. Di certo, se riveliamo dove si trova Christina non ci lasceranno andare, ci giustizieranno poco dopo. Ci uccideranno. È questo quello che vogliono: che parliamo, ma solo perché siamo talmente esausti da voler morire. Helya c'è molto vicino, troppo. Non può succedere, non deve succedere una cosa del genere.
Non vi è nulla per pulire le sue ferite, il sangue continua a scorrere come un fiume, da ogni taglio. È ormai ricoperto dal sangue quasi per tutto il corpo.
"Non moriremo, Helya, né io né te. In un modo o nell'altro."
Lo guardo dritto nei suoi occhi persi.
Siamo sopravvissuti già una volta alla morte. Lo faremo di nuovo.
"Come fai a sopportare, Dean?

Non è da te!" Riprende la voce.

"È l'unica cosa che posso fare."

"Allora lo stai seguendo il mio cosiglio!"

"Quale?"

"Cambiare. Diventiamo una cosa sola, io e te. Ti va?"

"Sei solo la mia immaginazione."

"No, Dean. Sono te stesso. Sono l'altro te stesso. Ogni individuo possiede diversi se stessi, almeno due. Nel tuo caso, ce n'era solo uno. L'altro te stesso, cioè me, non è mai stato formato. Ci ha sempre provato, ma ogni volta veniva come bloccato.

Ora finalmente sono nato. Di solito l'altro se stesso diventa subito parte dell'individuo, ma con te proprio non ci riesco. Tu riesci solo a percepirmi come una presenza estranea.

Senti una voce, non è vero?

Non è la tua immaginazione.
Sei tu stesso.
Il tuo te stesso sta cercando di parlare con te.

Non posso fare altro che chiederti, a questo punto, di accettare l'altro te stesso."

"Accettarti? Cosa comporterebbe?"

"Dimmi: diventeresti ciò che hai sempre odiato?

Un assassino?"

"Un assassino?!"

"Il tuo trauma ha alimentato in te una grande attitudine, Dean. Hai la stoffa per uccidere, sembri essere nato per quello. E dentro di te c'è il desiderio irrefrenabile di farlo, che si manifesta attraverso me!"

"Non puoi dire sul serio..."

"È proprio questo che Helya ha visto in te: un assassino. Una macchina da combattimento micidiale. Ha visto bene, proprio bene. Non poteva certo lasciarti scappare."

"Stai dicendo la verità...?"

"Accettati per quello che sei, Dean, per quello verso cui sei portato."

"Io non voglio uccidere delle persone!" Mi tappo le orecchie, come se facendo così mi illudessi di non sentirlo più.

"Sbagli proprio qua: tu non vuoi uccidere degli innocenti. Innocenti come tua madre. Però vorresti uccidere chi se lo merita. Uccideresti l'assassino di tua madre?"

"Sì. Lo farei."

"Uccideresti chi ha ridotto Helya così?"

"Sì."

"Allora diventiamo una cosa sola. Dimmi solo che lo vuoi. Dimmi che vuoi che faccia parte del tuo essere."

Diventare tutto ciò che odio...No, forse sbaglio, non è diventare, è accettare di esserlo. Prenderne consapevolezza. Sono un assassino? Sono un assassino. Ho ucciso delle persone senza farmi troppi problemi.
"Ma quelle persone erano nemici!"
Non importa. Non importa, le hai uccise. Le hai uccise tutte.
Le ho uccise.
Sento come la mia anima dividersi a metà, come se la mia mente fosse divisa in due.
Deve diventare una sola cosa.

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